Miguel d’Escoto torna a dire messa. Il sacerdote che negli anni Ottanta fece parte del governo sandinista del Nicaragua ha ottenuto da Papa Francesco la remissione della sospensione a divinis inflittagli da Giovanni Paolo II per il suo impegno attivo in politica. Una decisione, quella di Wojtyla, obbligata perché nella Chiesa cattolica nessun sacerdote e vescovo può avere un ruolo politico continuando a esercitare il proprio ministero, ovvero celebrando la messa e amministrando i sacramenti. Nulla a che vedere, ovviamente, con il “Non expedit” proclamato da Pio IX nel 1868 che vietava la partecipazione dei cattolici italiani alle elezioni politiche. Provvedimento poi abrogato da Benedetto XV nel 1919 con la successiva nascita del Partito Popolare Italiano fondato da don Luigi Sturzo col suo celebre “appello ai liberi e forti”.
La storia di d’Escoto, oggi 81enne, è, però, diversa e la decisione di Bergoglio arriva al termine dell’impegno politico del sacerdote e dopo aver ricevuto una sua lettera nella quale chiede di “ritornare a celebrare la Santa Eucaristia prima di morire”. E così Papa Francesco ha dato subito il suo assenso. D’Escoto, appartenente alla congregazione di Maryknoll, era incorso nella pena canonica negli anni Ottanta per il suo coinvolgimento nel governo sandinista del Nicaragua. Nell’ottobre 1977 il sacerdote espresse pubblicamente il suo appoggio per il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale insieme a “Los Doce”. Dopo la vittoria dei sandinisti nel 1979, d’Escoto fu nominato ministro e fece parte del governo guidato da Daniel Ortega dal 1979 al 1990. Giovanni Paolo II ammonì duramente sia lui sia gli altri preti nel governo per essere stati coinvolti in politica, e d’Escoto fu sospeso a divinis. Successivamente l’amministrazione di Ronald Reagan lo segnalò come un moderato da opporre al regime in Nicaragua. Dopo la sconfitta dei sandinisti alle elezioni del 1990, d’Escoto guidò il Movimento Comunale, ma si dimise nel dicembre 1991. Il 4 giugno 2008 fu eletto presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la sua 63esima sessione annuale.
Il sacerdote aveva accettato dall’inizio la pena canonica inflittagli dalla Santa Sede, pur rimanendo membro della propria società missionaria, senza svolgere alcuna attività pastorale. Già da qualche anno ormai aveva abbandonato il suo impegno attivo in politica. Papa Francesco è rimasto molto toccato dalla sua richiesta di tornare a celebrare la Messa sentendosi ormai prossimo alla fine della vita e, rispondendo affermativamente alla sua lettera, ha lasciato al superiore generale della congregazione religiosa a cui appartiene d’Escoto il compito di seguire il confratello nel processo di reintegrazione al ministero sacerdotale.