Dopo la marcia indietro del governo sul pensionamento di 4 mila docenti e sul tetto d'età per universitari e primari, nel Partito Democratico c'è chi dà la colpa ai tecnici ("Si è formata una profonda ferita con il ministero", tuona il presidente della Commissione Bilancio della Camera) e chi fa polemica ("Una frenata particolarmente mortificante", la giudica Pippo Civati), ma il premier promette di tornare sulla questione a fine mese
Matteo Renzi pensa a un intervento più ampio sulla scuola a fine agosto, ma la grana della quota 96 e dei 4 mila insegnanti che non potranno andare in pensione per mancanza di coperture economiche fa scoppiare l’ennesima polemica tra le file del Partito democratico. E, soprattutto, scatena una nuova querelle tra gli esponenti del Pd e i tecnici della ragioneria e del Ministero delle Finanze, che hanno costretto il governo al passo indietro sul pensionamento dei 4 mila insegnanti e sul tetto dei 68 anni per l’abbandono dell’insegnamento di professori e primari. Intanto le altre forze politiche hanno gioco facile nell’attaccare la decisione del governo.
Il premier ingoia il boccone amaro, incassa e rilancia: è stato giusto togliere la norma sulla ‘quota 96’ dal decreto Pa perché non c’entrava nulla con la ratio della riforma. Questa la posizione di Renzi che, a quanto si apprende, avrebbe intenzione di presentare un intervento sulla scuola per fine agosto, che coprirebbe una platea più ampia rispetto ai quattromila che rientravano nella ‘quota 96’. Un modo per far buon viso a cattivo gioco e non tornare a scontrarsi con i tecnici del Mef. E’ stata “soffertissima”, spiegano fonti di maggioranza, la decisione del governo, presa nel week end, di non andare al muro contro muro con la Ragioneria e di correggere il dl. Proprio sulla ‘quota 96’, prendendo le difese del ministro Marianna Madia, la scorsa settimana, Renzi aveva liquidato il commissario Carlo Cottarelli, sostenendo che, con lui o senza, il governo farà lo stesso la spending review.
Ma dalle file democratiche qualche strale all’indirizzo dei tecnici parte ugualmente. La cancellazione dell’articolo che risolveva la questione deriva da “una scelta del Mef, manifestata già alla Camera, profondamente sbagliata“, secondo il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia, che ha dato parere favorevole alla misura che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola. Secondo Boccia “vince chi pensa che rigore, austerità e sacrifici debbano essere fatti dai più deboli”. E aggiunge: “Per quanto mi riguarda sul piano Parlamentare” si è formata “una ferita molta seria con il Mef”. Ora, sottolinea Boccia, “mi auguro che il presidente del Consiglio intervenga e si faccia carico degli insegnanti quota 96, nel frattempo diventata quota 99”.
Veste i panni del pontiere anche Roberto Reggi, sottosegretario all’Istruzione: “Mi auguro che la discussione finisca bene e che si possano assumere quattromila giovani nella scuola italiana – ha detto Reggi, uomo di fiducia del premier, a Napoli a margine della visita in un plesso scolastico destinatario del finanziamento di “Scuole Bellè” – nelle scuole c’è bisogno di rinnovare il corpo insegnanti”. Reggi ha sottolineato che “c’è un evidente conflitto tra chi ha il dovere di tenere i conti in ordine, il Mef, e chi invece legittimamente chiede a livello politico di risolvere un problema che è sotto gli occhi di tutti. Faccio presente al Mef – ha concluso il sottosegretario – che spetterebbe a loro tentare di risolvere i problemi e non limitarsi a dire no, per quello bastano i ragionieri e i computer”.
Ma le anime tradizionalmente critiche del Pd non si lasciano scappare l’occasione. Pippo Civati, in tandem con Maria Grazia Rocchi, stigmatizza come “particolarmente mortificante la frenata su ‘quota 96’, uno stop inatteso che gela le aspettative di almeno 4000 lavoratori della scuola e sacrifica l’impegno di molti parlamentari del PD che, da due anni, lavorano per trovare soluzioni per rimediare ad un vero e proprio errore della legge Fornero, è sconcertante che lo si faccia su un atto sul quale è stata appena posta la fiducia”.
Analoghe le critiche delle opposizioni: “Quattromila insegnanti, fregati dalla Fornero, sono stati ri-fregati da Renzi – tuona il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini – dovevano andare in pensione, ma il governo non trova i soldi… Altra promessa non mantenuta, altra renzata“. Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento 5 Stelle: “Oggi al Senato abbiamo assistito ad un vergognoso dietrofront da parte del governo sulla vicenda dei pensionamenti degli insegnanti ingiustamente bloccati dalla riforma Fornero – affermano i parlamentari M5S delle commissioni Cultura di Senato e Camera – il motivo è sempre lo stesso: nonostante il Parlamento si fosse espresso a favore di questa norma, ora il governo viene a dirci che i soldi non ci sono”. Viste l’aria nuovamente tesa tra il governo e i tecnici, Forza Italia ha gioco facile: “Ora Boccia accusa il Mef per il pasticcio combinato sulla cosiddetta ‘quota 96’, – dichiara il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin – è vergognoso ed irresponsabile questo scaricabarile. Il Governo deve smetterla di alimentare illusioni ed aspettative se, come evidente, mancano le risorse”.