Il presidente del Consiglio ammette l'esistenza di un vero e proprio "contratto" e assicura che non c'è niente da nascondere e che rispecchia quello che poi è finito negli atti parlamentari. Lo stesso aveva detto Toti. Ma nessuno mostra quel foglio
Il Patto del Nazareno non è un’idea: è un patto scritto ma con tanto di firme dei contraenti. Niente da nascondere, dice Matteo Renzi intervistato da Repubblica, ma quel pezzo di carta c’è. C’è, ma non si vede, come i trucchi degli illusionisti. Tutti ne parlano, nessuno pare vergognarsene, si ostenta da una parte e dall’altra che lì dentro non c’è niente da tenere segreto. Eppure resta da qualche parte: non si sa negli uffici del Nazareno o a San Lorenzo in Lucina, a Palazzo Chigi o a Palazzo Grazioli. Il presidente del Consiglio dice che dentro quel patto scritto c’è “quello che legge negli atti parlamentari sulle riforme”. Quindi il titolo V, la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, la legge elettorale. Niente di nuovo, d’altra parte, visto che anche il consigliere politico di Berlusconi, l’europarlamentare Giovanni Toti, aveva spiegato: “Il patto del Nazareno esiste e io l’ho visto. Io come molti altri dirigenti di Forza Italia. E’ un semplicissimo foglio di carta che prevede alcune tappe schematiche del processo di riforma”.
Niente sulla giustizia, niente su Mediaset, niente sulla successione al Quirinale. “Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta in un cassetto? Questa è la tipica cultura del sospetto di una parte della sinistra. Io ho declassificato il segreto di Stato per le stragi di questo Paese e vado a nascondere un tipo di questo tipo? C’è scritto quello che abbiamo messo negli atti parlamentari”. Eppure il pezzo scritto ancora non si vede e questo stride anche con la pubblicità data invece ai confronti con i parlamentari del Movimento Cinque Stelle. Nei tre incontri con Berlusconi non c’è mai stata la diretta streaming e non ci sarà nemmeno nel quarto, che è in programma questa settimana, in cui si farà il “tagliando” all’Italicum, con aggiustamento di soglie e inserimento di preferenze. Gli appelli al presidente del Consiglio per svelare il “segreto” sul patto non sono tra l’altro partiti da oggi: “Matteo Renzi – diceva il 2 giugno Stefano Rodotà – ha detto di aver tolto tutte le forme di segreto, ma perché allora non inizia con il togliere anche il segreto sul patto del Nazareno che è incompatibile con la politica?”
E è questo agevola la lievitazione dei retroscena: visto che Berlusconi sta così buono, non è che gli è stato promesso qualcosa? L’ultimo racconta del “veto” sul nome di Romano Prodi per la successione alla presidenza di Repubblica, quando Giorgio Napolitano lascerà. Circostanza per la quale il Professore ex presidente del Consiglio non si è detto sorpreso. Sullo sfondo c’è che a spingere per l’intesa almeno sulle riforme è il frutto del lavorìo del cosiddetto “partito Mediaset”, perché all’azienda di famiglia la larghe intese hanno sempre fatto bene. Tanto che Piersilvio Berlusconi qualche settimana fa ha rotto gli indugi e espresso l’auspicio che il governo guidato dal Pd faccia bene e abbia un orizzonte. Infine la giustizia. L’atteggiamento divenuto di nuovo responsabile di Berlusconi si lega anche alla disponibilità su un percorso delle riforme istituzionali volute da Renzi. E’ arrivato addirittura a fare i complimenti alla magistratura, dopo l’assoluzione nell’appello del processo Ruby. L’obiettivo dichiarato è la grazia, lo chiedono anche quelli di Forza Italia che stanno cercando di contrastare le riforme del Nazareno. Infine c’è anche chi, come Massimo Mucchetti, ipotizza che il vero beneficiario del clima dialogante sia il pontiere, Denis Verdini, che a processi è l’unico che può gareggiare con il leader.
Beppe Grillo dice che il patto serve a un salvacondotto per Berlusconi. Ma Renzi nega che il tema sia mai stato sul tavolo dell’incontro di gennaio poi rinnovato a più riprese: “La Severino – ha detto a Repubblica – è una legge votata dal Pdl e sono certo che sia finito il tempo delle leggi ad personam. Anche perché i percorsi giudiziari sono andati, con tutto ciò che sappiamo. Basta proporre passaggi impropri tra le riforme e le utilità del leader di Forza Italia. Dopo le riforme, torneremo ad essere divisi. Anzi, facciamo le riforme proprio per evitare in futuro di essere costretti a governare insieme”.