Nel Patto del Nazareno non c’è nessuna garanzia per Silvio Berlusconi né il progetto di leggi ad personam, perché “quel tempo è finito”. Matteo Renzi in un’intervista a Repubblica assicura che nell’intesa con Forza Italia non c’è niente che non riguardi le riforme costituzionali (vicine all’approvazione al Senato in prima lettura) e la legge elettorale (approvata alla Camera e sottoposta al tagliando tra qualche giorno proprio dai leader di Pd e Fi). Berlusconi, spiega il presidente del Consiglio, non ha chiesto una norma che gli permetta di candidarsi alle prossime elezioni, e “non credo che lo farà. Del resto la Severino è una legge votata dal Pdl e sono certo che sia finito il tempo delle leggi ad personam – afferma il capo del governo – Anche perché i percorsi giudiziari sono andati. Basta proporre passaggi impropri tra le riforme e le utilità del leader di Forza Italia. Dopo le riforme, torneremo ad essere divisi. Anzi, facciamo le riforme proprio per evitare in futuro di essere costretti a governare insieme”. Nel patto del Nazareno “c’è scritto quello che abbiamo messo negli atti parlamentari”, ribadisce Renzi. “Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta in un cassetto? Questa è la tipica cultura del sospetto di una parte della sinistra”.
Sulla legge elettorale, “i numeri ci sono anche senza Berlusconi ma dopo anni di riforme l’uno contro l’altro, ora si è affermato il principio di farle insieme. Mi sembra un passo in avanti nella cultura politica italiana”. Parlando della riforma costituzionale, Renzi dice sì al dialogo ma no al “culto del ‘discussionismo‘”, e spiega che ”con il referendum”, che “ragionevolmente” si terrà “tra il 2015 e il 2016, alla fine l’ultima parola sarà dei cittadini”. “Con l’approvazione della riforma, questa legislatura sarà intera”, osserva Renzi. “Questa riforma non è la chiave di tutti i problemi, ma è il simbolo più forte. Dopo la sua approvazione, a settembre partono i 1.000 giorni”. Per il dibattito “ci sono ancora quattro letture. Ma nessuno può pretendere di porre veti”, evidenzia il premier. “Grasso è stato troppo accondiscendente con le richieste delle opposizioni. Alcune scelte di Grasso ci sono parse sinceramente sbagliate, ma non lo abbiamo attaccato perché abbiamo rispetto della seconda carica dello Stato e delle istituzioni”.
Poi c’è il piano economico, dopo che l’ultima settimana sembra essere stata quella “dell’epifania”, visto che sia Renzi sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno ammesso che la crescita sarà inferiore a quanto si aspettavano. “Il prossimo non sarà un autunno caldo – assicura il presidente del Consiglio – Definire le cifre del 2015 è prematuro. Iniziamo col dire che non ci sarà manovra correttiva quest’anno. Abbiamo un impegno di ridurre le spese di 16 miliardi, che vuol dire di circa il 2% della spesa. Cercheremo di mantenerlo. In ogni caso non toccheremo le tasse: tutti i denari che servono verranno dalla riduzione della spesa. Ecco perché non mi interessa il nome del commissario alla spending, ma la sottolineatura che la spending è scelta politica – non tecnica – che dipende dalla politica”.
“L’Italia non supererà il 3% nel rapporto deficit/Pil. La troika non arriverà”, assicura Renzi, che smentisce di avere un cattivo rapporto con il ministro Padoan. Sulla crescita, “come sarà l’Italia a fine anno lo vedremo”. Poi una risposta indiretta a Eugenio Scalfari che ieri proprio su Repubblica ha scritto più o meno due cose: che gli 80 euro in busta paga non hanno smosso i consumi di un centimetro e che, viste le difficoltà del Paese, ci vorrebbe l’umiltà di andare a farsi fare i conti direttamente dalla Troika. “A chi dice che gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi, rispondo di aspettare i risultati consolidati – replica Renzi – Ma si tratta di un fatto di giustizia sociale, il più grande aumento salariale degli ultimi anni”, sottolinea. “La crescita è negativa da tempo. Avviandosi verso lo zero darebbe segnali di miglioramento. Comunque per me il metro chiave è il numero degli occupati. Anche questo mese più cinquantamila. Ma non basta”. Renzi dice “basta con questo clima di rassegnazione, con i gufi. Ci sono i gufi professore, i gufi brontoloni, i gufi indovini. Anche se questi ultimi dopo il 25 maggio, parlano di meno”.