E’ morto nella notte tra domenica e lunedì 4 agosto a Roma, all’età di 67 anni, Stefano Bonilli, grande firma del giornalismo enogastronomico italiano che nel 1986 fondò la guida del Gambero Rosso, nato prima come supplemento di otto pagine del quotidiano il manifesto – dove Bonilli lavorava – poi come pubblicazione indipendente. Sabato scorso il giornalista è stato ricoverato per un malore, domenica sera la morte probabilmente per un infarto. Bonilli ha diretto il Gambero Rosso (il nome deriva dall’osteria in cui il Gatto e la Volpe portarono a cena Pinocchio nel romanzo di Collodi) per 22 anni, fino al 2008, creando la tv e la Città del Gusto. E’ sempre lui, negli stessi anni, insieme con Carlo Petrini a partecipare alla fondazione del movimento Slow Food, in una collaborazione che per tanti anni ha poi portato a cofirmare la Guida dei vini d’Italia, sotto la direzione di Daniele Cernilli.
Dopo il 2008, Bonilli ha cominciato a diffondere lei su idee visionarie sui social network, con lo sviluppo del suo blog Papero giallo e poi con la nascita del magazine digitale Gazzetta Gastronomica. Proprio in questi giorni stava scrivendo un nuovo libro sulla storia della cucina italiana del dopoguerra, lavorando contemporaneamente ad un appuntamento in programma il 20 settembre a Bologna, per una nuova editoria enogastronomica. Su Twitter, dove spesso ha lanciato i temi di dibattito con maggior seguito settimanale, ha ironizzato sulla propria salute sabato scorso: “E’ la legge di #Murphy, non c’è nulla da fare, ti ammali il 2 agosto quando il tuo medico è in vacanza”. Il suo ultimo post è un omaggio poetico a Roma, la città dove ha scelto di sviluppare cultura enogastronomica, con un testo in versi: “deserto e sole, città di Roma, la festa di Pietro, il mare è lontano, naufrago a casa, letture nell’ombra, ti parlo via twitter, risponde un’eco”.