Continua su Science la discussione sui terremoti che hanno colpito l’Emilia Romagna due anni fa. Alla domanda: ‘c’entrano le estrazioni di petrolio sì o no?‘ non c’è risposta e tutto resta sospeso, vago, coperto da una patina sempre più spessa di poca trasparenza, confusione, conflitti di interesse e inciuci.
E’ sempre molto triste questo modo di fare in Italia, in cui alla fine le cose devono sempre risolversi in modo opaco, dove non è chiaro chi fa cosa, con continui colpi di scena, senza sapere cosa muove il tutto e in cui anche la scienza è sporca. E questo non va bene, per la scienza, per la democrazia, e in questo caso specifico per il rispetto di 27 persone che sono morte.
La storia secondo Science è questa:
L’Eni è stata a lungo proprietaria di Società Padana Energia che gestisce molti dei giacimenti in Emilia Romagna. Nel 2010 vende la Società Padana Energia a Gas Plus per “razionalizzare” il proprio portafoglio ed ottimizzare la sua efficienza operativa in Italia.
Verso la fine del 2012 o l’inizio del 2013, dopo i terremoti, è l’Eni stessa a commissionare e a pagare uno studio sulla sismicità nella zona colpita dal terremoto, studio che include misure di pressione e modelli matematici sul comportamento del sottosuolo. All’epoca nessuno sapeva niente di questo studio. E va bene, una ditta privata può fare quello che vuole, ingaggiando chi vuole e studiando cosa vuole.
Nello stesso periodo iniziano i lavori della Commissione Ichese, le cui conclusioni, sappiamo, sono che la “maggiore estrazione di petrolio e la reiniezione di acque reflue nel campo Cavone sono correlate con un aumento di attività sismica nell’anno precedente i terremoti”. Ichese conclude che “non si può escludere” una origine umana dei terremoti, ma che per essere sicuri oltre a dati statistici è stata necessaria una modellazione basata sulla fisica del giacimento di petrolio.
Del rapporto Ichese chissà se avremmo mai sentito parlare se non fosse stato per Science che l’11 Aprile del 2014 rivela che il rapporto stesso è in giacenza presso gli uffici della regione Emilia Romagna da due mesi senza che la popolazione ne sapesse niente. E quindi l’ex governatore Vasco Errani con la coda fra le gambe si scusa, dice che non voleva creare allarmismo, rende il rapporto pubblico e ferma le estrazioni di petrolio in zona.
Si decide allora di seguire le raccomandazioni di Ichese e di fare questa modellistica, affidandola a nuovi “esperti americani’ che avrebbero studiato gli effetti meccanici del flusso di idrocarburi nel sottosuolo attorno al campo Cavone, con particolare attenzione alla faglia Mirandola.
La commissione di esperti americani conclude — nel giro di pochi mesi! — che le estrazioni di petrolio dal campo Cavone non sono correlate ai terremoti del 2012.
Ma perché non si chiama di nuovo gli stessi membri della commissione Ichese ad eseguire questi studi? E chi seleziona questi americani? Chi li paga? Non si sa. E poi, per fare i modelli ci vogliono i dati. E chi li tira fuori i dati? Moltissimi dubbi su questo nuovo studio sono stati sollevati fin dall’inizio, in particolare dal professor Franco Ortolani dell’Università di Napoli.
Science scopre adesso che il commissionamento della commissione di esperti e il rilevamento dati sul campo Cavone sono arrivati direttamente…dai petrolieri! I dati usati dai ricercatori americani sulle pressioni dei fluidi nei pozzi di reinizione sono quelli di Padana Energia che hanno eseguito test proprio nella primavera di quest’anno. Padana Energia ha anche chiesto ad Assomineraria di aiutarli nella raccolta dati, e…per il rapporto finale sono stati usati studi e analisi del misterioso rapporto Eni del 2012 o 2013!
Secondo quanto riportato sul Resto Del Carlino, James Dietrich uno degli esperti statunitensi, ha assicurato che la maggior parte del rapporto degli esperti americani fu completato *prima* dei test eseguiti al Cavone e che i dati presi sul campo Cavone servivano solo per confermare quello che si era già concluso nel rapporto Eni. Cioè: per fare approfondimento su un problema cosi delicato, e di interesse pubblico, e con lo spettro di ventisette morti, si chiama Padana Energia, Assomineraria e ci si basa su studi Eni di due anni prima.
Ancora, un altro esperto che vuole restare anonimo dice a Science che non era la faglia di Mirandola che andava esaminata ma quella di Medio Ferrara, a circa 20 km di distanza.
Interessante la posizione di Franco Terlizzese, direttore per le risorse minerarie ed energetiche del Ministero per lo Sviluppo Economico che faceva parte del gruppo Ichese e che quindi sottoscriveva la tesi della correlazione fra produzione di petrolio e terremoti. Adesso invece, sottoscrive la tesi secondo la quale “non c’e’ possibilità fisica di correlazione” e che “si può escludere che le attività estrattive e di re-iniezione connesse alla concessione di coltivazione di idrocarburi di Mirandola abbiano innescato il sisma del maggio 2012“. A Science, Franco Terlizzese dice che “bisognava fare in fretta” e che anche se pare che ci sia un conflitto di interessi l’Ingv ha revisionato il tutto, attenuando tale possibile conflitto di interessi.
Intanto i pozzi sono tornati a pompare – i petrolieri sono salvi.
Forse è per questo che si doveva fare in fretta?