Nel 2020, la Gigafactory dovrebbe produrre batterie sufficienti a equipaggiare addirittura 500.000 Tesla. Un progetto ambiziosissimo che, grazie alle economie di scala, dovrebbe abbassare del 30% il prezzo delle batterie delle auto elettriche
È ufficiale: Tesla e Panasonic collaboreranno alla costruzione di un impianto per la produzione in grande serie di batterie destinate alle auto elettriche del costruttore americano e “al mercato dello stoccaggio statico”. La fabbrica, voluta dal fondatore Elon Musk e battezzata “Gigafactory”, sarà situata negli Stati Uniti, ma non è ancora stato deciso se in Arizona, California, Nevada, New Mexico oppure Texas. Le due aziende si divideranno i ruoli così: la Panasonic costruirà le celle cilindriche agli ioni di litio (sorta di “pile” ottimizzate per l’uso automobilistico), la Tesla si occuperà di assemblarle in pacchetti di batterie adatti all’uso automobilistico. Alla Panasonic toccheranno gli investimenti legati ai macchinari, mentre la Tesla fornirà il terreno e gli edifici e si occuperà della gestione dell’impianto.
La Gigafactory dovrebbe essere ultimata nel giro di un paio d’anni e una volta a regime, produrrà 50 GWh di batterie all’anno entro il 2020, impiegando 6.500 persone. Si tratta di una fabbrica enorme: per intenderci, le celle capaci di immagazzinare 50 GWh di energia sono sufficienti a realizzare le batterie di 600-800.000 Model S (nella foto in alto), mentre la produzione attuale della Tesla si conta con le decine di migliaia di auto vendute (nel 2013, 22.300 vetture vendute). Ma Musk si è sempre lamentato di non riuscire a produrre abbastanza, e non della mancanza di ordini: nella lettera agli investitori pubblicata ieri, Musk promette di superare le 35.000 auto vendute quest’anno e raggiungere un ritmo di 100.000 unità l’anno alla fine del 2015. Più a lungo termine, la casa californiana punta addirittura al mezzo milione di auto l’anno entro il 2020, ma non solo con la lussuosa Model S: i piani prevedono l’allargamento della gamma, con una Suv chiamata Model X, attesa per la prossima primavera, e una berlina più compatta, la Model 3, nel 2017, ad un prezzo più “popolare”: dovrebbe costare metà dell’ammiraglia Model S (dunque, negli Stati Uniti, circa 35.000 dollari).
Quella della Tesla è una scommessa pesante sul futuro delle auto elettriche a batteria: 5 miliardi di dollari di qui al 2020, di cui il contributo della Panasonic non è ancora stato deciso. Già oggi la Panasonic fornisce alla casa americana gli accumulatori prodotti nelle sue fabbriche giapponesi, ma la vicinanza al sito produttivo di Fremont, California, insieme alle economie di scala innescate da una fabbrica delle dimensioni della Gigafactory dovrebbero permettere di contenere i prezzi delle batterie di circa il 30% a partire dal 2017, cioè da quando l’impianto lavorerà a pieno regime. “Non solo la Gigafactory garantirà il volume di batterie necessarie per la Model 3”, ha dichiarato JB Straubel, responsabile tecnico e co-fondatore della Tesla, “ma apre la strada ad una sensibile riduzione dei costi dello stoccaggio dell’energia in un vasto campo di applicazioni”.
Nonostante i tentennamenti degli ultimi mesi, la Panasonic sembra aver sposato in pieno la visione ottimista di Elon Musk (nella foto in basso): Yoshihiko Yamada, vice presidente esecutivo, ha detto che crede che “una volta in grado di produrre le batterie agli ioni di litio nella Gigafactory, saremo in grado di accelerare l’espansione del mercato dei veicoli elettrici”. Più scettici sulla bontà della visione della Tesla pare essere Starndard & Poor’s, che lo scorso maggio ha bollato l’azienda californiana con un rating “spazzatura” (B-) a causa delle sue piccole dimensioni rispetto agli altri costruttori e dei rischi connessi al tipo di business.