“Se Movimento 5 Stelle e Lega fossero entrati in Aula a votare, forse sarebbe andata in maniera diversa”. Il giorno dopo, la voce di Felice Casson al telefono è sfumata di rassegnazione: ieri, dopo due ore di discussione, Palazzo Madama ha respinto gli emendamenti che prevedevano lo stop allo scudo per i membri del futuro Senato. “E’ evidente che esiste uno scollamento tra il Paese e la classe politica – allarga il campo di analisi il senatore, tra le voci più attive nella fronda interna al Partito Democratico – gli italiani l’immunità non la vogliono, i politici invece sì”.
Due mesi di discussioni, mal di pancia e trattative risolti in due ore di dibattito. Le polemiche, le vesti stracciate delle ultime settimane, gli scontri in punta di Costituzione sull’opportunità di garantire lo scudo parlamentare anche ai membri di un Senato depotenziato e non eletto in maniera diretta sono dimenticati, come se nulla fosse stato. Con i banchi di Lega Nord e Movimento 5 stelle rimasti vacanti, il dibattito sull’articolo 8 del ddl Boschi è evaporato in appena 21 interventi. Quando Maurizio Gasparri, presidente di turno, ha aperto la discussione sullo scudo in molti si sono messi l’anima in pace, rassegnandosi a non vedere i lavori finiti entro la serata. Invece l’approvazione degli articoli dal 3 al 9 è filata via liscia e Palazzo Madama ha sciolto il nodo senza colpo ferire. Per la soddisfazione della maggioranza del Pd. “Non intendo dare colpe, ma di certo provo rammarico per quanto è successo – spiega a IlFattoQuotidiano.it Casson, tra i firmatari di un emendamento per togliere lo scudo non solo ai senatori, ma anche ai deputati – io stesso sono andato da molti di loro per chiedere che rientrassero per votare, ma non è accaduto. Ripeto, quella dei 5 Stelle e dei leghisti è stata una scelta politica legittima, ma il risultato è che l’immunità è passata”.
Eppure Lorenzo Guerini, braccio armato di Matteo Renzi sulla questione riforme, nei giorni scorsi aveva aperto, dicendosi “pronto a trattare, trovando un punto di equilibrio tra garanzie parlamentari e un mutato sentire dei cittadini”. Anche il premier aveva detto ai 5 Stelle che sarebbe stato possibile trovare un accordo. “Ieri il governo sotto questo punto di vista è stato corretto – prosegue l’ex magistrato – si è rimesso all’Aula (lo ha fatto il relatore Anna Finocchiaro, ndr): poteva scegliere di chiudere in partenza e non l’ha fatto”. E l’Aula ha scelto, sancendo la ferrea volontà della maggioranza che ha costruito il castello della riforma con Forza Italia e Ncd a traino di un Matteo Renzi che nella partita delle modifiche alla Costituzione si gioca gran parte della propria credibilità: “Basta scorrere l’elenco dei votanti – prosegue il vicepresidente dei senatori dem – è evidente che, nonostante tutte le polemiche di questi mesi, il Pd vuole l’immunità: se in 40 hanno votato contro e in 100 a favore dello scudo, il quadro mi pare chiaro”.
Una direzione che affiora netta anche nelle modalità con cui il partito ha scelto di rimettere il tema sul tavolo: non prevista nel testo del governo per i membri della futura assemblea di Palazzo Madama, la tutela garantita ai parlamentari dall’articolo 68 della Costituzione è riapparsa dal nulla in un emendamento firmato dai relatori Finocchiaro e Calderoli, con vari esponenti del partito a protestare per essere venuti a conoscenza della novità grazie ai giornali e a gridare contro la mancanza di dibattito interno. “C’è un evidente scollamento tra ciò che il Paese chiede e gli obiettivi che la classe politica si pone: se oggi domandassimo agli italiani se vogliono o meno l’immunità per i senatori, risponderebbero con un no forte e chiaro. Invece la maggior parte dei politici lo scudo lo vuole, eccome”.
Uno scenario, quello prefigurato dal senatore, non troppo lontano dalla realtà. Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, lo ha annunciato e il premier lo ha confermato: una volta approvato, il testo della riforma verrà sottoposto a referendum confermativo. A quel punto i cittadini si esprimeranno anche sull’opportunità di garantire l’immunità ai senatori e se la profezia di Casson si avverasse per Renzi sarebbero guai.