Tre giorni con 50 leader africani per discutere di affari, cooperazione e sviluppo. E per costruire forti legami economici con una delle regioni più promettenti del pianeta, fortemente corteggiata dalla Cina. Gli Stati Uniti, nel corso del supervertice a Washington che si chiude oggi, ha annunciato un piano di investimenti per 33 miliardi di dollari (di cui 14 provenienti da aziende private) nei settori edile, energia pulita, servizi bancari e tecnologie. Al centro dell’ultima giornata questioni di sicurezza regionale e di investimenti nel continente, ma anche terrorismo ed estremismo religioso.
Dopo il primo giorno dedicato a democrazia e diritti umani, il summit – su cui aleggia lo spettro dell’emergenza Ebola – si è concentrato sugli impegni presi dal presidente americano un anno fa nel viaggio che lo portò in Senegal, Sudafrica e Tanzania, sostenendo che l’Africa “è il Paese del futuro”. I dettagli sui nomi delle società che investiranno nel continente non sono stati resi noti, ma al vertice hanno partecipato più di 70 colossi imprenditoriali americani, tra cui Chevron, Citigroup, Ford, General Electric, Lockheed Martin, Marriott International, Morgan Stanley e Wal-Mart. Tutte società che sperano così di fare affari nel continente col tasso di crescita più elevato rispetto al resto del mondo (previsto a 5,8% nel 2015, secondo le stime dell’Fmi).
“Questi accordi rappresentano la prova inconfutabile che gli Usa sono aperti al commercio con l’Africa e che l’ascesa economica del Paese è solo all’inizio”, sostiene Penny Pritzker, segretario al Commercio Usa. “Ogni giorno 250mila americani vanno al lavoro in aziende che esportano in Africa e questi accordi porteranno una maggiore prosperità su entrambi i lati dell’Atlantico, nei mesi a venire”, ha aggiunto Pritzker. Lo stesso segretario del Tesoro, Jacob Lew, nel suo intervento ha sottolineato l’interesse “a favorire gli investimenti Usa nel continente, sviluppare il commercio e creare posti di lavoro“. Secondo Lew però, per attirare maggiori investimenti, l’Africa, che nel 2012 ha accolto più di 50 miliardi di dollari in flussi di capitali, “deve sviluppare mercati più sicuri e più aperti”. Questo significa “proseguire con le riforme economiche” e stabilire “un clima d’investimento più ospitale e prevedibile”.
E se molte associazioni per la difesa dei diritti civili avevano criticato la Casa Bianca per aver invitato al summit anche alcuni leader africani molto discussi sul fonte del rispetto dei diritti umani (non sono comunque stati chiamati Sudan, Eritrea, Repubblica Centrafricana e Zimbabwe) l’amministrazione Obama ha voluto subito mettere le cose in chiaro con i due interventi inaugurali del vicepresidente Joe Biden e del segretario di stato John Kerry. Interventi che si sono trasformati in un preciso richiamo ai leader presenti. “Non c’è democrazia senza una cittadinanza informata e una società civile attiva”, ha affermato Biden. Mentre il capo della diplomazia Usa ha citato più volte lo scomparso leader sudafricano Nelson Mandela per sottolineare come “una società civile forte e il rispetto per la democrazia, per lo stato di diritto e per diritti dell’uomo devono essere dei valori universali”. Di qui l’invito a centrare ovunque in Africa un’obiettivo di cui si è tanto palato: limitare a massimo due i mandati dei capi di Stato e di governo. Un obiettivo che trova favorevole la maggioranza della popolazione africana e che aiuterebbe a limitare la corruzione e le derive autocratiche.