L’Aula del Senato con il voto di fiducia ha dato il via libera definitivo al decreto competitività. Il provvedimento è legge. I voti a favore sono stati 155, 27 contrari (tra cui anche Forza Italia), nessun astenuto. E’ dunque diventato legge il decreto 91 del 24/6/2014 che reca disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l’efficientamento energetico dell’edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea.

Il decreto che contiene norme diverse e che toccano vari contesti è stato duramente criticato dall’opposizione. E lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi ha riconosciuto alcune carenze nella gestione e nel coordinamento: “Io ho una squadra”, ha detto intervistato da In Onda, “di cui sono fiero e orgoglioso. Io ho sbagliato su un paio di passaggi, non so se da segretario del Pd o da presidente del Consiglio: ad esempio sul coordinamento dei testi del dl competitività perché lì l’abbiamo gestito non benissimo”. 

Polemiche a Palazzo Madama prima del voto di fiducia anche dal relatore Giuseppe Marinello: “Ci sarebbero stati tutti i motivi di rimandare il decreto in quarta lettura alla Camera”, ha dichiarato aggiungendo che il “testo non è stato per nulla migliorato” a Montecitorio “anzi si va in direzione opposta”. Poi ha detto di avere “delle perplessità personali sull’espunzione e sulle modifiche soppressive” alla Camera, rivolgendosi al ministro Boschi, Marinello parla in alcuni casi di “marce indietro incomprensibili”.

 

 

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“Recessione? Accelerare sulle riforme”. Ma alle leggi di Renzi mancano 148 decreti

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