Sarò forse la seconda o terza persona in Europa, forse dico, di questa generazione di vivi (lo siamo sul serio?), a non conoscere la musica e i trascorsi di Erlend Oye, musicista e produttore norvegese, Erlend del duo Kings of Convenience. Una specie di frontman di quel che dai suoi fedeli adepti è definito the new acoustic movement. Il discorso non è mica questo, ascolto un altro genere di musica, il fatto è che Erlend Oye, vive non solo nella mia città, piccola provincia del Sud, di più: vive a pochi metri da casa mia. Ed è un fatto enorme, credetemi, per me che sbadiglio ogni pomeriggio, seduta sulla panca del tempio, in attesa che la mosca più anziana del clan muoia di morte naturale. E infatti succede che muore persino lei annoiata e di morte naturale.
E invece Erlend Oye, un curioso norvegese che fa impazzire le platee del mondo, si innamora perdutamente di una tale estesa inedia. Evidentemente non lo è, mi sfugge qualcosa. Erlend gira uno dei suoi video clip più recenti seduto su una seggiola sotto il lampione di piazza Duomo. Ma dannazione, ogni pomeriggio passeggio su e giù nei pressi del codesto lampione, mai che abbia notato un Erlend qualsiasi. Tolti i nazionalisti (da rione) con i loro esacerbati entusiasmi, che avranno le loro ragioni, dica la prego, signor Erlend, come mai a una grande metropoli, al progresso, alle metro velocissime o ai paesaggi berlinesi, algidi e severi, o al limite da fiordi per l’appunto, che lei ben conosce, ha preferito noi?
E io, badi bene, sono proprio nel bel mezzo di quel “noi”? Vorrà dire qualcosa una scelta così avventurosa? Mi avevano assicurato che uno dei due tra Dolce e Gabbana, e vai tutte le volte ad indovinarne il nome nella casella esatta, aveva comprato casa in Ortigia, o tipo Sgarbi, vabbé ma Sgarbi lo si vede sempre. Ma Erlend Oye. Volevo intervistarlo, allora, tanto è un dirimpettaio, citofono e mi apre, non devo nemmeno supplicare in ginocchio l’ufficio stampa. Il mio inglese fa abbastanza schifo. Ho lasciato perdere. Cerco su google notizie intorno a Erlend, è davvero un bel tipo. Il problema è come guardare le cose, con quali occhi. Non ho gli occhi di Erlend, mi pare siano blu i suoi. I miei sono verdi, a volte, gialli, a volte marroncini.