A quest’uomo oltre che per procurato allarme dovrebbe essere chiesto il risarcimento per i danni economici provocati ad un’isola che vive di turismo e che si trova su una linea di frontiera. Un’isola dove in questo momento, lo scrivo ancora una volta, non c’è nessuna emergenza. Il mare è splendido come sempre, le strutture di accoglienza sono pronte e il tempo invita ad affrontare un viaggio più lungo ma almeno garantisce il sole e il cielo limpido.
La vera emergenza invece, è un’altra ed è sulle rotte del Mediterraneo. E’ quella dei profughi e richiedenti asilo che continuano a morire. Le ultime notizie di queste ore ci parlano di altre vittime, di una donna ed un bambino rimasti uccisi e di molti altri dispersi nel mare vicino alle coste libiche; ci dicono di un centinaio di persone di cui 48 bambini morti di sete nel deserto. Il fatto che l’emergenza sia dichiarata solo quando i profughi arrivano in Italia, ma non quando affogano in mare è un dato inquietante. Chiamatelo barbarie, cinismo, strumentalizzazione politica o come volete, ma è un fatto che deve interrogare la coscienza dell’Europa e degli europei.
Le vittime di queste ultime tragedie in mare erano forse palestinesi in fuga, forse erano siriani o iracheni che fuggivano dalle guerra civile. Forse erano eritrei o somali, maliani o sudanesi che rifiutavano un futuro di miseria e oppressione. Di sicuro sappiamo che erano uomini molto giovani, donne e bambini.
Di fronte a queste tragedia c’è chi, per interesse politico, vanità mediatica o semplice delirio di protagonismo, lancia allarmi insensati. Oggi l’ebola e il vaiolo; e domani? Le meduse killer? La sabbia radioattiva? No, Lampedusa merita di più e di meglio. Suo malgrado è diventata il simbolo della destabilizzazione del Sud del Mediterraneo, ma anche delle difficoltà della sponda Nord a costruire adeguate politiche di accoglienza. Lampedusa merita di più e di meglio perché spesso è stata lasciata sola a fronteggiare situazioni estreme. Ed allora, aiutiamo quest’isola per quello che ci offre di meglio. E invece che giocare con la paura immaginiamo vere misure per gestire flussi migratori importanti ma non drammatici. Ci guadagnerebbe un’isola, ma anche la qualità della vita civile dell’Italia e dell’Europa.