Come è stato ampiamente spiegato in questi giorni da tutti gli organi di informazione seri (quindi quasi da nessuno), in democrazia si intende come sistema “bicameralismo perfetto” quello in cui una legge, per essere approvata, deve superare l’approvazione di entrambe le Camere legislative elette dal popolo, ovvero “la Camera dei Rappresentanti” e “il Senato”. E’ così, da più di due secoli, anche nella democrazia americana e, nonostante l’innegabile travaglio che occorre spesso per l’approvazione di una legge, specialmente quando capita che alla Camera dei deputati ci sia una maggioranza e al Senato la maggioranza contraria, nessuno in America si sogna di proporre l’abolizione del Senato per risparmiare qualche “spicciolo” sullo stipendio dei senatori.
So bene che non sono esattamente “spiccioli” quello che guadagnano i senatori (specialmente quelli italiani), ma messo vicino al bilancio statale e’ un importo del tutto ininfluente.
E so bene anche che nella riforma proposta del duo “Renzusconi” il Senato formalmente rimane. Ma rimane con compiti completamente diversi.
I favorevoli al cambiamento (chiaramente un cambiamento che richiede anche una modifica della Costituzione, con tutto quello che comporta) insistono che il “nuovo Senato” fara’ qualcosa di piu’ utile che non il continuo “litigare” con l’altra Camera per rendere definitiva una legge.
Su questo ci sarebbe comunque molto da discutere, perche’ non e’ per niente scontato che un Senato di nominati (quindi non eletti dal popolo e percio’con totale mancanza di diretta rappresentativita’) potrebbe essere piu’ utile allo scopo di servire gli interessi del popolo, ma resta comunque la pericolosissima semplificazione di creare un potere legislativo senza sostanziali contrappesi.
Rendere piu’ rapida e semplice l’approvazione di una legge sarebbe cosa buona e utile se … se il popolo potesse avere almeno la convinzione (non la certezza, che chiaramente non potrebbe esserci mai in nessun paese del mondo) che gli eletti sarebbero persone onestissime e totalmente votate a curare gli interessi dei loro elettori. Ma quanti sono gli italiani che davvero hanno questa convinzione? Forse nessuno! (Men che meno Renzi e Berlusconi, potete scommeterci!).
Purtroppo la gente, il popolo, riflette troppo poco su cosa significa dare il voto a qualcuno. Troppi (forse la maggioranza) votano senza sapere nulla del sistema democratico, sugli equilibri e i controlli necessari, e sul potere che danno a chi viene eletto. Ovvero il potere di fare e disfare le leggi. Il potere di decidere cosa e’ legale e cosa e’ illegale.
I nostri giudici, i nostri poliziotti, il nostro sistema amministrativo, tutto il sistema dello Stato e financo il nostro governo, devono tutti attenersi a cio’ che stabilisce la legge dopo che e’ approvata dal Parlamento e promulgata dal Capo dello Stato (che pero’ ha pochi poteri per fermarla).
Solo pensando profondamente a cosa puo’ essere per noi una legge ci si rende conto del potere che si da’ al legislatore. Il legislatore non e’ pero’ una entita’ astratta che sta nei palazzi romani, e’ esattamente quel deputato o quel senatore a cui noi, popolo, abbiamo dato il potere di fare (o disfare) le leggi.
Non e’ lui da solo, ovviamente. Occorre che si formi una maggioranza. Ma essendo il legislatore (deputato o senatore) senza “vincolo di mandato” verso il partito, egli/ella ha il diritto/dovere di schierarsi pro o contro qualsiasi proposta di legge indipendentemente dal partito di appartenenza. La maggioranza dovrebbe quindi scaturire dall’insieme dei voti di quei parlamentari che votano liberamente si o no ad una legge nella convinzione di fare cio’ che e’ nell’interesse degli elettori che lo hanno inviato nel Parlamento (in America e’ cosi’ ancora oggi). L’interesse che il parlamentare deve far prevalere su tutti gli altri, in democrazia, e’ quello del popolo sovrano. (Vedasi su questo punto: http://www.ilfattoquotidiano.
Dopo che una legge e’ diventata operativa, deve da ogni cittadino essere rispettata anche nel caso che sia ingiusta. Molti, soprattutto in campo fiscale, hanno sperimentato e sperimentano tuttora amaramente questa semplice verita’. Ecco quindi la principale ragione per cui e’ meglio privilegiare la prudenza alla rapidita’. I nostri padri costituenti queste cose le sapevano bene avendo sperimentato di persona una dittatura, dove e’ molto facile fare le leggi, ma e’ anche terribilmente facile fare errori e mandare il paese in rovina.
Le riforme dell’ “Italicum” e le altre attualmente all’esame del Parlamento non hanno nulla di positivo nello spirito della vera democrazia e nemmeno per quanto potrebbe essere riferito a riforme che potrebbe essere utili alla ripresa economica.
Per coloro che non hanno ancora una chiara visione complessiva delle riforme in approvazione al Parlamento, e cosa andranno a produrre se approvate, consiglio ancora vivamente la lettura del magistrale articolo di Marco Travaglio del 20 luglio scorso: http://www.ilfattoquotidiano.
Le modifiche costituzionali ed istituzionali proposte dal duo “Renzusconi” sono una pericolosissima avventura politica estranea agli schemi classici della democrazia.
Nella cosiddetta “seconda repubblica” italiana i nostri politici hanno gia’ compiuto il misfatto di trasformare una democrazia in “partitocrazia”. Ora con l’Italicum” si vorrebbe sprofondare ulteriormente il nostro sistema democratico per trasformarlo da sistema “bicamerale perfetto” in sistema “partitocratico perfetto”.
Il risultato sarebbe di consolidare ancor piu’ la dittatura dei partiti sulla volonta’ del popolo, ormai solo virtualmente sovrano.
Fermiamoli finche’ siamo in tempo.