Il coraggioso equipaggio di Wikimedia resiste agli arrembaggi di chi non digerisce certi contenuti presenti sulle pagine della proprio vascello enciclopedico che dal 15 gennaio 2001 soddisfa ogni curiosità di chi naviga in Rete.
Qualcuno, non riuscendo ad ottenere benevole rettifiche dall’indomita ciurma che cura l’edizione di Wikipedia ha cercato di puntare dritto su Google e di mirare alla rimozione del link che quel sito poteva fornire a fronte di una specifica richiesta. Tra i nomi più “eccellenti” ad un certo punto salta fuori persino quello di Vallanzasca, ma poi si scopre che non è certo lui a pretendere il diritto all’oblio (ormai graniticamente sancito dalla Corte di Giustizia europea), ma qualcuno – presente nella biografia del gangster – indispettito dall’abbinamento con il malavitoso.
In realtà il duello maggiormente curioso è quello tra i “wikipediani” e un fotografo britannico. Il tizio – al secolo David Slater, professionista di reportage naturalistici – ha inviato numerose e ripetute richieste per ottenere la rimozione di una propria fotografia, pubblicata online senza il suo consenso.
La vicenda suona strana, soprattutto ben conoscendo l’attenzione che Wikipedia pone in materia di copyright. Una violazione del diritto d’autore – così conclamata – sarebbe uno scoop, ma la storia va presa in considerazione in ogni suo dettaglio prima di dare il via a qualsivoglia rigorosa valutazione o severo giudizio.
Ritenendosi danneggiato, questo fotografo del Gloucestershire ha protestato perché quell’immagine – riportata come libera da qualsivoglia diritto – sta facendo il giro del mondo e lui non sta ricevendo le royalties che a suo avviso gli competerebbero.
La fotografia in questione ritrae un macaco e qui il giallo comincia a rivelare stuzzicanti contorni, che trovano fondamento nelle testimonianze di alcuni colleghi di mister Slater che sarebbero stati presenti al momento del fatidico scatto.
Proprio gli amici (vatti a fidare!) del povero David pare abbiano giurato che la foto, scattata nel 2011 in Indonesia, non è affatto opera di chi adesso ne rivendica i diritti. La ricostruzione dell’accaduto probabilmente non avrebbe avuto bisogno di alcun Gran Giurì, perché l’immagine rivela l’identità di chi abbia la paternità del fatidico clic.
La foto, infatti, è un incredibile selfie che la scimmia avrebbe scattato dopo aver rubato lo zaino a Slater e aver giocato con il relativo contenuto. L’animale avrebbe premuto il pulsante della fotocamera centinaia di volte, autoriprendendosi o immortalando le scene più diverse, senza escludere istantanee del terreno a pochi centimetri di distanza.
A giudizio di molti è quindi il macaco nero a poter pretendere ogni vantaggio dallo sfruttamento economico dell’immagine ed eventualmente a far valere il tanto celebrato diritto all’oblio. Non è escluso che capiti, vista l’abbondante fauna urbana che ama fare i “selfie” e che magari non ha piacere che si racconti del proprio ingombrante passato…
Twitter @Umberto_Rapetto