“Allarme Ebola a Lampedusa“. La notizia era circolata sui social network, era stata condivisa 26mila volte e aveva portato a una pioggia di disdette alle strutture alberghiere. Ma si trattava di una bufala. Per smentirla era intervenuto anche il governo in un question time. Ma, nonostante questo, i danni sono stati ingenti. Tanto che le associazioni del territorio di Lampedusa e Linosa e in particolare la ‘Comunità di Lampedusa’, Federalberghi e il consorzio albergatori, hanno deciso di muovere un’azione giudiziale civile e penale contro chi l’aveva diffusa, dopo “l’ennesima diffusione di false notizie denigratorie e allarmistiche“. La richiesta di risarcimento contro l’autore della notizia, già identificato e denunciato dalla polizia Postale, potrebbe valere dieci milioni di euro.
Falsa notizia aveva avuto 26 mila condivisioni. “A fronte di una popolazione che da più di un decennio si è spesa in termini di accoglienza e solidarietà dinanzi al gravissimo flusso migratorio – dice il presidente di Federalberghi isole Pelagie, Giovanni Damiamo Lombardo – c’è un’identificazione degli aspetti negativi del fenomeno con l’isola di Lampedusa e Linosa. L’ennesima bufala che ha trovato un’irresponsabile cassa di risonanza sui social network rappresenta l’ennesimo attentato alla fragile economia di questo territorio già provato”.
Tutti gli allarmi su possibili casi in Italia si sono rivelati infondati. In Italia ci sono stati alcuni allarmi per possibili casi di Ebola ma si sono rivelati tutti infondati. “In queste ultime ore le strutture del Sistema sanitario nazionale, in collaborazione con gli uffici ministeriali e con l’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani – fa sapere il ministero della Salute – hanno gestito alcune segnalazioni di possibili casi di importazione di malattia di Ebola poi non confermate dalle analisi svolte”. Per le procedure sono stati applicati i protocolli stabiliti nelle circolari diramate a suo tempo. “Tutte le strutture sanitarie di frontiera e di ricovero continuano a vigilare costantemente – spiega la nota – pur nella consapevolezza che la situazione per quanto riguarda l’Italia e l’Europa resta assolutamente sotto controllo. L’individuazione dei casi sospetti dimostra l’efficacia della vigilanza italiana”.
Il missionario spagnolo sarà trattato con siero sperimentale. Il trattamento sperimentale ZMapp, finora applicato solo a due cittadini americani infettati in Liberia, è giunto ieri a Madrid, dove è stato ricoverato il missionario spagnolo Miguel Pajares. “Dopo che l’Agenzia spagnola del farmaco ha autorizzato l’importazione in via eccezionale del medicamento – precisa una nota del ministero della Salute spagnolo – lo ZMapp è arrivato all’ospedale Carlos III dove è ricoverato il sacerdote di 75 anni”. L’uomo, molto indebolito dalla malattia, è giunto in Spagna a bordo di un aereo militare medicalizzato in compagnia di una suora, i cui test hanno dato finora risultato negativo. Lo ZMapp è un cocktail di tre anticorpi detti “monoclonali”, capaci cioè di riconoscere le cellule infettate dal virus e di scatenare una reazione immunitaria. Frutto di oltre 10 anni di ricerche, il siero, sviluppato inizialmente sui topi in laboratorio e reso compatibile agli umani, ha permesso di proteggere il 100% di primati trattati un’ora dopo essere stati esposti al virus Ebola.
La Guinea smentisce chiusura frontiere: “Aumentati i controlli”. La Guinea, che aveva annunciato ieri la chiusura delle sue frontiere terrestri con la Liberia e la Sierra Leone, ha oggi precisato le sue intenzioni, affermando di aver semplicemente aumentato i controlli, nell’intento di evitare spostamenti transfrontalieri clandestini. “Non si tratta di una chiusura delle frontiere – ha dichiarato il portavoce del governo, il ministro Albert Damantag Camara, in una intervista telefonica – ma piuttosto di misure tese a controllare meglio i transiti frontalieri delle persone”. Qualche ora fa, il ministro aveva annunciato la chiusura temporanea delle frontiere terrestri. “Preghiamo – ha detto Papa Francesco all’Angelus dopo i suoi appelli per Iraq e Gaza – anche per le vittime del virus Ebola e per quanti stanno lottando per fermarlo”.