Le immagini che arrivano da Gaza gli fanno tornare in mente i brutti ricordi della sua infanzia. “Israele mi fa rabbia. Come fanno a bombardare una scuola? Si sa che ci sono dei bambini”. E’ incredulo Enrico Pieri, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema. A 10 anni ha assistito, nascosto nel sottoscala, al massacro della mamma Irma, incinta di 4 mesi, delle due sorelle più piccole, del nonno e della nonna Doralice, degli zii, del papà Natale. Tutti indifesi, sterminati in meno di 5 minuti a scariche di mitra nella cucina di casa, insieme ai vicini, i Pierotti.
Settant’anni dopo quel 12 agosto del 1944, Pieri, 80enne, è sicuro di una cosa: “Esistono ancora tante Sant’Anne. Israele è un esempio. Sta facendo delle cose che un popolo come quello non può fare, non dopo quello che ha subito”. Le tragedie non ammettono vendetta, per Pieri. L’eccidio del 1944 non lo ha spinto a crogiolarsi nell’odio. Basti pensare che ha sposato la ragazza che amava, anche se di famiglia fascista. Al figlio, cresciuto in Svizzera, ha fatto studiare il tedesco. “Erano gli anni ’70, si stava costruendo l’Europa. Potevo fargli studiare il francese, ma ho scelto il tedesco. Avevo superato quel periodo di rancore verso la Germania. Avevo perdonato il popolo tedesco, ma l’ideologia nazista e fascista mai. Io oggi sono un convinto europeo. Penso che bisogna superare tutti questi rancori perché sennò – avverte – si ritorna al Medioevo”.
Non è più quel bambino ammutolito dal terrore nel sottoscala, né quello nascosto per ore, in silenzio, tra le piante di fagioli, aspettando che i mitra tacessero e lasciassero spazio all’odore di carne bruciata. Oggi Enrico Pieri parla continuamente, ogni giorno, a centinaia di studenti da ogni parte d’Italia. Racconta di quella mattina e il dolore non perde d’intensità: si commuove tre volte durante l’intervista a ilfattoquotidiano.it. Medaglia dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania per aver favorito incontri tra studenti italiani e tedeschi, Pieri è stato insignito anche del Premio di Cittadino Europeo per il suo impegno nella memoria. “La bimba che mi ha salvato la vita portandomi con sé nel sottoscala si chiamava Grazia, aveva 14 anni. Dopo quel 12 agosto non l’ho più vista” racconta. “So che è morta, come la sorella Gabriella, che si buttò sui materassi, fra le coperte e i cadaveri, si finse morta e si salvò”.
I nazisti dettero fuoco ai corpi. “Non si riusciva a respirare e siamo andati fuori, subito vicino casa, c’era la piana di fagioli. Ci siamo rimasti per ore. Il silenzio assoluto. Nemmeno la pipì ci scappava. E piangere niente. Lì, ammutoliti. Poi mi ha preso una famiglia del paese. Verso le sette di sera sono tornato a casa, da solo. Nella cucina c’erano i corpi di tutta la mia famiglia. Non li ho guardati. Sono andato sopra, dove c’era la camera di mia nonna. Il trave bruciava e ho cercato di spegnerlo. Poi sono tornato dalla famiglia, mi han dato un po’ di latte e siamo andati a dormire nel bosco. Alle 4 del mattino venne a prendermi lo zio, anche lui era rimasto solo”. L’uomo ripercorre una storia che ripete a memoria, senza troppe variazioni, ogni giorno.
Ma il passato non è passato. E’ presente, è fuori controllo, e fa piangere questo bambino di 80 anni quando mormora: “C’era ancora la puzza di carne bruciata. E’ durata, c’è voluto parecchio tempo prima che andasse via del tutto. Corpi di animali e persone tutti insieme riempivano le stalle”. Dopo il 12 agosto, per il piccolo Enrico seguono un mese in collegio e diversi anni rimbalzato tra pochi parenti rimasti: a Sant’Anna fino al 1951, poi a Valdicastello. “Ero solo. Sbandato. Dopo il ’44 ho fatto una vitaccia”. Lavora come saldatore a Viareggio, poi si candida per un lavoro come operaio in Svizzera. Lo assumono, parte. Lontano dall’Italia però non sta meglio. “Ero messo male qua e messo male là. L’affetto materno ti manca. Le coccole io non le ho avute”. Due volte all’anno torna nella sua Sant’Anna.
Ed è a Viareggio, sul treno, che conosce Fiorenza. “Ci siamo rivisti, siamo andati a ballare. Ch’io fossi un superstite l’ha capito subito. Ci fu un contrasto, perché la sua famiglia era di idee fasciste. Lavorava alla Casa della Lana. Io ero in Svizzera, non le scrivevo tante lettere anche perché avevo la quarta elementare. Siccome ero lontano, e lei faceva le maglie, ricevetti un pullover. Era la prima volta che ricevevo un pullover, quando sei abbandonato da tutti ricevere un pullover è un pensiero che ti commuove. E io le mandai un disco, quella canzone che dice “Il pullover che mi hai dato tu“. “Il pullover che mi hai dato tu, sai mia cara, possiede una virtù. Ha il calore che tu hai dato a me. E mi illudo di stare in braccio a te”: la rinascita per il ragazzo di Sant’Anna ha la voce di Gianni Meccia che canta “Il pullover”, successo del 1960. Fiorenza l’ha sposato nel 1962 ed è ancora accanto a lui. Hanno avuto un figlio che parla correntemente tedesco. “Anche lui – precisa Enrico Pieri – ha portato quel pullover”.
Cronaca
Sant’Anna, “I nazisti sterminarono la mia famiglia. Ma perdono il popolo tedesco”
1944-2014. Enrico Pieri, presidente dell'Associazione Martiri di Sant'Anna di Stazzema, oggi 80enne, il 12 agosto del 1944 vide morire tutti i suoi familiari, massacrati dalle Ss. Lui si salvò nascondendosi nel sottoscala. A 70 anni dall'eccidio, racconta a ilfattoquotidiano.it: "Quello che succede a Gaza mi fa tornare in mente brutti ricordi"
Le immagini che arrivano da Gaza gli fanno tornare in mente i brutti ricordi della sua infanzia. “Israele mi fa rabbia. Come fanno a bombardare una scuola? Si sa che ci sono dei bambini”. E’ incredulo Enrico Pieri, presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna di Stazzema. A 10 anni ha assistito, nascosto nel sottoscala, al massacro della mamma Irma, incinta di 4 mesi, delle due sorelle più piccole, del nonno e della nonna Doralice, degli zii, del papà Natale. Tutti indifesi, sterminati in meno di 5 minuti a scariche di mitra nella cucina di casa, insieme ai vicini, i Pierotti.
Settant’anni dopo quel 12 agosto del 1944, Pieri, 80enne, è sicuro di una cosa: “Esistono ancora tante Sant’Anne. Israele è un esempio. Sta facendo delle cose che un popolo come quello non può fare, non dopo quello che ha subito”. Le tragedie non ammettono vendetta, per Pieri. L’eccidio del 1944 non lo ha spinto a crogiolarsi nell’odio. Basti pensare che ha sposato la ragazza che amava, anche se di famiglia fascista. Al figlio, cresciuto in Svizzera, ha fatto studiare il tedesco. “Erano gli anni ’70, si stava costruendo l’Europa. Potevo fargli studiare il francese, ma ho scelto il tedesco. Avevo superato quel periodo di rancore verso la Germania. Avevo perdonato il popolo tedesco, ma l’ideologia nazista e fascista mai. Io oggi sono un convinto europeo. Penso che bisogna superare tutti questi rancori perché sennò – avverte – si ritorna al Medioevo”.
Non è più quel bambino ammutolito dal terrore nel sottoscala, né quello nascosto per ore, in silenzio, tra le piante di fagioli, aspettando che i mitra tacessero e lasciassero spazio all’odore di carne bruciata. Oggi Enrico Pieri parla continuamente, ogni giorno, a centinaia di studenti da ogni parte d’Italia. Racconta di quella mattina e il dolore non perde d’intensità: si commuove tre volte durante l’intervista a ilfattoquotidiano.it. Medaglia dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania per aver favorito incontri tra studenti italiani e tedeschi, Pieri è stato insignito anche del Premio di Cittadino Europeo per il suo impegno nella memoria. “La bimba che mi ha salvato la vita portandomi con sé nel sottoscala si chiamava Grazia, aveva 14 anni. Dopo quel 12 agosto non l’ho più vista” racconta. “So che è morta, come la sorella Gabriella, che si buttò sui materassi, fra le coperte e i cadaveri, si finse morta e si salvò”.
I nazisti dettero fuoco ai corpi. “Non si riusciva a respirare e siamo andati fuori, subito vicino casa, c’era la piana di fagioli. Ci siamo rimasti per ore. Il silenzio assoluto. Nemmeno la pipì ci scappava. E piangere niente. Lì, ammutoliti. Poi mi ha preso una famiglia del paese. Verso le sette di sera sono tornato a casa, da solo. Nella cucina c’erano i corpi di tutta la mia famiglia. Non li ho guardati. Sono andato sopra, dove c’era la camera di mia nonna. Il trave bruciava e ho cercato di spegnerlo. Poi sono tornato dalla famiglia, mi han dato un po’ di latte e siamo andati a dormire nel bosco. Alle 4 del mattino venne a prendermi lo zio, anche lui era rimasto solo”. L’uomo ripercorre una storia che ripete a memoria, senza troppe variazioni, ogni giorno.
Ma il passato non è passato. E’ presente, è fuori controllo, e fa piangere questo bambino di 80 anni quando mormora: “C’era ancora la puzza di carne bruciata. E’ durata, c’è voluto parecchio tempo prima che andasse via del tutto. Corpi di animali e persone tutti insieme riempivano le stalle”. Dopo il 12 agosto, per il piccolo Enrico seguono un mese in collegio e diversi anni rimbalzato tra pochi parenti rimasti: a Sant’Anna fino al 1951, poi a Valdicastello. “Ero solo. Sbandato. Dopo il ’44 ho fatto una vitaccia”. Lavora come saldatore a Viareggio, poi si candida per un lavoro come operaio in Svizzera. Lo assumono, parte. Lontano dall’Italia però non sta meglio. “Ero messo male qua e messo male là. L’affetto materno ti manca. Le coccole io non le ho avute”. Due volte all’anno torna nella sua Sant’Anna.
Ed è a Viareggio, sul treno, che conosce Fiorenza. “Ci siamo rivisti, siamo andati a ballare. Ch’io fossi un superstite l’ha capito subito. Ci fu un contrasto, perché la sua famiglia era di idee fasciste. Lavorava alla Casa della Lana. Io ero in Svizzera, non le scrivevo tante lettere anche perché avevo la quarta elementare. Siccome ero lontano, e lei faceva le maglie, ricevetti un pullover. Era la prima volta che ricevevo un pullover, quando sei abbandonato da tutti ricevere un pullover è un pensiero che ti commuove. E io le mandai un disco, quella canzone che dice “Il pullover che mi hai dato tu“. “Il pullover che mi hai dato tu, sai mia cara, possiede una virtù. Ha il calore che tu hai dato a me. E mi illudo di stare in braccio a te”: la rinascita per il ragazzo di Sant’Anna ha la voce di Gianni Meccia che canta “Il pullover”, successo del 1960. Fiorenza l’ha sposato nel 1962 ed è ancora accanto a lui. Hanno avuto un figlio che parla correntemente tedesco. “Anche lui – precisa Enrico Pieri – ha portato quel pullover”.
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Roma, 13 mar. - (Adnkronos) - Il Premio Film Impresa è pronto a tornare per il terzo anno consecutivo. La conferenza stampa di presentazione avrà luogo il 17 marzo, alle 11, alla Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. Il Premio - la cui terza edizione si terrà il 9, 10 e 11 aprile sempre alla Casa del Cinema - è un’iniziativa ideata e realizzata da Unindustria con il supporto di Confindustria. Divenuto ormai un vero hub culturale e luogo d’incontro di riferimento, il Premio ha l’obiettivo di valorizzare, esaltare e comunicare i valori dell’impresa e delle persone che vi lavorano. Creatività, visione, coraggio, tradizione, appartenenza al territorio, innovazione e sostenibilità sono i protagonisti dei prodotti audiovisivi, dei cortometraggi e dei mediometraggi candidati che saranno selezionati da una giuria presieduta quest’anno da Caterina Caselli.
Alla conferenza stampa di lancio, che annuncerà i nomi di tutti i componenti della giuria e anche il dettaglio del programma degli eventi del Pfi, prenderanno parte il presidente del Premio Film Impresa Giampaolo Letta, il presidente di Unindustria Giuseppe Biazzo, il direttore artistico del Premio Mario Sesti e la presidente di Giuria Caterina Caselli.
Parteciperanno inoltre i rappresentanti delle aziende partner, e interverrà anche Lorenza Lei, responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio. La terza edizione del Premio Film Impresa si avvale del patrocinio di Regione Lazio, Roma Capitale e Rai Teche, e della collaborazione di Confindustria, Anica, Una e Fondazione Cinema per Roma. L'iniziativa è realizzata in partnership con Almaviva, Edison Next, Umana e UniCredit, e con il supporto tecnico di Spencer & Lewis, D-Hub Studios, Ega e Tecnoconference Europe. Media partner dell'evento sono Il Messaggero, Prima Comunicazione e Adnkronos.
Tel Aviv, 13 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano afferma di aver colpito un "centro di comando appartenente alla Jihad islamica palestinese" a Damasco. L'attacco dimostra che Israele "non permetterà che la Siria diventi una minaccia per lo Stato di Israele", ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, aggiungendo che nella lotta "al terrorismo islamico contro Israele, non sarà dispensato né Damasco né altri".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "La politica tende a minimizzare il ruolo dei clan all'interno delle comunità e della capacità che hanno di raccogliere consensi. Quindi c'è una minore consapevolezza in questa direzione. Farsi condizionare significa mettersi a disposizione" dei clan. E' il monito del Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars Antonello Cracolici conversando con i giornalisti a Catania dove oggi si è trasferita la Commissione per le audizioni. "La politica se si mette a disposizione - dice - è inevitabilmente subalterna alla criminalità".
Catania, 13 mar. (Adnkronos) - "Oltre il 20 per cento dei comuni del catanese sono coinvolti in fatti di infiltrazioni, è un dato di fatto. Comuni sciolti per mafia, o per cui è stato deciso l'accesso. O per il quale verrà chiesto ei prossimi giorni, come a Ramacca". E' il grido d'allarme lanciato dal Presidente della Commissione regionale antimafia all'Ars, Antonello Cracolici, a margine delle audizioni a Catania. "E' evidente che c'è una condizione sulla quale bisogna guardare con molta preoccupazione quello che sta avvenendo nei territori - dice parlando con i giornalisti-Anche perché la mafia ha cambiato pelle, ha cambiato persino anagrafe".
Il Cairo, 13 mar. (Adnkronos/Afp) - Egitto, Hamas e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) hanno accolto con favore le dichiarazioni di Donald Trump secondo cui “nessuno espellerà i palestinesi” dalla Striscia di Gaza, come il presidente americano ha dichiarato ieri alla Casa Bianca, in risposta a un giornalista che gli chiedeva se il piano di “espellere i palestinesi da Gaza” fosse stato menzionato durante le sue discussioni con il primo ministro irlandese, Michael Martin, in visita a Washington.
L'Egitto "afferma che questa posizione riconosce l'importanza di evitare il peggioramento delle condizioni umanitarie nella regione e la necessità di lavorare per soluzioni giuste e durature per la causa palestinese", ha affermato in una nota il Ministero degli Esteri egiziano.
Da parte sua, il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha affermato che "le dichiarazioni di Trump sulla mancata espulsione dei residenti di Gaza sono state ben accolte". E apprezzamento è stato dichiarato anche dall'Olp: "Apprezziamo le dichiarazioni del presidente americano che conferma che gli abitanti della Striscia di Gaza non sono obbligati a lasciare la loro patria", ha scritto su X il segretario generale Hussein al-Sheikh.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anno scorso la Commissione scientifica ed economia del Farmaco dell'Aifa ha riclassificato, dalla diretta alla convenzionata, le gliptine, farmaci antidiabetici di largo utilizzo. È stata fatta questa riclassificazione sulla base di criteri scientifici. È una classe omogenea di farmaci, ci sono evidenze scientifiche, si è fatta un’analisi dell’impatto e a distanza di un anno possiamo dire che l’esperimento comunque ha funzionato. Effettivamente questi farmaci sono farmaci antidiabetici oggi molto utilizzati, sono di largo impiego, hanno un profilo rischio-beneficio estremamente favorevole, ma il fatto che si siano riclassificati ha portato anche a una maggiore aderenza terapeutica". Lo ha detto il presidente dell'Agenzia italiana del farmaco Robert Giovanni Nisticò nel suo intervento da remoto oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' promosso dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
"Il diabete - ha proseguito Nisitcò - è una patologia comunque cronica, che può portare a molte complicanze, quindi favorire l’aderenza, attraverso appunto canali distributivi che vadano verso la prossimità del paziente, è sicuramente una cosa importante. Quindi anche la rivalutazione della farmacia, della farmacia territoriale per raggiungere meglio il paziente, quindi della medicina di prossimità, della sanità di prossimità è sicuramente una cosa importante. Certamente il fatto di aver riclassificato farmaci, da un contenitore già molto sotto pressione a un altro, ci deve dire che sicuramente da un lato possiamo alleggerire quello che è il peso, la pressione del payback farmaceutico, dall’altro però ci sono nuove criticità che dobbiamo tutti insieme affrontare, ad esempio l’impatto sulle Regioni".
L'Aifa "rimane disponibile in tutto questo scenario e noi siamo chiaramente un’istituzione pronta a dialogare con tutti, per far sì che queste disposizioni della Legge di Bilancio abbiano poi la loro finalità, da un lato verso la salute dei pazienti, dall’altro anche verso la sostenibilità del Ssn" ha concluso.
Roma, 13 mar. (Adnkronos Salute) - "I numeri parlano chiaro: 9 ,7 milioni di risparmi per il Ssn, e da maggio a novembre 2024 le farmacie territoriali hanno dispensato oltre 2 milioni di confezioni di farmaci antidiabetici a base di gliptine. Tradotto in termini significa milioni di accessi in più a farmaci essenziali, senza file in ospedale, senza doppi passaggi in farmacia per la distribuzione per conto, senza barriere burocratiche. Abbiamo semplificato la vita a centinaia di migliaia di pazienti diabetici, soprattutto anziani, che oggi possono ritirare le loro cure direttamente nella farmacia sotto casa". Lo ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, nel suo intervento oggi, al ministero, per l'evento 'Farmaco accessibile: bilanci e prospettive. Un anno dalla norma' .
"L'impatto economico del provvedimento è altrettanto significativo -sottolinea Gemmato - La spesa a carico del nostro Ssn è risultata inferiore rispetto a quanto si sarebbe verificato con la precedente modalità di distribuzione diretta e per conto, con un risparmio per il Ssn di 9,7 milioni di euro". Gemmato sottolinea l'importanza di quella che lui stesso definisce "una riforma gentile" che "consente al cittadino un migliore accesso alle cure e, di conseguenza, una migliore aderenza terapeutica", oltre "ad un risparmio per le casse dello Stato, mi sembra un ottimo risultato".
Sulla possibilità che altre classi di farmaci vengano riclassificate, come è successo per gli antidiabetici, Gemmato non ha dubbi: "Noi contiamo di spostare pezzo per pezzo - spiega - anno per anno, così come la legge prevede, con un monitoraggio di spesa, la maggior quantità possibile di farmaci, ma proprio per andare incontro al cittadino, ridurre il disagio, migliorare la compliance, l'adenza terapeutica". Ci sono alcuni farmaci che "ovviamente richiedono una dispensazione in ambiente protetto e controllato, quale è quell'ospedaliero, e quelli evidentemente non vengono toccati. Per tutta un'altra serie di farmaci, invece, si apre la possibilità dello spostamento e quindi anno per anno, con una logica di medio e di lungo periodo, sposteremo compatibilmente con il bilancio dello Stato, quindi tenendo sempre sotto controllo i conti dello Stato, sposteremo quante più categorie possibili".