Unicredit ha ceduto per 33 milioni all’A.S. Roma spv, il veicolo controllato da James Pallotta, il suo 31% della holding Neep, che controlla l’A.S. Roma. L’imprenditore e dirigente sportivo statunitense diventa così proprietario, attraverso Neep e il fondo Raptor Capital management, del 100% della società giallorossa. Che la cessione fosse alle porte era noto da alcuni giorni, ma le anticipazioni della vigilia riportate da Il Messaggero scommettevano su un prezzo più alto, intorno ai 50 milioni. Il corrispettivo è stato però interamente versato dalla cordata di Pallotta alla banca, mentre in fase di trattativa era emersa anche la possibilità di una rateizzazione. Venerdì scorso la Consob aveva chiesto alle parti di dare informazioni al mercato dopo che il titolo della A.S. Roma aveva lasciato sul terreno il 18,33%. Dopo l’annuncio ufficiale le azioni della società sono schizzate a 0,79 centesimi, in rialzo del 13,67%.
Con questa operazione Unicredit archivia invece la presenza diretta nel mondo del calcio, mentre prosegue la sua sponsorizzazione alla Champions League. La banca ha ereditato la quota nella controllante dell’A.S. Roma quattro anni fa dalla Italpetroli della famiglia Sensi.
Ora resta da stabilire se il patron della Roma avrà come socio forte il fondo immobiliare Starwood Capital, che nel marzo scorso ha acquistato una partecipazione di minoranza in As Roma Spv e sarebbe interessato a salire nell’azionariato. La partnership con un colosso dell’immobiliare ha tanto più senso a fronte del fatto che Pallotta, come è noto, punta a costruire di qui al 2016 un nuovo stadio di proprietà, il cui costo (oltre 250 milioni di euro) dovrebbe essere coperto in gran parte dai proventi dell’area a destinazione commerciale, con negozi e hotel.
Sempre lunedì la Consob ha multato per 50mila euro per abusi di mercato e ostacolo agli organi di vigilanza lo ‘sceicco’ Adnan Adel Aref Al Qaddumi, che nel febbraio 2013 promise un investimento di 50 milioni di euro per acquisire il 50% della società giallorossa. I soldi non arrivarono e la Procura di Roma lo indagò per aggiotaggio. L’authority è arrivata alla conclusione che il sedicente sceicco ha fornito documentazione “fuorviante e inidonea a provare la disponibilità dei fondi necessari a eseguire l’operazione” e “parziale, perché non comprensiva della ‘comfort letter’ che lo stesso si era impegnato a fornire alla Consob e che avrebbe consentito di accertare la serietà e fattibilità del suo progetto di acquisizione della As Roma”. Con la conseguenza “di aver ritardato e procurato nocumento all’adeguato svolgimento delle funzioni di vigilanza”.