Sulla fecondazione eterologa è necessario “un atto di regolamentazione a carattere nazionale” affinché “un argomento così delicato e sensibile si trasformi in una giungla”. L’assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Carlo Lusenti, interviene sulla tecnica di fecondazione il cui divieto è stato rimosso da una sentenza della Corte Costituzionale. Una pronuncia a seguito della quale la Regione Toscana ha già approvato una delibera che prevede l’adozione di iniziative necessarie per rispettare tracciabilità, anonimato e privacy. Ma quella di Palazzo Strozzi è una decisione che l’assessore emiliano non condivide.
“Voglio precisare – spiega Lusenti – che proprio per assicurare la fruizione di un diritto, pertinente alla sfera della salute, in condizioni di uniformità su tutto il Paese, riteniamo sia doveroso andare oltre l’assunzione di atti da parte delle singole Regioni: ciò comporterebbe inevitabilmente il rischio di una variabilità da territorio a territorio”. Serve un documento di linee guida o regolamentazione uniforme, quindi, “da adottare con urgenza e tempestività. Noi siamo pronti, e sollecitiamo a lavorare da subito per adottare un provvedimento entro i primi di settembre. Lo dobbiamo alle tante coppie in attesa di veder riconosciuto questo loro diritto”. “Noi riteniamo – conclude Lusenti – che le strutture pubbliche dell’Emilia-Romagna non possano attuare al momento la fecondazione eterologa a carico del Servizio sanitario nazionale in quanto, a parere del ministero, la procedura non è inclusa nei Livelli essenziali di assistenza“.
In un primo momento, però, il ministro Beatrice Lorenzin aveva assicurato che l’eterologa sarebbe rientrata nei Lea. Così come aveva annunciato un decreto da presentare “entro la pausa estiva”. Un testo di cui aveva parlato, punto per punto, anche a Il Fatto Quotidiano. Poi ha fatto dietrofront, precisando che il Consiglio dei ministri ha deciso all’unanimità che la fecondazione eterologa deve essere regolamentata tramite una legge del Parlamento. Il presidente della Consulta Giuseppe Tesauro, però, ha specificato che non c’è “nessun vuoto normativo” e che “i centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l’eterologa, purché rispettino tutti quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione medicalmente assistita”. E anche Stefano Rodotà si è espresso contro la decisione del governo, perché “viola la sentenza della Consulta“.