Non ci sono più i parenti di una volta; perfino i generi sono degenerati. Però la suocera resiste. Stalin nell’urna non ti ha mai visto, nel segreto della camera da letto anche Dio, ormai, ha bisogno degli occhiali, ma la suocera no. Lei ti vede ancora, segna tutto, e non perdona. Dall’Italia di Verdi a quella di Renzi non è cambiato niente. Se poi si chiama Annamaria Bernardini De Pace, scrive pure al Giornale.
Ieri sul quotidiano di Paolo Berlusconi – un nome che è una garanzia di difesa dei valori della famiglia – è apparsa una lunga lettera in cui la Bernardini de Pace si scaglia contro l’ex genero Raoul Bova. Il nome non c’è, ma è impossibile non riconoscere nel destinatario l’attore che sposò 14 anni fa la figlia della De Pace, Chiara Giordano, e da cui l’anno scorso si è separato dopo avere iniziato una nuova relazione. Vista la lunghezza della missiva, per comodità del lettore trasmettiamo un’ampia sintesi degli epiteti rivolti al genero: bugiardo, egoista, vigliacco, opportunista, sleale, traditore, manipolatore, irresponsabile. Ingrato non c’è, forse perché la De Pace, noto avvocato divorzista, in fondo è proprio a questi generi degeneri che deve la sua fortuna professionale. Degeneri e irresponsabili, perché “la responsabilità è irrinunciabile, quando non si può più ragionare con l’ ‘ io’, ma si deve rispettare il ‘ noi’” scrive l’avvocatessa, rivelando di avere bene assimilato l’ultimo libro di Corrado Passera, Io siamo.Ma di sicuro subisce anche il fascino dello stile di Nichi Vendola, là dove accusa il genero di non aver preferito “la narrazione del cuore allo spot del sesso”.
Chiusa con maledizione finale, proprio come Azucena al Conte di Luna nel Trovatore: “Non sarai mai più felice, non vivrai mai più sereno senza la famiglia che hai svenduto ai tuoi capricci”. Aiuto. Non vorremmo essere nei suoi panni, ma nemmeno in quelli della figlia di tanta suocera. Difficile che possa trovare nuovi pretendenti alla sua mano, a parte i kamikaze.