Sembrava un altro caso Sayeeda Warsi, la sottosegretario agli Esteri di Londra che si è dimessa in polemica contro la linea tenuta dal governo britannico su Gaza. Invece l’addio del collega Mark Simmonds, comunicato martedì mattina al Foreign Office, non ha nulla a che vedere con le due esplosive crisi in corso in Medio Oriente o con la situazione in Ucraina. Il deputato conservatore ha subito fatto sapere che la sua decisione ha una causa molto più terra terra: lo stipendio. O meglio, l’assegno aggiuntivo che Westminster riconosce ai membri del Parlamento per pagarsi una casa nella carissima capitale. “Non ce la faccio con le spese”, ha spiegato il deputato, che rinuncia alla poltrona e non si ricandiderà alle elezioni nel 2015. “L’indennità prevista per l’alloggio dei parlamentari a Londra mentre sono via dalla famiglia – la mia vive in Lincolnshire – non mi consente di affittare un appartamento che possa accogliere i miei familiari e quindi finirei per vederli molto poco, mentre voglio mettere la famiglia al primo posto”. Come hanno fatto ampiamente notare non senza sarcasmo i quotidiani britannici, l’indennità ammonta 27mila sterline, pari più di 33mila euro. Che si aggiungono a una busta paga di 90mila sterline. Troppo poco per Simmonds, che ha tre figli e evidentemente ha bisogno di molto spazio. Insomma: nessuna nuova frizione all’interno del partito del premier David Cameron. Solo la scelta di un pendolare di lusso. Arrivata però nel momento meno opportuno, mentre al ministero degli Esteri si tengono riunioni quotidiane del comitato d’urgenza e a poche settimane da un rimpasto che ne ha cambiato i vertici. 

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