Fine dell’occupazione, è ufficiale. I lavoratori dello spettacolo lasciano il foyer del Teatro Valle in serata, dopo uno spettacolo finale allestito in strada, su un “palco impalcatura“, come è stato battezzato ironicamente, simbolo che la loro “primavera” non potrà essere fermata. Dopo una lunga giornata c’è la riconsegna delle chiavi, non senza frizioni tra le istituzioni e gli occupanti. Marino Sinibaldi presidente del Teatro di Roma che da ieri è il proprietario dello stabile partecipa alla loro assemblea pubblica. Con lui Roberto Roscani rappresentante del Comune di Roma. “Oggi scadono i termini dovete uscire, questi erano i patti, abbiamo accolto le vostre richieste” afferma il funzionario comunale davanti alla platea a cielo aperto. “Noi terminiamo lo spettacolo e poi usciamo” è la risposta degli occupanti. L’aspetto emotivo per i tre anni di occupazioni si scontra con i riti burocratici. “E’ chiaro che le istituzioni fanno fatica a confrontarsi con questa realtà nuova che ha inventato modi di produrre cultura dal basso, con modalità inclusive e collettive, premiata dall’European cultural foundation – afferma Guido De Togni – ma questo processo è soltanto all’inizio, il diritto vive, la lotta per i diritti degli afroamericani iniziò con una donna di colore arrestata per essersi seduta su un autobus destinato ai bianchi”. Dal due settembre partiranno i tavoli per sottoscrivere la convenzione che riconosca la fondazione teatro Valle bene comune come un interlocutore ufficiale. Già da oggi gli ex occupanti e le istituzioni vigileranno insieme sulle opere di restauro. L’idea del Valle occupato di una scuola per maestranze pare sia piaciuta all’assessore alla Cultura di Roma Giovanna Marinelli. Il teatro chiude, se temporaneamente lo scopriremo nei prossimi mesi di Irene Buscemi
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