La procura parla per la prima volta a sei giorni dal delitto di Antonio Manesco, l'ex docente di 77 anni ritrovato a pezzi in una valigia gettata in un cassonetto. Due trentenni di Piacenza, Gianluca Civardi e Paolo Grassi, sono accusati di omicidio premeditato pluriaggravato dalla crudeltà, rapina aggravata e occultamento di cadavere
Prima hanno tentato di strozzarlo, poi l’hanno colpito al petto con diverse coltellate. Dopo l’hanno smembrato nel suo appartamento, agendo “con professionalità, premeditazione, e con preoccupante freddezza”. La procura della Repubblica di Piacenza incontra per la prima volta la stampa a sei giorni dal delitto avvenuto a Milano giovedì scorso, per il quale sono finti in carcere Gianluca Civardi e Paolo Grassi, due 30enni incensurati di Piacenza che sono accusati di omicidio premeditato pluriaggravato dalla crudeltà, rapina aggravata e occultamento di cadavere. La vittima è l’ex insegnante milanese Adriano Manesco, 77 anni, il cui corpo fatto a pezzi è stato ritrovato chiuso in una valigia all’interno di un cassonetto della spazzatura vicino alla stazione di Lodi. Gli inquirenti piacentini, che fino ad oggi hanno gestito le indagini in collaborazione con le questure di Milano e Lodi, illustrano i dettagli del delitto e puntano soprattutto sulla premeditazione, non solo del delitto, ma di tutto l’orribile oltraggio a cui è stato sottoposto il cadavere dell’anziano.
“Se voglio semplicemente uccidere qualcuno – dice il sostituto Antonio Colonna – non porto con me una valigia con coltelli, seghetti, teli di plastica, fascette per immobilizzare e tutto il resto che abbiamo trovato ai due indagati”. Colonna parla di “professionalità” criminale dimostrata dai due piacentini: “Il giorno del delitto si sono premurati, prima di partire in treno per Milano, di lasciare i loro telefoni cellulari accesi all’interno di un’auto vicino a un parco di Piacenza. Sapevano che gli eventuali tabulati avrebbero avvalorato la loro dichiarazione, poi effettivamente resa in questura, di aver trascorso quella giornata in quell’area verde di Piacenza”.
Il pubblico ministero parla di preoccupante freddezza. Dopo aver ucciso l’uomo, i due “l’hanno smembrato, togliendo i visceri dall’addome e gettandoli a parte. Questo infatti avrebbe ritardato il processo di decomposizione del cadavere, posticipando l’eventuale ritrovamento e quindi anche le indagini. Infine hanno pulito tutto l’appartamento a regola d’arte. Una vicina di casa dell’appartamento in via Settembrini a Milano li nota però mentre vanno su e giù dalle scale con delle borse ingombranti”. La competenza sul caso passa ora alla procura di Milano che proseguirà con gli accertamenti scientifici sul luogo del delitto, mentre i due piacentini in carcere si avvalgono della facoltà di non rispondere.
A margine, gli avvocati Francesca Cotani del Foro di Milano e Andrea Bazzani del Foro di Piacenza, difensori di fiducia di Gianluca Civardi, affermano: “Siamo stati nominati in un momento successivo a quello delle dichiarazioni dell’indagato che ovunque si leggono: sono state rese subito dopo il fermo in questura e in un momento di eccezionale stress e senza la presenza del difensore. Il che spiega il fatto che il racconto sia incoerente e frammentario. Stiamo valutando la linea difensiva”. Intanto gli investigatori cercano eventuali collegamenti con due omicidi: nel 2011 il ritrovamento dei resti mutilati di un uomo in riva al fiume Lambro vicino a Orio Litta (Lodi), a due passi da Piacenza; nel 2007 in provincia di Pavia, a Monteleone ancora un corpo di un uomo robusto ritrovato senza testa e senza le mani, proprio per impedirne il riconoscimento.