Bergoglio, in visita a Seoul, si rivolge ai due Paesi affinché abbattano "i muri della diffidenza e dell'odio". Poi saluta i vescovi locali, ai quali ha affidato la missione di essere custodi della memoria e della speranza, incoraggiandoli nei loro sforzi per incrementare l’unità, la santità e lo zelo dei fedeli
“La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco della guerra”. L’appello di pace e di riconciliazione tra le due Coree è stato subito al centro del viaggio di Papa Francesco. Parole importanti subito macchiate dal lancio di tre missili da Pyongyang nel mare del Giappone mentre Seoul accoglieva Bergoglio. Francesco, che sul volo papale che per la prima volta nella storia ha sorvolato la Cina ha pregato per Simone Camilli, il videoreporter dell’Associated Press che il 13 agosto ha perso la vita in un’esplosione a Gaza, ha subito posto l’accento “sulla necessità di trasmettere ai nostri giovani il dono della pace”.
“Questo appello – ha spiegato Francesco incontrando le autorità coreane – ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana e incoraggio tali sforzi, che sono l’unica strada sicura per una pace duratura”. Quella indicata da Francesco nel suo primo viaggio in Asia è la “perenne sfida di abbattere i muri della diffidenza e dell’odio promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà. La diplomazia, infatti, come arte del possibile, – ha sottolineato ancora il Papa – è basata sulla ferma e perseverante convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo e l’ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza. La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia. E la giustizia, come virtù, fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione. Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del mutuo rispetto, della comprensione e della riconciliazione. Auspico – ha concluso il Papa – che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla”.
La speranza di Francesco è “che la democrazia coreana continuerà a rafforzarsi e che questa nazione dimostrerà di primeggiare anche in quella ‘globalizzazione della solidarietà’ che è oggi particolarmente necessaria: quella solidarietà che ha come obiettivo lo sviluppo integrale di ogni membro della famiglia umana”. Lo sguardo del Papa è rivolto particolarmente ai giovani e agli anziani e i suoi appelli sono costantemente rilanciati via twitter sul suo account ufficiale @Pontifex. Dopo l’incontro con le autorità della Corea del Sud, Francesco ha salutato i vescovi del Paese ai quali ha affidato la missione di essere custodi della memoria e della speranza, incoraggiandoli nei loro sforzi per incrementare l’unità, la santità e lo zelo dei fedeli in Corea.
“Una profetica testimonianza evangelica – ha ammonito loro Bergoglio – presenta alcune sfide particolari per la Chiesa in Corea, dal momento che essa vive e opera nel mezzo di una società prospera ma sempre più secolarizzata e materialistica. In tali circostanze gli operatori pastorali sono tentati di adottare non solo efficaci modelli di gestione, programmazione e organizzazione tratti dal mondo degli affari, ma anche uno stile di vita e una mentalità guidati più da criteri mondani di successo e persino di potere che dai criteri enunciati da Gesù nel vangelo. Guai a noi se la croce viene svuotata del suo potere di giudicare la saggezza di questo mondo! Esorto voi e i vostri fratelli sacerdoti – ha affermato ancora il Papa – a respingere questa tentazione in tutte le sue forme. Voglia il cielo che possiamo salvarci da quella mondanità spirituale e pastorale che soffoca lo Spirito, sostituisce la conversione con la compiacenza e finisce per dissipare ogni fervore missionario!”.
Domani, giorno di ferragosto, ci sarà il primo abbraccio dei giovani asiatici con il Papa nel Word Cup Stadium di Daejeon. Il motivo principale della visita di Francesco in Corea è proprio la partecipazione alla sesta giornata della gioventù asiatica, una sorta di “Gmg continentale”. “I giovani – ha affermato Bergoglio in un videomessaggio ai coreani registrato proprio in occasione del suo viaggio – sono portatori di speranza e di energie per il futuro; ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo”.