La civetta in marmo bianco di Robert Morris, una delle più importanti opere della Biennale Internazionale di Scultura del 2002 di Carrara, è stata rubata dalla casetta in muratura nel parco della Padula (vicino al centro) e portato via chissà quando. Nessuno, infatti, era a conoscenza del furto: né la polizia municipale, né il Comune. Solo dopo la scoperta – fatta dal Tirreno – l’amministrazione ha scritto una relazione e la polizia municipale ha aperto un’inchiesta.
La Nottola di Hegel (così si chiama l’opera d’arte di Morris) vale migliaia di euro. Lo scultore statunitense è, infatti, uno dei principali e teorici artisti del minimalismo e ha dato anche preziosi contributi allo sviluppo della performance art; una sua opera, ad esempio il Ring with light è stata stimata nel 2009 da ArtEconomy 24, 350mila dollari. Un gioiello quindi per Carrara, che tuttavia non lo ha saputo conservare. Il suo furto, infatti, è solo il capitolo più brutto nella storia di abbandono del Parco della Padula, su cui il Comune, nel 2002, ha investito 2 miliardi e 600 milioni di lire per la realizzazione della Biennale, che sarebbe dovuta diventare il primo museo a cielo aperto della città. Obiettivo mai raggiunto: il parco è inghiottito nel degrado. Erba incolta, percorso interrotto da tronchi, totem a terra e sporcizia. Ma peggio ancora: opere d’arte (di grande valore) annerite, rotte, ricoperte di scritte e addirittura scomparse, come quella di Morris.
L’opera di un altro “guru” della scultura contemporanea, Claudio Parmiggiani, un uovo in marmo bianco incastonato fra due rocce è stato imbrattato con bombolette spray. Brutta sorte anche per Le ballerine di Luigi Mainolfi: sei sculture in marmo bianco di varia grandezza inserite in una gabbia di ferro (che non è un antifurto, ma fa parte della creazione). Già danneggiate nel 2004 sono state portate in uno scantinato del Municipio, ma la gabbia è diventata fatiscente, arrugginita e ricoperta di erbacce. Tutte le opere della Biennale, insomma, sono abbandonate a se stesse: soldi pubblici e opere d’arte gettati al vento.
L’attuale assessore comunale alla cultura, Giovanna Bernardini (Pd) si difende: “Il degrado risale a molto tempo prima che si insediasse questa amministrazione. Io sono quella che più si è spesa per risistemarlo, intercettando fondi Piuss per la riqualificazione: abbiamo iniziato con la ristrutturazione di Villa Fabbricotti, sita all’interno del parco e che ospiterà il museo dedicato a Michelangelo Buonarroti“. Ma le opere d’arte? “Le abbiamo ripulite ben due volte – commenta l’assessore – è difficile controllare tutto. Quando avremo concluso i lavori di ristrutturazione e creato un reparto museale metteremo la sorveglianza. L’amministrazione è vittima del vandalismo, non colpevole”.
In realtà non è la prima vicenda di degrado collegata alla Padula. Sempre nel 2002 il Comune aveva speso altri 500 milioni di lire per realizzare un ponte in legno (che aveva anche ascensori per l’abbattimento di barriere architettoniche) che collegasse direttamente la città al parco. Tuttavia il ponte è stato utilizzato solo in occasione dell’inaugurazione della Biennale di scultura del 2002 ed è chiuso da 12 anni. Gli ascensori non sono mai entrati in funzione a pieno regime perché necessitavano di una linea telefonica (per eventuali guasti) e di un sistema di sorveglianza che non c’erano, mentre il ponte stesso, essendo in legno, aveva bisogno di manutenzione, mai assicurata. Così sul ponte le travi in legno si sfaldano, ad altre mancano pezzi, la struttura è pericolante. Andrea Vannucci, vicesindaco con delega al marmo ed ex assessore ai Lavori pubblici dal 2002 al 2003 (l’anno successivo alla costruzione del ponte) risponde: “Quella struttura ha sempre presentato criticità. Nel 2003, poi, c’è stata l’alluvione a Carrara, quindi immagino, anche se io sono stato solo un anno assessore ai lavori pubblici, che l’amministrazione abbia fissato un ordine di priorità. Non toglie questo che, adesso, possa essere inserito nel progetto di riqualificazione dell’intero parco”.