Antonio Conte nuovo commissario tecnico dell’Italia. Il miglior allenatore su piazza a un costo ragionevole per le casse della Federazione. Una bella notizia per la maggior parte dei tifosi, che adesso sogna il rilancio della Nazionale. Eppure, al di là dell’affaire-ingaggio, c’è una nota stonata: perché è recente una macchia nella carriera di Conte. La squalifica per 10 mesi per il calcioscommesse, che – a detta di molti – non lo rende la persona più adeguata a guidare la rappresentativa del Paese. Sul piano strettamente sportivo, in questo momento non ci sono sul mercato tecnici che abbiano vinto e dimostrato quanto lui negli ultimi anni. Per questo il nuovo presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha fatto senza dubbio un gran colpo nel convincerlo ad accettare l’incarico: sotto il profilo dello stipendio, ormai è cosa nota, la Figc non supererà il tetto di 1,5 milioni di euro l’anno fissato già in occasione del precedente contratto di Cesare Prandelli, mentre il resto dello stipendio da circa 3,5 milioni netti a stagione verrà coperto dallo sponsor tecnico Puma, con una formula studiata ad hoc per la situazione.
Ma, tornando alla questione morale, bisogna analizzare la posizione della Federazione: la Figc che oggi ingaggia e celebra Conte è la stessa che esattamente due anni fa di questi tempi lo squalificava per 10 mesi per omessa denuncia nell’ambito del processo sportivo sullo scandalo calcioscommesse. Allora la commissione disciplinare aveva stigmatizzato la condotta dell’allenatore in occasione della partita Albinoleffe-Siena,(in cui fu “provato che fosse a conoscenza della combine”) ritenuta tanto grave da definire “non congrua” l’istanza di patteggiamento a tre mesi concordata fra i legali di parte e la Procura. Adesso quella macchia, che non si può cancellare, è dimenticata (proprio come nel curriculum di Conte pubblicato sul sito della Federcalcio, a margine del comunicato che annuncia la firma del contratto, dove non compare traccia della squalifica). Né si tratta dell’unico contenzioso con la Federazione: per i giudizi “lesivi” espressi in merito a quella sentenza e all’operato degli organi della Giustizia sportiva, il tecnico salentino era anche stato deferito dal procuratore Stefano Palazzi.
Naturalmente non esiste una norma che vieti a Conte di diventare ct per i suoi trascorsi (per cui, in ogni caso, ha già scontato la pena comminata). Solo una questione di opportunità. Lo stesso discorso valido per il suo diretto superiore, Carlo Tavecchio. Nel corso della durissima campagna elettorale delle scorse settimane, tra le tante ragioni di critica alla candidatura sono state tirate in ballo anche le sue cinque condanne penali maturate tra il 1970 e il 1998, per un totale di un anno, tre mesi e 28 giorni di reclusione. Per quelle vicende, però, l’ex sindaco Dc di Ponte Lambro ha potuto godere della piena riabilitazione: il suo casellario giudiziale è pulito e quindi a rigor di legge è perfettamente eleggibile per le cariche federali (del resto nel 1999 aveva anche chiesto ed ottenuto un parere favorevole alla Corte Federale). Pure qui, però, resta il dubbio che forse una persona senza alcun tipo di precedenti (riabilitati o meno) sarebbe stata più adatta per ricoprire un ruolo di così alta rappresentanza.
Perché poi ci sono i possibili strascichi di quegli eventi. L’ultima stagione calcistica è stata segnata dalle discussioni sulle curve chiuse per i cori di discriminazione razziale e dal codice comportamentale per i giocatori della nazionale. A causa di quest’ultimo caso, per dire, era stato lasciato fuori dall’Europeo Domenico Criscito, per via di un presunto coinvolgimento nell’inchiesta calcioscommesse. Due temi “etici” – anti-razzismo e regolarità delle partite – su cui la Federazione targata Abete-Prandelli si era mostrata inflessibile. Sarà più difficile farlo in futuro, dopo la gaffe razzista del presidente e i trascorsi del ct. Altrimenti seguiranno nuove e ancor più accese polemiche. La coppia Conte-Tavecchio promette un futuro roseo per la nazionale, ma ha un passato non del tutto limpido. Solo con le vittorie potrà far dimenticare questi aspetti anche i tifosi più intransigenti.
Twitter: @lVendemiale
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Figc, condanne e calcioscommesse: dal codice etico all’era di Tavecchio e Conte
Il presidente della Federcalcio ha potuto candidarsi dopo aver maturato pene per un anno e 3 mesi "cancellate" dalla riabilitazione. Il nuovo ct due anni fa fu squalificato per 10 mesi dalla stessa federazione per la vicenda di Albinoleffe-Siena
Antonio Conte nuovo commissario tecnico dell’Italia. Il miglior allenatore su piazza a un costo ragionevole per le casse della Federazione. Una bella notizia per la maggior parte dei tifosi, che adesso sogna il rilancio della Nazionale. Eppure, al di là dell’affaire-ingaggio, c’è una nota stonata: perché è recente una macchia nella carriera di Conte. La squalifica per 10 mesi per il calcioscommesse, che – a detta di molti – non lo rende la persona più adeguata a guidare la rappresentativa del Paese. Sul piano strettamente sportivo, in questo momento non ci sono sul mercato tecnici che abbiano vinto e dimostrato quanto lui negli ultimi anni. Per questo il nuovo presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha fatto senza dubbio un gran colpo nel convincerlo ad accettare l’incarico: sotto il profilo dello stipendio, ormai è cosa nota, la Figc non supererà il tetto di 1,5 milioni di euro l’anno fissato già in occasione del precedente contratto di Cesare Prandelli, mentre il resto dello stipendio da circa 3,5 milioni netti a stagione verrà coperto dallo sponsor tecnico Puma, con una formula studiata ad hoc per la situazione.
Ma, tornando alla questione morale, bisogna analizzare la posizione della Federazione: la Figc che oggi ingaggia e celebra Conte è la stessa che esattamente due anni fa di questi tempi lo squalificava per 10 mesi per omessa denuncia nell’ambito del processo sportivo sullo scandalo calcioscommesse. Allora la commissione disciplinare aveva stigmatizzato la condotta dell’allenatore in occasione della partita Albinoleffe-Siena,(in cui fu “provato che fosse a conoscenza della combine”) ritenuta tanto grave da definire “non congrua” l’istanza di patteggiamento a tre mesi concordata fra i legali di parte e la Procura. Adesso quella macchia, che non si può cancellare, è dimenticata (proprio come nel curriculum di Conte pubblicato sul sito della Federcalcio, a margine del comunicato che annuncia la firma del contratto, dove non compare traccia della squalifica). Né si tratta dell’unico contenzioso con la Federazione: per i giudizi “lesivi” espressi in merito a quella sentenza e all’operato degli organi della Giustizia sportiva, il tecnico salentino era anche stato deferito dal procuratore Stefano Palazzi.
Naturalmente non esiste una norma che vieti a Conte di diventare ct per i suoi trascorsi (per cui, in ogni caso, ha già scontato la pena comminata). Solo una questione di opportunità. Lo stesso discorso valido per il suo diretto superiore, Carlo Tavecchio. Nel corso della durissima campagna elettorale delle scorse settimane, tra le tante ragioni di critica alla candidatura sono state tirate in ballo anche le sue cinque condanne penali maturate tra il 1970 e il 1998, per un totale di un anno, tre mesi e 28 giorni di reclusione. Per quelle vicende, però, l’ex sindaco Dc di Ponte Lambro ha potuto godere della piena riabilitazione: il suo casellario giudiziale è pulito e quindi a rigor di legge è perfettamente eleggibile per le cariche federali (del resto nel 1999 aveva anche chiesto ed ottenuto un parere favorevole alla Corte Federale). Pure qui, però, resta il dubbio che forse una persona senza alcun tipo di precedenti (riabilitati o meno) sarebbe stata più adatta per ricoprire un ruolo di così alta rappresentanza.
Perché poi ci sono i possibili strascichi di quegli eventi. L’ultima stagione calcistica è stata segnata dalle discussioni sulle curve chiuse per i cori di discriminazione razziale e dal codice comportamentale per i giocatori della nazionale. A causa di quest’ultimo caso, per dire, era stato lasciato fuori dall’Europeo Domenico Criscito, per via di un presunto coinvolgimento nell’inchiesta calcioscommesse. Due temi “etici” – anti-razzismo e regolarità delle partite – su cui la Federazione targata Abete-Prandelli si era mostrata inflessibile. Sarà più difficile farlo in futuro, dopo la gaffe razzista del presidente e i trascorsi del ct. Altrimenti seguiranno nuove e ancor più accese polemiche. La coppia Conte-Tavecchio promette un futuro roseo per la nazionale, ma ha un passato non del tutto limpido. Solo con le vittorie potrà far dimenticare questi aspetti anche i tifosi più intransigenti.
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Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "È quello che abbiamo chiesto. Ma capire è una parola inutile. Io non capisco niente e chi ci capisce è bravo. Si chiede, si fa e si combatte per ottenere rispetto. Capire no, mi spiace. Magari, capire qualcosa mi piacerebbe". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono se la giornalista potrà avere altre visite da parte dell'ambasciata.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - Nella telefonata di ieri "avrei preferito notizie più rassicuranti da parte sua e invece le domande che ho fatto... glielo ho chiesto io, non me lo stava dicendo, le ho chiesto se ha un cuscino pulito su cui appoggiare la testa e mi ha detto 'mamma, non ho un cuscino, né un materasso'". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "No, dopo ieri nessun'altra telefonata". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, ai cronisti dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni. "Le telefonate non sono frequenti. E' stata la seconda dopo la prima in cui mi ha detto che era stata arrestata, poi c'è stato l'incontro con l'ambasciatrice, ieri è stato proprio un regalo inaspettato. Arrivano così inaspettate" le telefonate "quando vogliono loro. Quindi io sono lì solo ad aspettare".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Questo incontro mi ha fatto bene, mi ha aiutato, avevo bisogno di guardarsi negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere...". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, lasciando palazzo Chigi dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni, che non ha compiuto nulla, devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi.
"Poi se pensiamo a giorni o altro... io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un'eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini". Le hanno detto qualcosa sui tempi? "Qualche cosa - ha risposto -, ma cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise".
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "La prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari". Lo ha detto Elisabetta Vernoni, mamma di Cecilia Sala, dopo l'incontro a palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni.
Roma, 2 gen. (Adnkronos) - "Adesso, assolutamente, le condizioni carcerarie di mia figlia". Lo dice Elisabetta Vernoni, madre di Cecilia Sala, dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a palazzo Chigi ai cronisti che le chiedono quali siano le sua maggiori preoccupazioni. "Lì non esistono le celle singole, esistono le celle di detenzione per i detenuti comuni e poi le celle di punizione, diciamo, e lei è in una di queste evidentemente: se uno dorme per terra, fa pensare che sia così...".