Fino all’ultimo minuto hanno sperato che la Camera dei deputati non andasse in vacanza. Troppo lontana la ripresa dei lavori, il 4 settembre. “Cosa faremo fino a quel giorno? Come occuperemo il nostro tempo?”. La disperazione, manco a dirlo, non arriva da uno dei 630 deputati eletti nel febbraio del 2013. Attanaglia, invece, i pensieri degli ex parlamentari che quotidianamente affollano il Transatlantico e i corridoi di Montecitorio. Ex parlamentari che continuano a varcare l’ingresso di Montecitorio come se fossero ancora in carica. Con una costanza che lascia di sasso. E che maliziosamente lascia scappare a un commesso di piazza del Parlamento la seguente affermazione: “Guardi, quando erano in carica non venivano con questa frequenza”. Ex parlamentari che adorano ancora oggi fregiarsi del titolo di “on.”, indossano abiti sartoriali acquistati in uno dei vicoli del centro della Capitale, e si atteggiano a decani della politica italiana in virtù dei gradi cuciti addosso. In una tradizione che da nord a sud varia e assume un significato e una colorazione differente.
Di fatto, spiega a ilfattoquotidiano.it il senatore Augusto Minzolini (ex cronista parlamentare, conoscitore degli angoli del palazzo come pochi, ndr), “ai tempi della Prima Repubblica il ruolo delle istituzioni era sacrale. Sì, resta un atteggiamento attento a quei ruoli perché c’è chi l’ha vissuto soprattutto come un elemento sano. Ma prima con la Lega, poi con l’avvento del M5s, al nord questo concetto è venuto meno. Mentre al sud il valore del concetto del deputato “onorevole” è superiore”. Un atteggiamento di rispetto nei confronti delle istituzione che porta uno come l’ex Dc Calogero Mannino – sei legislature sulle spalle, più volte ministro – a ri-frequentare i corridoi del Palazzo un paio di giorni a settimana. Il siciliano adora la giornata montecitoriana. Prima lo sfoglio dei giornali nella raffinatissima sala lettura adiacente al Transatlantico, poi un caffé alla buvette per un saluto ai commessi, e, infine, uno scambio di battute con vecchi amici, come un altro ex ministro democristiano come Paolo Cirino Pomicino o come Salvatore Cardinale, altro ex ministro, anche lui sicilianissimo e anche lui frequentatore del palazzo come pochi, che dalla Dc passò al Ccd e poi all’Udeur, al Ppi e alla Margherita.
Scorrendo l’album dei “nostalgici” non si può non annoverare l’ex segretario generale della Cisl, Sergio D’Antoni. Dopo tre legislature con le fila dei democratici, l’ex sindacalista ha il record di presenze fra gli ex parlamentari che non abbandonano il palazzo. E non manca giorno che non si scorga la sua sagoma. Allieta i cronisti parlamentari, chiacchiera con l’ex segretario Pier Luigi Bersani, e cura “principalmente” l’attività di lobbying al punto che recentemente è stato nominato ai vertici del Coni Sicilia. Però. La lunga lista dei “nostalgici” di Montecitorio arriva giù giù fino all’ennese Vladimiro Crisafulli, “Mirello”, noto alle cronache nazionali per essere stato escluso dalle liste dei candidati (prima delle elezioni 2013) perché “impresentabile”. Ma anche per una affermazione che resterà nella storia della politica italiana: “Ad Enna vinco anche con il sorteggio”. Raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, il siciliano cerca di spiegare con il solito piglio le ragioni del presentismo: “Io ho i miei problemi a Roma che non c’entrano nulla con Montecitorio. Non sono un nostalgico. Vado spesso a trovare il mio amico Angelo Capodicasa e il segretario regionale del Pd (che è Fausto Raciti, deputato Pd, ndr). Avimu voglia di parlare dei problemi della Sicilia”.
E i problemi tende ad allontanarli rifugiandosi a Montecitorio l’ex deputato Gustavo Selva. Lui insidia per presenze D’Antoni. Dalla colazione alla pennichella pomeridiana in un divanetto della sala lettura, Selva usufruisce di tutti i servizi del palazzo. Del resto, confessa a ilfattoquotidiano.it, “io abito a Piazza del Parlamento. Ma guardi, io sono uscito dalla vita parlamentare per mia volontà nel 2008. La mia è una situazione differente…”. L’elenco continua e sfiora tutto l’arco costituzionale. Annoverando democratici come Anna Paola Concia, ex sinistri come Franco Giordano, o ex finiani come Chiara Moroni, Italo Bocchino, Nino Lo Presti. O chi, come l’ex popolare Pier Luigi Castagnetti e l’ex Ds Luciano Violante, ambisce al Colle o a un ruolo all’interno del Csm. Fino ad arrivare a un altro democristiano, Gerardo Bianco, presidente dell’associazione ex parlamentari (1600 iscritti, organi statutari e un collegio dei probiviri, ndr): “Io sono costretto ad andare per ragioni legate all’associazione. Ma le assicuro che prima era diverso. Adesso non c’è più nessuna attrazione…”. E allora perché continuano a frequentare Montecitorio?