Il governo di Nairobi da martedì 19 agosto vieterà l'ingresso nel proprio territorio ai cittadini provenienti da Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre Paesi dell'Africa Occidentale maggiormente colpiti dall'epidemia. Medici senza frontiere: "Mai vista una cosa del genere, virus si propaga molto più rapidamente del previsto"
Il Kenya chiude le proprie frontiere ai viaggiatori provenienti da Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre Paesi dell’Africa Occidentale maggiormente colpiti dall’epidemia di Ebola. Il divieto di ingresso nel Paese scatterà martedì 19 agosto.
Intanto, sempre da martedì, due compagnie aeree, la Kenya Airways e il settore regionale della Gambia Bird, hanno annunciato di voler sospendere i voli verso le capitali della Liberia e della Sierra Leone. I voli della Kenya Airways si fermeranno a partire dalla mezzanotte di martedì, secondo quanto riferito dall’amministratore delegato Titus Naikuni. La decisione è stata presa in accordo con il ministero della Salute keniano. La Gambia Bird ha invece riferito di aver sospeso i voli per Sierra Leone, Liberia e Nigeria. “La decisione è stata presa alla luce delle preoccupazioni internazionali sull’ulteriore diffusione del virus nell’Africa occidentale, e con l’obiettivo di continuare ad offrire un servizio sicuro e affidabile a tutti i clienti proteggendo la salute e il benessere dei passeggeri e dell’equipaggio”, hanno dichiarato.
Intanto il direttore di Medici senza frontiere, dottoressa Joanne Liu, dopo una visita di due giorni in Africa Occidentale lancia un nuovo allarme sull’epidemia: “Non abbiamo mai visto una cosa del genere prima. Bisogna studiare una nuova strategia perché l’epidemia di Ebola ormai non riguarda più solo villaggi di campagna ma anche città come Monrovia, che ha più di un milione e 300mila abitanti”. Oltre alla megalopoli nigeriana Lagos.
“Il virus si propaga molto più rapidamente del previsto – aggiunge la dottoressa – E dobbiamo ammettere di aver veramente sottovalutato questa nuova epidemia di febbre emorragica”. Le cifre parlano chiaro (migliaia di contagiati e 1.145 morti) ma non rendono un’idea della situazione reale.