Sembra un bollettino di guerra. Peppino Pagano faceva il barcaiolo della Grotta Azzurra, un tumore fulminante allo stomaco lo ha stroncato in pochi mesi. Aveva 64 anni. Abitava non lontano dalla Centrale elettrica di Capri (nella foto). Stessa malattia, stessa sorte anche per Antonino Lauro, faceva il capitano marittimo. Abitava a due passi dalla centrale, aveva 79 anni. Aniello Catuogno, 54 anni, dipendente della Sippic (la società che gestisce la Centrale) morto di tumore. Antonio Galasso, 62 anni, dipendente della Sippic, morto di tumore. Antonino Stinga, 55 anni, dipendente della Sippic, è morto di malattia cardiaca, mentre sua moglie sta lottando da mesi contro un tumore. Non c’è stato scampo per i fratelli Mario e Salvatore Federico, entrambi manutentori alla Sippic, sono morti a distanza l’uno dall’altro di un paio d’anni. Paolo Astarita invece faceva il turnista, lavorava con i “cuscini” d’amianto. Era poco più di un ragazzo quando fu colpito da una letale forma di leucemia. E la lista potrebbe continuare.
L’EX SINDACO: “MOLTI INDIZI FANNO UNA PROVA”. Negli ultimi cinque anni l’incidenza di forme tumorali, malattie cardiache e di gravi patologie legate all’apparato respiratorio e acustico sono in progressivo aumento, ma non è stato ancora accertato alcun nesso di causalità. “Anche se molti indizi fanno già una prova” allarga le braccia Ciro Lembo, ex dipendente Sippic, ex sindaco di Capri che conserva un dossier con l’elenco delle persone decedute e dei malati “sospetti”. Fra questi ultimi, Guido Lembo, l’ugola più famosa di Capri, l’animatore della taverna “Anema e’ Core”, tumore ai polmoni, due anni di chemio, ma lui è uno che, miracolosamente, ce l’ha fatta. Abita a poche centinaia di metri dalla centrale. Adesso a Guido è spuntato un altro tumore all’occhio e si è finalmente deciso a trasferirsi in zona Piazzetta. A.R., poco più che trentenne, è stata operata di tumore al seno. Il muro di casa sua è confinante con quello della centrale.
“Siamo come l’Ilva di Taranto. Siamo come il Terzo Mondo per la produzione e distribuzione di energia. Adesso la Centrale è sotto sequestro. Stanno ormai con le valigie in mano”, spara a raffica l’ex sindaco che da dieci anni combatte per lo smantellamento dell’impianto. Per il ministero dell’Ambiente è ad alto rischio ambientale. Ma l’impianto gestito dalla Sippic – fin dal 1903, anno di costruzione della centrale – società privata con licenza statale (ampiamente scaduta e tuttora in totale mancanza delle autorizzazioni ambientali richieste, tant’è vero che ne hanno fatto istanza alla Provincia solo a fine novembre scorso) sta ancora lì: con i suoi quattro vecchi serbatoi per il gasolio e 16 motori diesel che lavorano a pieno regime 24 ore su 24.
Il rischio di un totale blackout dell’isola è sempre in agguato. Come successe durante il Ferragosto del 2009 quando tutta Capri rimase al buio. E non resta che invocare i santi del Paradiso. “Ogni inizio di stagione, prego San Costanzo, il santo patrono e San Gennaro che ce la mandino buona”, dice sconsolato Sergio Gargiulo, patron dell’ albergo “Syrene”.
“ARRIVA IL CAVO SOTTOMARINO, LA CENTRALE VA ABBATTUTA”. Un pezzo di archeologia industriale. Gli abitanti di Marina Grande si sono costituiti nel 2009 nel Comitato civico antinquinamento e lottano, per ora invano, per una migliore salubrità dell’aria e per difendere uno dei luoghi ritenuto “patrimonio dell’umanità”, ad alta valenza paesistica e storica. Costruita in pieno centro abitato, la centrale “inquina a vista” come dice Giuseppe Gargiulo, presidente di “Chi ama Capri”, altra associazione di tutela dell’isola, nata nel 2007: “Basta vedere la nuvoletta di fumo sopra l’impianto, un’aureola di veleni – continua Giuseppe, ma il coro è unanime, comizi in piazza e petizioni anche on line – La Centrale deve sparire da Capri e dagli occhi dei capresi. Non molleremo la nostra lotta finché la centrale non sarà abbattuta”.
“Manca poco”, assicura fiducioso il sindaco. Il mese scorso sono cominciati i lavori del cavo sottomarino che si svilupperà per 30 chilometri che collegherà Capri alla terraferma”. Ma il malanimo degli isolani non cessa. E non tutti sono così ottimisti.
Giuseppe, 33 anni, titolare di una piccola ditta di impianti elettrici, abita a 50 metri dalla Centrale: “Ho la fortuna di lavorare ad Anacapri, e mi piange il cuore all’idea di lasciare mio figlio di 3 anni a casa a respirare veleni. Il balcone di mia nonna che si affaccia sulla Centrale, in linea d’aria a una ventina di metri, era di marmo. Ma le polveri sottili lo hanno corroso come se ci avessero buttato sopra dell’acido. Non oso immaginare l’effetto sui nostri polmoni. Quando chiesi a un dirigente Sippic se facesse crescere suo figlio o suo nipote nei dintorni della centrale. Mi guardò fisso negli occhi senza rispondere”.
Anche il bollettino medico di casa Gargiulo fa paura: suo zio Antonio De Simone, è entrato alla Sippic a 14 anni, ci ha lavorato 25 anni, è morto di tumore a soli 39 anni. La madre di Giuseppe ha avuto un tumore al seno, la sorella all’utero, il fratello ha un’asma cronica, il padre ha tumori alla pelle che gli vengono asportati e si riformano di continuo. E con un certo fatalismo hanno imparato a convivere con l’ecomostro nell’isola delle sirene che continua a inquinare con emissioni di fumi nell’aria, infiltrazioni di gasolio nel sottosuolo, inquinamento acustico e con le più subdole radiazioni elettromagnetiche. Negli ultimi anni le infiltrazioni hanno raggiunto anche le falde acquifere e il mare. “Chi aveva un orto ha dovuto rinunciarvi, perché le verdure erano profumate di nerofumo. Trovo i limoni del mio giardino anneriti e mia moglie quando stende il bucato, lo lascia appeso il minimo indispensabile per evitare che si formi uno strato di fuliggine “, interviene Giuseppe. Per non parlare dell’inquinamento acustico: “Quando capita che per interventi di manutenzione straordinaria durante la notte spengano i motori ci svegliamo tutti di soprassalto per il troppo silenzio” spiega Giuseppe.
LE ACCUSE ALLA REGIONE CAMPANIA: “PIANI NON RISPETTATI”. E scende in campo anche Sergio Gargiulo, alla terza generazione di albergatori e presidente di Federalberghi di Capri. Pure suo suocero, che abita vicino alla centrale, si è ammalato di tumore. E Gargiulo punta l’indice sui pericoli della centrale sempre sottovalutati. Le sue speranze e quelle degli isolani risiedono esclusivamente nel completamento del cavo sottomarino e nella dismissione della centrale Sippic. Non si contano più i suoi solleciti alla Regione Campania. “La realizzazione dei piani pubblici decisi dalle autorità, ciò che in altre realtà europee viene pacificamente accettato, purtroppo qui necessita ancora di tutta l’attenzione e l’impegno della comunità. Conosciamo fin troppo bene, infatti, la capacità di questa azienda di arrampicarsi sugli specchi della politica napoletana e romana al fine di perpetrare i propri fini affaristici a scapito della qualità del servizio e della salute dei capresi. E che non prevalgano ancora gli interessi di un gruppo e di una famiglia che troppo a lungo hanno saputo destreggiarsi nei meandri del potere politico”.
La colpa è sempre della classe politica, di tutti e, quindi, di nessuno. La conoscono tutti la storia che suona come uno sberleffo. Le centrali elettriche furono nazionalizzate nel 1962 dall’ Enel (la produzione di energia elettrica fu lasciata ai privati solo se finalizzata all’autoconsumo). “Ma la Sippic e le altre aziende elettriche delle isole minori trovarono l’escamotage del desalinizzatore. Bastava possederne uno per non entrare nel piano di nazionalizzazione”, spiega il sindaco Lembo. “La Sippic se ne fece costruire uno che funzionò male e solo per una settimana. Poi rimase per anni inutilizzato. Abilissimi a usufruire di leggi speciali, ad hoc per i loro interessi. Per oltre 20 anni la Sippic ha avuto un rimborso attraverso la Cassa Conguagli di 20 centesimi di euro per ogni Kilowatt prodotto, il che corrisponde, all’ incirca, a 14 milioni di euro all’anno“.
I SOLLECITI A SIPPIC DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT. Prima della pubblicazione di questo pezzo ilfattoquotidiano.it ha provato ripetutamente a chiedere una replica a Sippic senza ottenere risposta. Pubblichiamo uno stralcio della lettera che il presidente della Sippic Ettore De Nardo nel aveva inviato in risposta a solleciti della nostra cronista (simili a quelli avanzati nuovamente pochi giorni fa): “Lei sa bene quali interessi si intrecciano e si scontrano in un ambiente così fertile di importanti presenze come quello di Capri… Ritengo che lei sappia tante cose, addirittura più del sottoscritto, e mi riferisco a particolari interessi di ogni tipo che si stanno addensando da qualche anno sull’isola di Capri finalizzati a danneggiare un’azienda secolare quale la Sippic che mi onoro di rappresentare. Questa azienda nel contempo è fonte di vita per oltre 100 famiglie… Ai nostri Uffici legali ho inoltrato le sue domande… ci dia il tempo necessario per rispondere…Al piacere di riscontrarla quanto prima gradisca i miei migliori saluti”. Sono passati oltre due anni, ma le precisazioni promesse non sono mai arrivate.
Ambiente & Veleni
“Anche Capri ha la sua Ilva. Inquinamento e tumori all’ombra della centrale elettrica”
Nella Mecca del turismo vip l'elettricità è fornita da un impianto a gasolio del 1903, gestito dalla società privata Sippic. L'ex sindaco Ciro Lembo ha raccolto un dossier sui morti di cancro, soprattutto tra lavoratori e abitanti della zona. Il sito è sotto sequestro, ma continua funzionare a pieno regime. Il business dei rimborsi pubblici. Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare la società, senza ricevere risposta
Sembra un bollettino di guerra. Peppino Pagano faceva il barcaiolo della Grotta Azzurra, un tumore fulminante allo stomaco lo ha stroncato in pochi mesi. Aveva 64 anni. Abitava non lontano dalla Centrale elettrica di Capri (nella foto). Stessa malattia, stessa sorte anche per Antonino Lauro, faceva il capitano marittimo. Abitava a due passi dalla centrale, aveva 79 anni. Aniello Catuogno, 54 anni, dipendente della Sippic (la società che gestisce la Centrale) morto di tumore. Antonio Galasso, 62 anni, dipendente della Sippic, morto di tumore. Antonino Stinga, 55 anni, dipendente della Sippic, è morto di malattia cardiaca, mentre sua moglie sta lottando da mesi contro un tumore. Non c’è stato scampo per i fratelli Mario e Salvatore Federico, entrambi manutentori alla Sippic, sono morti a distanza l’uno dall’altro di un paio d’anni. Paolo Astarita invece faceva il turnista, lavorava con i “cuscini” d’amianto. Era poco più di un ragazzo quando fu colpito da una letale forma di leucemia. E la lista potrebbe continuare.
L’EX SINDACO: “MOLTI INDIZI FANNO UNA PROVA”. Negli ultimi cinque anni l’incidenza di forme tumorali, malattie cardiache e di gravi patologie legate all’apparato respiratorio e acustico sono in progressivo aumento, ma non è stato ancora accertato alcun nesso di causalità. “Anche se molti indizi fanno già una prova” allarga le braccia Ciro Lembo, ex dipendente Sippic, ex sindaco di Capri che conserva un dossier con l’elenco delle persone decedute e dei malati “sospetti”. Fra questi ultimi, Guido Lembo, l’ugola più famosa di Capri, l’animatore della taverna “Anema e’ Core”, tumore ai polmoni, due anni di chemio, ma lui è uno che, miracolosamente, ce l’ha fatta. Abita a poche centinaia di metri dalla centrale. Adesso a Guido è spuntato un altro tumore all’occhio e si è finalmente deciso a trasferirsi in zona Piazzetta. A.R., poco più che trentenne, è stata operata di tumore al seno. Il muro di casa sua è confinante con quello della centrale.
“Siamo come l’Ilva di Taranto. Siamo come il Terzo Mondo per la produzione e distribuzione di energia. Adesso la Centrale è sotto sequestro. Stanno ormai con le valigie in mano”, spara a raffica l’ex sindaco che da dieci anni combatte per lo smantellamento dell’impianto. Per il ministero dell’Ambiente è ad alto rischio ambientale. Ma l’impianto gestito dalla Sippic – fin dal 1903, anno di costruzione della centrale – società privata con licenza statale (ampiamente scaduta e tuttora in totale mancanza delle autorizzazioni ambientali richieste, tant’è vero che ne hanno fatto istanza alla Provincia solo a fine novembre scorso) sta ancora lì: con i suoi quattro vecchi serbatoi per il gasolio e 16 motori diesel che lavorano a pieno regime 24 ore su 24.
Il rischio di un totale blackout dell’isola è sempre in agguato. Come successe durante il Ferragosto del 2009 quando tutta Capri rimase al buio. E non resta che invocare i santi del Paradiso. “Ogni inizio di stagione, prego San Costanzo, il santo patrono e San Gennaro che ce la mandino buona”, dice sconsolato Sergio Gargiulo, patron dell’ albergo “Syrene”.
“ARRIVA IL CAVO SOTTOMARINO, LA CENTRALE VA ABBATTUTA”. Un pezzo di archeologia industriale. Gli abitanti di Marina Grande si sono costituiti nel 2009 nel Comitato civico antinquinamento e lottano, per ora invano, per una migliore salubrità dell’aria e per difendere uno dei luoghi ritenuto “patrimonio dell’umanità”, ad alta valenza paesistica e storica. Costruita in pieno centro abitato, la centrale “inquina a vista” come dice Giuseppe Gargiulo, presidente di “Chi ama Capri”, altra associazione di tutela dell’isola, nata nel 2007: “Basta vedere la nuvoletta di fumo sopra l’impianto, un’aureola di veleni – continua Giuseppe, ma il coro è unanime, comizi in piazza e petizioni anche on line – La Centrale deve sparire da Capri e dagli occhi dei capresi. Non molleremo la nostra lotta finché la centrale non sarà abbattuta”.
“Manca poco”, assicura fiducioso il sindaco. Il mese scorso sono cominciati i lavori del cavo sottomarino che si svilupperà per 30 chilometri che collegherà Capri alla terraferma”. Ma il malanimo degli isolani non cessa. E non tutti sono così ottimisti.
Giuseppe, 33 anni, titolare di una piccola ditta di impianti elettrici, abita a 50 metri dalla Centrale: “Ho la fortuna di lavorare ad Anacapri, e mi piange il cuore all’idea di lasciare mio figlio di 3 anni a casa a respirare veleni. Il balcone di mia nonna che si affaccia sulla Centrale, in linea d’aria a una ventina di metri, era di marmo. Ma le polveri sottili lo hanno corroso come se ci avessero buttato sopra dell’acido. Non oso immaginare l’effetto sui nostri polmoni. Quando chiesi a un dirigente Sippic se facesse crescere suo figlio o suo nipote nei dintorni della centrale. Mi guardò fisso negli occhi senza rispondere”.
Anche il bollettino medico di casa Gargiulo fa paura: suo zio Antonio De Simone, è entrato alla Sippic a 14 anni, ci ha lavorato 25 anni, è morto di tumore a soli 39 anni. La madre di Giuseppe ha avuto un tumore al seno, la sorella all’utero, il fratello ha un’asma cronica, il padre ha tumori alla pelle che gli vengono asportati e si riformano di continuo. E con un certo fatalismo hanno imparato a convivere con l’ecomostro nell’isola delle sirene che continua a inquinare con emissioni di fumi nell’aria, infiltrazioni di gasolio nel sottosuolo, inquinamento acustico e con le più subdole radiazioni elettromagnetiche. Negli ultimi anni le infiltrazioni hanno raggiunto anche le falde acquifere e il mare. “Chi aveva un orto ha dovuto rinunciarvi, perché le verdure erano profumate di nerofumo. Trovo i limoni del mio giardino anneriti e mia moglie quando stende il bucato, lo lascia appeso il minimo indispensabile per evitare che si formi uno strato di fuliggine “, interviene Giuseppe. Per non parlare dell’inquinamento acustico: “Quando capita che per interventi di manutenzione straordinaria durante la notte spengano i motori ci svegliamo tutti di soprassalto per il troppo silenzio” spiega Giuseppe.
LE ACCUSE ALLA REGIONE CAMPANIA: “PIANI NON RISPETTATI”. E scende in campo anche Sergio Gargiulo, alla terza generazione di albergatori e presidente di Federalberghi di Capri. Pure suo suocero, che abita vicino alla centrale, si è ammalato di tumore. E Gargiulo punta l’indice sui pericoli della centrale sempre sottovalutati. Le sue speranze e quelle degli isolani risiedono esclusivamente nel completamento del cavo sottomarino e nella dismissione della centrale Sippic. Non si contano più i suoi solleciti alla Regione Campania. “La realizzazione dei piani pubblici decisi dalle autorità, ciò che in altre realtà europee viene pacificamente accettato, purtroppo qui necessita ancora di tutta l’attenzione e l’impegno della comunità. Conosciamo fin troppo bene, infatti, la capacità di questa azienda di arrampicarsi sugli specchi della politica napoletana e romana al fine di perpetrare i propri fini affaristici a scapito della qualità del servizio e della salute dei capresi. E che non prevalgano ancora gli interessi di un gruppo e di una famiglia che troppo a lungo hanno saputo destreggiarsi nei meandri del potere politico”.
La colpa è sempre della classe politica, di tutti e, quindi, di nessuno. La conoscono tutti la storia che suona come uno sberleffo. Le centrali elettriche furono nazionalizzate nel 1962 dall’ Enel (la produzione di energia elettrica fu lasciata ai privati solo se finalizzata all’autoconsumo). “Ma la Sippic e le altre aziende elettriche delle isole minori trovarono l’escamotage del desalinizzatore. Bastava possederne uno per non entrare nel piano di nazionalizzazione”, spiega il sindaco Lembo. “La Sippic se ne fece costruire uno che funzionò male e solo per una settimana. Poi rimase per anni inutilizzato. Abilissimi a usufruire di leggi speciali, ad hoc per i loro interessi. Per oltre 20 anni la Sippic ha avuto un rimborso attraverso la Cassa Conguagli di 20 centesimi di euro per ogni Kilowatt prodotto, il che corrisponde, all’ incirca, a 14 milioni di euro all’anno“.
I SOLLECITI A SIPPIC DE ILFATTOQUOTIDIANO.IT. Prima della pubblicazione di questo pezzo ilfattoquotidiano.it ha provato ripetutamente a chiedere una replica a Sippic senza ottenere risposta. Pubblichiamo uno stralcio della lettera che il presidente della Sippic Ettore De Nardo nel aveva inviato in risposta a solleciti della nostra cronista (simili a quelli avanzati nuovamente pochi giorni fa): “Lei sa bene quali interessi si intrecciano e si scontrano in un ambiente così fertile di importanti presenze come quello di Capri… Ritengo che lei sappia tante cose, addirittura più del sottoscritto, e mi riferisco a particolari interessi di ogni tipo che si stanno addensando da qualche anno sull’isola di Capri finalizzati a danneggiare un’azienda secolare quale la Sippic che mi onoro di rappresentare. Questa azienda nel contempo è fonte di vita per oltre 100 famiglie… Ai nostri Uffici legali ho inoltrato le sue domande… ci dia il tempo necessario per rispondere…Al piacere di riscontrarla quanto prima gradisca i miei migliori saluti”. Sono passati oltre due anni, ma le precisazioni promesse non sono mai arrivate.
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Roma, 14 mar. (Adnkronos) - ''Per la sua posizione geografica strategica al centro del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un ponte energetico tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente''. Terna, presentando il piano di sviluppo 2025, conferma gli interventi di interconnessione con l’estero, al fine di ''garantire sicurezza, sostenibilità ed efficienza, tramite la possibilità di mutuo soccorso tra sistemi interconnessi. In aggiunta, queste infrastrutture costituiscono un fondamentale strumento di flessibilità per condividere risorse di generazione e capacità di accumulo, a fronte della variabilità della produzione rinnovabile''.
Tra i principali progetti pianificati Terna segnala 'Sa.Co.I.3', il progetto di ammodernamento e potenziamento dell’attuale interconnessione tra Sardegna, Corsica e Toscana, il progetto di interconnessione tra Italia e Tunisia 'Elmed', il raddoppio interconnessione Italia-Grecia, che ''consentirà la gestione in sicurezza dell’intera Zona Sud e favorirà approvvigionamenti efficienti di energia, grazie alla possibilità di abilitare nuove risorse attraverso il coupling del mercato elettrico e di mantenere lo scambio di energia tra i due Paesi anche in presenza di manutenzioni''.
Inoltre, nel piano di sviluppo 2025 sono presenti ulteriori progetti di interconnessione, noti come 'Merchant lines', a cura di altri promotori e/o non titolari di concessioni di trasporto. Il numero di tali iniziative ha subito un’accelerazione negli ultimi anni. Risultano in fase di avvio consultazione 11 richieste per oltre 12 Gw di capacità. Terna segnala che la gestione delle richieste di connessione alla rete in alta tensione, principalmente concentrate al sud e nelle isole, permette di ''avere una visione sistemica delle future evoluzioni degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo, così da realizzare uno sviluppo sinergico delle infrastrutture e garantire la massima efficienza nella realizzazione delle opere di rete''.
Secondo i dati di Terna, al 31 dicembre 2024, risultano 348 Gw di richieste di connessione per impianti rinnovabili (di cui 152 Gw di solare, 110 Gw di eolico on-shore e 86 Gw di eolico off-shore) e 277 Gw per sistemi di accumulo. Questi numeri, che ''superano ampiamente il fabbisogno nazionale individuato dal documento di descrizione degli scenari 2024 Terna-Snam e dai target nazionali, confermano che il Paese rappresenta una significativa opzione di investimento, anche grazie a meccanismi legislativi di sostegno alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili e ad una regolamentazione che ne incentiva lo sviluppo'', secondo la società.
In aggiunta, nell’ultimo biennio si è registrata una crescita delle richieste anche per gli utenti di consumo, che prelevano direttamente energia dalla rete di trasmissione nazionale e includono, ad esempio, impianti ad alto consumo energetico. Le richieste di connessione per questi utenti possono riguardare sia l’adeguamento di impianti già operativi sia la connessione di nuovi impianti alla rete. Tale tendenza è attribuibile per larga parte ai centri di elaborazione (data center): al 31 dicembre 2024 le richieste erano pari a circa 30 Gw, dato annuale 24 volte superiore rispetto a quello del 2021. Tali richieste sono principalmente localizzate nel Nord Italia, soprattutto in Lombardia.
Terna annuncia che ''con lo scopo di favorire una sempre più ampia abilitazione delle rinnovabili e per garantire un’elevata qualità del servizio, in sinergia con i concessionari del servizio di distribuzione, è stato individuato un set di Cabine primarie da potenziare o da connettere alla Rete di trasmissione nazionale''. Il trend di tali richieste di connessione si è ulteriormente ampliato per effetto dei fondi messi a disposizione nell’ambito del Pnrr. Terna ha definito un approccio di gestione delle richieste di connessione basato sulla definizione di 76 'microzone' che ''consentono di modellare in modo efficace un perimetro all’interno del quale studiare soluzioni di connessione e quantificare la capacità rinnovabile addizionale che può essere integrata nella rete''.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Dallo sviluppo di infrastrutture abilitanti e innovative alla garanzia di stabilità e sicurezza della rete elettrica, passando per la risoluzione delle congestioni locali. Sono gli obiettivi del piano di sviluppo 2025 presentato da Terna. ''Considerato il complesso e sfidante contesto elettrico'' Terna comunica di aver ''svolto una importante attività di definizione delle priorità di sviluppo. Sono stati privilegiati gli interventi che offrono il massimo valore per il sistema, individuando soluzioni 'capital light' al fine di ridurre i costi e massimizzare l'efficacia degli investimenti necessari alla transizione energetica''.
Gli interventi previsti dal piano, che consentiranno di operare con una visione di lungo termine in considerazione delle esigenze della rete, rispondono alla necessità di ''sviluppare infrastrutture abilitanti e innovative, funzionali al raggiungimento della capacità obiettivo efficiente, per aumentare i limiti di transito tra le sezioni di mercato e massimizzare lo scambio di energia''. Il programma prevede anche di ''risolvere le congestioni locali, garantendo l’esercizio in sicurezza all’interno delle zone di mercato, tramite la pianificazione di interventi intrazonali''.
Terna punta inoltre a ''rispondere in modo efficiente a tutte le richieste di connessione alla rete attraverso la definizione di un nuovo modello, la Programmazione territoriale efficiente''. Infine sarà garantita ''la stabilità e la sicurezza della rete elettrica e l’integrazione dei mercati tramite le interconnessioni con l’estero, che consentono una gestione flessibile e bilanciata delle risorse energetiche, favorendo gli scambi tra le reti nazionali''.
Nell’orizzonte temporale del piano di sviluppo 2025, la maggioranza degli interventi previsti in esercizio entro il 2030 ha ottenuto l’autorizzazione o è già in fase di autorizzazione. Tra questi figurano le principali opere infrastrutturali dell’azienda, come Tyrrhenian Link, il collegamento hvdc sottomarino a 500 kV che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. ''L’opera consentirà una maggiore integrazione tra le diverse zone di mercato e un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili''. L’opera sarà completata entro il 2028.
Tra le opere principali Terna segnala Adriatic Link: il collegamento hvdc tra Abruzzo e Marche da 1.000 MW di potenza lungo circa 250 km, di cui 210 km sottomarini. L’entrata in esercizio è prevista per il 2029. Entro il 2034 sono poi previsti ulteriori rinforzi infrastrutturali tra cui la Dorsale Adriatica: collegamento in corrente continua tra Foggia e Forlì che garantirà il rafforzamento del corridoio adriatico, permettendo un incremento sostanziale della capacità di scambio.
Terna prevede inoltre la realizzazione di importanti infrastrutture che hanno l’obiettivo di aumentare il livello di sicurezza della rete e la capacità intrazonale. Si tratta di interventi che favoriscono lo scambio di energia all’interno della stessa zona di mercato, funzionali all’integrazione delle fonti rinnovabili e alla risoluzione delle congestioni di rete a livello locale. Tra le opere previste, tre collegamenti a 380 kV in Sicilia (Chiaramonte Gulfi-Ciminna, Caracoli-Ciminna e Paternò-Priolo) e uno in Lombardia (Milano-Brescia).
Il Piano di Sviluppo 2025 di Terna si pone l’obiettivo di estrarre maggior valore dagli asset esistenti, tramite interventi di tipo 'capital light', che si basano su strumenti e soluzioni innovative e che si affiancano ai tradizionali interventi infrastrutturali, consentendo di perseguire rilevanti benefici per la rete. L’attività di Terna di pianificazione della futura rete elettrica può contare oggi su iter di approvazione semplificati per le grandi infrastrutture da parte di Arera e Mase. In particolare, l’Autorità, attraverso il meccanismo dell’approvazione per fasi, ha semplificato il processo fornendo strumenti per velocizzare il percorso di progettazione, autorizzazione e realizzazione.
Anche a valle delle recenti semplificazioni normative ''è stato possibile raggiungere una significativa riduzione dei tempip''. La realizzazione delle infrastrutture sarà supportata anche da strumenti che assicurano e garantiscono la sicurezza e la flessibilità del sistema. Su tutti, il Capacity market con cui Terna si approvvigiona di capacità tramite contratti aggiudicati attraverso aste competitive, e il Macse (Meccanismo per l’approvvigionamento di capacità di stoccaggio elettrico). La prima asta del Macse sarà svolta da Terna il prossimo 30 settembre.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Martedì prossimo, 18 marzo, alle ore 10, presso la Sala Koch del Senato, le commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato svolgeranno l'audizione di Mario Draghi in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. L'appuntamento verrà trasmesso in diretta webtv.
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - Ad un mese dalla finale del festival della canzone italiana 2025, nella classifica dei singoli brani è ancora Sanremomania, con ben 13 brani passati in gara al Teatro Ariston nelle prime 13 posizioni. E questo fa segnare all'edizione 2025 un nuovo record rispetto agli ultimi anni, per numero di brani di Sanremo nella top ten ad un mese dal festival: se infatti quest'anno sono 10 (cioè l'intera top ten è composta da brani in gara al festival un mese fa), l'anno scorso era stati 7 come nel 2023, nel 2022 e nel 2021 erano stati 8 e nel 2024.
Nella top ten dei singoli infatti, al primo posto c'è proprio il brano vincitore del festival: 'Balorda Nostalgia' di Olly. Al secondo 'La cura per me' di Giorgia, al terzo 'Incoscienti giovani' di Achille Lauro, al quarto 'Battito' di Fedez, al quinto 'Cuoricini' dei Coma_Cose, al sesto 'Volevo essere un duro' di Lucio Corsi, al settimo 'Fuorilegge' di Rose Villain, all'ottavo 'La mia parola' di Shablo feat Joshua e Tormento, al nono 'Tu con chi fai l'amore' dei The Kolors, al decimo 'La tana del granchio' di Bresh. Ma l'elenco sanremese prosegue ininterrotto fino alla tredicesima posizione, con 'Anema e core' di Serena Brancale all'undicesimo posto, 'Chiamo io chiami tu' di Gaia al dodicesimo e 'Il ritmo delle cose' di Rkomi al tredicesimo.
Tra gli album l'arrivo di Lady Gaga con 'Mayhem' si piazza in vetta e scalza dalla prima posizione 'Tutta vita', l'album di Olly, che scende al terzo posto, per fare spazio a 'Vasco Live Milano Sansiro', che entra al secondo posto. In quarta posizione 'Dio lo sa - Atto II' di Geolier, in quinta entra direttamente 'Vita_Fusa' dei Coma_Cose, in sesta 'Debi tirar mas fotos' di Bad Bunny, in settima 'Tropico del capricorno' di Guè, in ottava posizione 'Locura' di Lazza, in nona 'È finita la pace' di Marracash e in decima chiude la top ten 'Icon' di Tony Effe. Mentre la compilation di Sanremo 2025 scende dal nono al quindicesimo posto.
Tra i vinili, è primo il 'Vasco Live Milano Sansiro', al secondo posto 'Mayhem' di Lady Gaga e al terzo la compilation 'Sanremo 2025'.
Roma, 14 mar. (Labitalia) - "Questo appuntamento, unico nel suo genere, rappresenta un fondamentale momento di approfondimento per i settori della logistica e del trasporto, offrendo un'opportunità unica di incontro, aggiornamento e confronto sulle sfide e le opportunità che caratterizzano un comparto strategico per i cittadini, per le famiglie e le imprese, con un approccio fortemente connesso alla sostenibilità ambientale". Lo scrive il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel messaggio inviato all'evento di chiusura della quarta edizione di "Let Expo", organizzato da Alis a Verona.
"Se i numeri registrati lo scorso anno rappresentano la migliore e più efficace sintesi della rilevanza del vostro operato - penso ai 400 espositori e alle oltre 100mila presenze complessive -, sono certo che i tanti appuntamenti che caratterizzano il programma di quest'anno, con incontri strategici, conferenze di settore, seminari interattivi, workshop pratici e dimostrazioni innovative, sapranno rappresentare un ulteriore momento di crescita e di affermazione", prosegue La Russa, che conclude: "Nel ribadire il mio plauso per il vostro prezioso contributo in un ambito di particolare rilievo per gli interessi nazionali, anche in relazione alle attuali dinamiche geo-politiche globali, l'occasione mi è gradita per inviarvi i miei più cordiali saluti".
Roma, 14 mar. - (Adnkronos) - In occasione di Didacta 2025 a Firenze, l'evento di riferimento per la formazione e l'innovazione nel settore scolastico, Acer ha ribadito il proprio impegno nel supportare l'evoluzione della didattica attraverso soluzioni tecnologiche all'avanguardia. La partecipazione dell'azienda alla fiera ha offerto l'opportunità di presentare le ultime novità in termini di prodotti e servizi, con un focus particolare su prestazioni, sicurezza, intelligenza artificiale e design.
"La presenza di Acer a Didacta sottolinea l'importanza del settore education, un ambito in cui siamo orgogliosamente leader di mercato," ha dichiarato Angelo D'Ambrosio, General Manager di Acer South Europe. "Didacta rappresenta un'occasione fondamentale per incontrare docenti, studenti e rivenditori specializzati nel mondo scolastico. In questa sede, presenteremo le nostre più recenti innovazioni di prodotto, caratterizzate da prestazioni elevate, sicurezza, funzionalità di IA e design robusto. Queste caratteristiche sono indispensabili per una didattica innovativa ed efficace."
Roma, 14 mar. (Adnkronos) - È già un caso che un condannato, sia pur in primo grado, occupi un ruolo di sottosegretario alla Giustizia, ma ora le parole di Delmastro pongono un problema serio al Governo e al Paese intero. Dall’interno viene criticata una delle pessime riforme portate avanti con protervia dalla maggioranza. Come fa a restare al suo posto? Cosa dice la premier Meloni? Le parole di Delmastro sono gravi anche perché ci fanno conoscere le vere intenzioni del Governo, quelle che andiamo denunciando da mesi: assoggettare il potere giudiziario al controllo dell’Esecutivo. E questo è inaccettabile. Dopo la smentita che non smentisce, la registrazione dell’intervista, Meloni deve pretendere che Delmastro lasci l’incarico". Lo afferma Così Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera.