I comitati anti-inquinamento denunciano una miriade di irregolarità dell'impianto che fornisce energia all'isola, dall'inserimento nel piano regolatore alle condanne dell'Authoritiuper mancato rispetto dei diritti dei consumatori: "32mila euro per aumento di potenza del mio hotel". Tre anni fa il sequestro della Forestale, ma l'impianto continua a funzionare
Misteri della sottopolitica italiana: perché si continuarono a finanziare con denaro pubblico gli alti costi della produzione di energia dei privati (assolutamente antieconomico)? Poi, d’improvviso, la manna dal cielo, che cadeva da anni sotto forma di indennità e sovvenzioni alla Sippic – la società che gestisce la centrale elettrica a gasolio accusata dai residenti di inquinare e provocare tumori -anche da parte della Regione, cessò. “Sarebbe continuato il finanziamento se non si fosse aperto un contenzioso con la Cassa Conguagli. La Sippic ha contenziosi a destra e a manca” dice Ciro Lembo, ex sindaco di Capri. Vale la pena di ricordare che l’approvvigionamento del carburante per alimentare i motori avviene tutt’oggi con una nave cisterna che attracca una volta a settimana. Il gasolio viene stivato in serbatoi ubicati nel centro del paese. “E per anni ci sono state perdite di gasolio tant’è vero che la società è stata costretta dalla Provincia a effettuare la bonifica. Non è ancora completata, ma la proprietà impedisce ancora oggi le necessarie verifiche giustificandosi ‘sorprendentemente’ col sequestro in corso”, precisa il sindaco.
Praticamente è come se abitanti e ignari turisti fossero seduti su una polveriera, anzi una petroliera. Vale la pena di ricordare che la zona in questione ha un vincolo paesaggistico. Ma il Piano Regolatore del Comune di Capri, in vigore dal 1980, definisce l’area in cui è allocata la Sippic, “stranamente” come zona industriale. Il sindaco Lembo controlla il piano regolatore, c’è scritto per l’esatezza standard urbanistico con destinazione impianti tecnici . La sostanza non cambia, basta questo escamotage perché i controlli sull’inquinamento eseguiti da ASL e strutture competenti vengano inseriti nei parametri da quarta fascia, quella considerata zona industriale, quindi risultano parametri nella norma. La centrale si trova invece in una zona altamente urbanizzata, il nucleo storico di Capri che risale al 1100. Fu costruita nel 1903 per alimentare la funicolare di Marina Grande.
Allora si gridò al miracolo economico, Capri era la prima isola a essere autonoma energeticamente. Poi ci hanno costruito intorno, arroccate a mo’ di presepe, altre case, molte case. Fra queste quella di Giuseppe Gargiulo, edificata negli anni ’50. Quando la centrale aveva solo tre motori. Adesso ne ha sedici. “Quando chiuderà la centrale, occorrerà fare una variante al piano regolatore”, chiosa il sindaco.
Tre anni fa gli impianti venivano sequestrati dal Corpo Forestale per violazione del codice ambientale, senza, però, sospensione di servizio pubblico di prima necessità. Non si poteva lasciare l’isola al buio, così l’attività della centrale ha continuato “regolarmente” a funzionare e ad avvelenare l’aria. A smuovere la Procura di Napoli oltre a denuncia dell’ex sindaco fu un servizio del TgUno, firmato da Leonardo Metalli, turista per caso a Capri. Il 6 novembre 2009 fu nominato un commissario straordinario, Nando Pasquali, in attesa del collegamento dell’isola alla rete elettrica nazionale, ma di fatto non ha potuto muovere una foglia perché i suoi poteri non erano sostitutivi e il gestore ha fatto più ricorsi al TAR Lazio impedendo qualsiasi intervento. La cauzione di 500.000 euro è stata invece imposta dalla Procura, con termine perentorio di trenta giorni per superare i problemi di inquinamento ambientale. Ancora non resa, tant’è vero che il gip negò il dissequestro dell’impianto. Dunque non è cambiato nulla? “E’ stato un fallimento totale. Il commissario non ha saputo gestire l’emergenza”, non fa sconti Sergio Gargiulo.
La Sippic è stata anche condannata dall’Authority per l’energia elettrica e gas a pagare una multa di oltre 200mila euro per violazione di provvedimenti a tutela dei consumatori per il mancato rispetto degli standard di qualità commerciale e dei relativi indennizzi automatici, i contenuti informativi delle bollette e la periodicità della fatturazione. Ricorda Sergio che si rivolse alla Sippic, tre anni fa, per un aumento di potenza da 30 a 100 kilowat per il suo albergo Hotel “Syrene” di via Camerelle e gli arrivò un conto di 32mila euro. “Mi sentii derubato. Feci ricorso all’Autority, mi diedero ragione. Alla fine pagai 4500 euro. E l’Autority li multò di 200mila euro. Da allora gli allacci per i nuovi contatori sono diventati meno esosi”.
Ma punta l’indice anche sulla rete di distribuzione dell’energia, sempre in concessione alla Sippic :”E’ la peggiore d’Italia, antiquata. Le linee aeree non rispettano il piano paesaggistico. I cavi dovrebbero essere sotterrati”. Chiarisce il sindaco: “Trattiamo con un monopolista necessario: è per questo che insistiamo per il collegamento alla Rtn, che toglierebbe loro il requisito dell’indispensabilità e ci permetterebbe anche di entrare nel libero mercato dell’energia, mentre oggi siamo costretti a un monopolio necessario che impone condizioni inaccettabili. Abbiamo bollette ampiamente più salate che in terraferma. Lamentiamo il mancato intervento del Governo per sostituire il gestore”.
Una normazione in tal senso era già auspicata da una delega legislativa prevista dalla legge Marzano, che inspiegabilmente il Governo Berlusconi non esercitò. “Inoltre”, riprende il sindaco, “non capisco perché il Governo non risponde alle nostre richieste di intraprendere interventi sostitutivi anche per la distribuzione, previsti dalla concessione data alla Sippic in caso di inadempimento ai propri obblighi, cosa che oggi francamente nessuno può smentire…”.