Ma facciamo un passo indietro e vediamo cosa è successo. Amazon e Hachette stanno discutendo da tempo, e il motivo è il prezzo di vendita dei libri sullo store online della casa di Jeff Bezos; in altri termini Hachette non accetta che Amazon applichi un ulteriore sconto ai prezzi pattuiti. Lo scorso maggio Amazon ha aumentato la pressione nei confronti di Hachette usando metodi che da molti vengono giudicati decisamente scorretti: prima ha reso difficile la pre-vendita e la vendita dei libri di autori pubblicati da Hachette, poi addirittura ha fatto sparire la versione tascabile di alcuni libri o ne ha allungato i tempi di consegna. In altre parole ha cercato di disincentivare l’acquisto di tali opere da parte dei lettori. Ma non accade solo con Hachette la stessa strategia è stata adottata anche con il gruppo Bonnier che ha sede in Svezia.
La versione digitale, ovviamente, è sempre disponibile, anche se la ragione principale del contendere è proprio focalizzata sugli e-book. Perché lo scontro si concentra sui libri digitali? Business: è proprio dai libri digitali che gli editori traggono il maggior profitto – circa il 75% – almeno stando alle recenti dichiarazioni al Wall Street Journal di Bedi Singh, responsabile del settore commerciale del gruppo News Corporation che controlla sia HarperCollins che lo stesso Wsj. Ma non è tutto, nello stesso articolo viene precisato che nel primo trimestre 2014 le vendite di e-book per Hachette rappresentavano il 34% del fatturato.
Con questi numeri si comprende un po’ meglio la guerra tra editore e “distributore”. Ma gli autori non sono stati a guardare e, capitanati da Douglas Preston (che gli amanti del thriller conoscono per il suo agente speciale Aloysius Pendergast), si sono uniti e hanno organizzato una protesta firmando una lettera che è stata inviata a Jeff Bezos e pubblicata, a spese degli autori sul New York Times. Come si può vedere nella lettera, i firmatari sono 900 e vi sono nomi di spicco dell’intellighenzia americana quali Paul Auster, Donna Tartt, Stephen King, John Grisham e Jeffery Deaver.
Da notare che molti di questi autori non sono pubblicati da Hachette.
In una recente intervista rilasciata a L’Indro, Douglas Preston ha spiegato: “Gli autori hanno deciso che questa nuova presa di posizione da parte di Amazon aveva superato il limite della correttezza. La situazione era diventata inaccettabile. Amazon è una società grande e potente e sicuramente ha a disposizione altri strumenti per portare avanti il negoziato senza arrivare a bloccare le vendite dei libri”.
E dopo gli autori americani sono scesi in campo anche quelli tedeschi, svizzeri e austriaci. Capitanati dalla Premio Nobel Elfriede Jelinek oltre mille scrittori hanno firmato la lettera aperta a Jeff Bezos. Il contenuto è molto simile a quello dei colleghi americani, ovvero un’accusa alle strategie commerciali di Amazon.
In Italia, per il momento, non si sono registrate guerre con gli editori, ma i numeri generati dagli e-book sono ancora bassi. E se accadesse anche nel Bel Paese, gli autori italiani cosa farebbero? Riuscirebbero a trovare una base di lotta comune per contrastare le ingerenze del colosso americano?
Ed ora veniamo a Disney. Anche con il papà di Topolino e Paperino, Amazon sta utilizzando la stessa strategia: bloccare le prevendite o rendere indisponibili i titoli più richiesti. Ma in questo caso si tratta di video, ancora non sappiamo come reagirà Disney a questa azione decisamente scorretta.
Se da una parte tutti riconosciamo ad Amazon il merito di aver contribuito in larga parte a far conoscere e crescere il mercato degli e-book, dall’altra non possiamo fare a meno di sottolineare che questo comportamento oltrepassa i limiti consentiti dal libero mercato, penalizzando in modo grave e autoritario autori e lettori.