Il villaggio globale rende il referendum uno strumento pericoloso. Teoricamente il massimo della democrazia; ma anche un’arma insidiosa. “Volete voi abrogare la legge tale che non consente di costruire sulle spiagge e sulle montagne?” Una cricca di finanzieri e imprenditori inonderà web, giornali e televisioni con spot che mostrano case bellissime e integrate nel paesaggio; saranno praticamente regalate e salveranno queste aree incontaminate (che tali resteranno) da inondazioni e terremoti. 500.000 o 800.000 piccoli e medi speculatori firmeranno entusiasti.
Poi tutti gli interessati (i milioni di proprietari di aree bloccate, quorum probabilissimo) andranno a votare sì; la maggior parte dei non interessati andrà al mare (quello ancora accessibile); un manipolo di irriducibili voterà no; e il gioco è fatto.
Finora almeno, c’era solo il referendum abrogativo. Ma nella megariforma costituzionale è previsto anche quello propositivo: volete voi una legge che dica… Fantastico: si metteranno in fila. Il meccanismo dovrebbe essere il seguente: 150.000 volenterosi (opportunamente ammaestrati dalla lobby di riferimento) presentano una legge di iniziativa popolare; la Camera deve approvarla entro X giorni; se non lo fa, parte il referendum propositivo che chiede ai cittadini di approvare la legge in questione.
Il meccanismo è il solito: i favorevoli votano compatti, la maggior parte degli altri se ne infischia, la legge è approvata. Per questa via potranno diventare avvocati tutti i diplomati dell’Istituto Nautico (ogni riferimento è volontario) che hanno seguito un corso di diritto di giorni X; si potrà stabilire che il limite di velocità sulle autostrade deve essere di 60 (o 200) km orari; che tutti i libri, articoli, film, quadri, statue e fotografie (elenco incompleto) che evochino implicitamente o esplicitamente il sesso sono proibiti; che l’adulterio (ma solo per la donna) torna a essere reato; e via così
In particolare si potrà stabilire che i giudici la cui sentenza è stata annullata in secondo grado o in Cassazione devono pagare un risarcimento danni non inferiore a un milione di euro e poi cacciati dalla magistratura, da casa, dall’Italia; tanto 150.000 criminali assolti perché una notifica è andata male (o perché mega avvocati hanno scovato un suggestivo cavillo) li si trovano con facilità.
Alla fine la sovranità popolare è una bella cosa; nell’epoca del villaggio globale, senza qualche filtro diventa pericolosa. Renziani e non, pensateci quando si tratterà di scrivere la legge che regolamenta il referendum propositivo.
Il Fatto Quotidiano, 15 agosto 2014