Domande imprecise, risposte ambigue, a volte errori grossolani. E lo spettro dei ricorsi che torna ad allungarsi sulle prove del Tfa 2014 (il corso a numero chiuso che dal 2012 abilita all’insegnamento). I test di preselezione, vero spauracchio per gli aspiranti docenti di tutta Italia, si sono svolti a luglio. Come successo due anni fa, però, sono tante le contestazioni ai quesiti preparati dal Ministero. Per tutto il mese scorso forum e siti specializzati sono stati invasi dalle proteste dei partecipanti, attivissimi nel segnalare le varie inesattezze riscontrate. Ora che gli esami si sono conclusi è possibile tracciare un bilancio sulle prime prove. Ed è tutt’altro che positivo: secondo il sindacato Anief (che si sta occupando di verificare le segnalazioni ricevute, oltre 500), sarebbero almeno 63 le domande errate in 13 classi e 6 accorpamenti concorsuali. Un numero sicuramente alto, che (se confermato) spalancherebbe le porte ad azioni legali.
Che qualcosa non sia andato per il verso giusto, del resto, lo ha ammesso anche il Miur, che si è visto costretto a rivedere diverse domande. Quattordici per la precisione. In alcuni casi sono state considerate valide tutte le risposte, neutralizzando dunque il quesito; in altri sono state aggiornate le tracce o ritenute ammissibili più di una delle quattro opzioni fornite. L’intervento di viale Trastevere si è reso inevitabile per le sviste più marchiane, troppo clamorose per essere ignorate: come la domanda n. 38 dell’accorpamento AC05 (classi A043-A050) sullo Zollverein, in cui era indicata la data sbagliata del trattato (1843 invece che 1834); oppure (situazione ancor più paradossale), la n. 39 della classe A059 (matematica), che presentava una domanda già presente nel test del 2012, ma stavolta con una risposta diversa (e sbagliata: il granito viene catalogato come una roccia “metamorfica” invece che “ignea intrusiva”).
Le altre correzioni del Miur riguardano le classi A036 (n. 6), A038 (n. 32), A051 (n. 49), A052 (n. 48), A059 (n. 37), AC05 (n. 41 e 42), AC13 (n. 37), AC20 (n. 13 e 17) e AA46 (n. 9 e 27). Ma secondo l’Anief si tratta di un intervento posticcio e insufficiente. Tra le varie domande contestate (e lasciate immutate dal Dicastero) spicca ad esempio la n. 26 della classe A037, in cui la corretta e invalsa periodizzazione della Guerra dei Trent’Anni (1618-1648) non compare in nessuna delle quattro opzioni di risposta; oppure la n. 50 dell’AC05, visto che – stando ai dati Istat – anche Basilicata e Molise (e non solo Liguria ed Abruzzo) “hanno più del 60% del loro territorio di montagna”. E poi tante imprecisioni minori, anche di punteggiatura e di ortografia, nella domanda o nelle risposte, comunque passibili di contestazione. Tanto che Marcello Pacifico, presidente di Anief, non esita a parlare di “bufera sulle selezioni di accesso” e di “quiz costellati di errori e falsati”.
Il numero uno del sindacato invoca addirittura “un’inchiesta che faccia luce sulle modalità di affidamento delle prove preselettive e sull’utilità delle stesse”. Di certo, a breve partiranno le azioni legali rivolte al Tar del Lazio per l’ammissione con riserva alle prove scritte dei ricorrenti (in palio ci sono circa 22mila posti per oltre 147mila candidati; la soglia minima per il superamento del primo test era di 21/30, ovvero 42 risposte esatte su 60). Del resto, era già successo nel 2012, in occasione del primo ciclo, che diversi esclusi ai quiz di preselezione si vedessero dar ragione dai magistrati e potessero proseguire la loro corsa verso l’abilitazione. A due anni di distanza il Ministero ha ripetuto gli stessi errori che avevano generato caos e confusione nelle graduatorie. Ancora una volta gli esiti di un concorso della scuola rischiano di essere sconvolti in tribunale.