Ogni anno intorno alla metà di agosto suona il campanello d’allarme di Global Footprint Network, l’associazione che stima il giorno in cui finiamo le risorse ecologiche prodotte per l’anno intero, rappresentata in Italia per questa campagna da Rete civica italiana. Ed è oggi, 19 agosto, l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui il fabbisogno umano di risorse eccede la capacità rigenerativa del pianeta: in otto mesi abbiamo consumato tutti i beni “a disposizione”, quindi da oggi fino alla fine dell’anno stiamo consumando oltre quanto ci potremmo permettere. Secondo i calcoli che Global Footprint Networkfaceva nel 2012, per rinnovare le risorse che bruciamo nel corso dei 12 mesi ci vorrebbe almeno un pianeta e mezzo: “Di questo passo, prima della metà di questo secolo, ogni anno consumeremo il quantitativo di risorse prodotto da due pianeti”, si legge in un comunicato dell’associazione. 

È un dato allarmante, “anche se la crisi iniziata nell’ottobre 2008 ha rallentato la domanda di risorse, il consumo continua a salire”. Per fare fronte a questo problema, continua il comunicato di Global Footprint Network, “bisognerebbe fare sì che la scarsità delle risorse fosse sempre al centro del processo decisionale”. Basti pensare che, date le presenti abitudini di consumo, la disponibilità attuale non è sufficiente per i 7 miliardi di persone che abitano la terra, e infatti circa 2 miliardi non hanno accesso ai beni indispensabili per la sopravvivenza. “Questo superamento è il risultato di quattro forze: 1) quanto consumiamo, 2) quanto è efficiente la produzione, 3) quanti siamo, 4) quanto la natura sia in grado di produrre”, spiega l’associazione.

Ma che ruolo ha l’avanzamento tecnologico in questo scenario? “La tecnologia aumenta la produttività, ma non consente comunque di mantenere il passo con i consumi”. “L’umanità sta semplicemente chiedendo di più di quanto la terra possa offrire”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Turismo: serve una politica di informazione e programmazione

next
Articolo Successivo

Petrolio a Carpignano Sesia: non si esce dalla crisi devastando il territorio

next