“Noi siamo anime abbandonate“. Poche parole per raccontare un mondo. A Napoli c’è il più alto numero di transessuali d’Italia. Per loro il destino sembra segnato: costrette in gran parte a prostituirsi per vivere. Nonostante siano in campo associazioni e cooperative e vengano investiti fondi pubblici, i progetti non garantiscono prospettive di lavoro, ma si limitano a una dimensione assistenziale. Così ci sono storie di marginalità e abbandono. “Io – racconta una trans ai microfoni de ilfattoquotidiano.it – ho iniziato a 26 anni, non ho mai avuto nessun tipo di aiuto. Per me la vita (prostituirsi, ndr) è l’unica scelta”. Le associazioni si limitano all’assistenza. Un’altra trans che si prostituisce in centro a Napoli spiega: “Ci danno i preservativi e un pacchetto di fette biscottate, ma a noi non servono. A noi occorre una prospettiva occupazionale. Quando una persona trans prova ad inserirsi nel mondo del lavoro viene sfruttata e cacciata”. Così restano solo sulla carta le iniziative in difesa dei transessuali, ma senza alcuna conseguenza positiva nella vita quotidiana. “Possono nascere centinaia di associazione per i diritti – spiega Laura Matrone, trans che per anni ha lavorato per le associazioni napoletane Lgbt – ma se i diritti non vengono praticati è tutto inutile” di Andrea Postiglione e Nello Trocchia
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