Gli ultimi dati sui tempi di pagamento delle imprese italiane mostrano che solo il 37% è puntuale nell’onorare le fatture dei fornitori, mentre quasi il 17% sborsa il dovuto oltre un mese dopo la scadenza. Magari perché ha a sua volta difficoltà nel passare all’incasso. Ma succede anche di peggio. Cioè che un grande gruppo pubblico da oltre 1 miliardo di utile netto metta nero su bianco, all’interno di un bando, che il vincitore della gara verrà pagato a “180 giorni data fattura fine mese”. Come dire quasi 8 mesi, considerando anche la fatturazione mensile posticipata. Il gruppo è Poste Italiane, fresco di impegno a investire altri 75 milioni nel secondo salvataggio di Alitalia nonostante il suo amministratore delegato Francesco Caio avesse puntato i piedi per non dover iniettare nuove risorse nella ex compagnia di bandiera. E il bando, scaduto a luglio, è stato emesso da Postel, società che vende ad aziende terze servizi di digitalizzazione, campagne di marketing e soluzioni per la gestione dei documenti.
Il capitolato tecnico si riferisce a una gara per la fornitura di linee di stampa. Oggetto, il noleggio per 60 mesi di stampanti a getto di inchiostro. Più l’assistenza, il training, i materiali di consumo, le licenze e l’installazione. Il tutto per tre delle sedi di Postel: Melzo, Genova-Multedo e Pomezia. Valore complessivo del bando, 15 milioni di euro. Al paragrafo sullo schema dell’offerta economica da presentare per partecipare al bando si legge appunto che il canone mensile per la linea di stampa è soggetto a “fatturazione mensile posticipata e pagamento a 180 giorni data fattura fine mese”. Fanno circa 240 giorni. Idem per “il conguaglio degli eventuali extra-click” calcolati su tutte le linee di stampa. Tempi superiori a quelli registrati nei comparti meno virtuosi della pubblica amministrazione, come la sanità, stando agli ultimi dati della banca dati Cerved.
Ma non basta: il gruppo pubblico guidato da Caio, che dallo Stato riceve ogni anno centinaia di milioni di euro per garantire il servizio postale universale, fissa pure gravose penali per il fornitore che si renda responsabile di inadempimenti. Nel caso in cui il 90% dei guasti non venga risolto dall’assistenza “entro otto ore lavorative”, l’azienda fornitrice si vedrà decurtare il compenso di “100 euro per ogni ora di ritardo” e dovrà coprire “tutti i costi derivanti da penali inflitte alla committente dai propri clienti per ritardi riconducibili a questo inadempimento”. Lo stesso se il vincitore della gara non garantisce nel 100% dei casi la soluzione del problema entro 16 ore lavorative. Il pagamento, già così dilazionato nel tempo, verrà poi ridotto “di 500 euro per ogni punto percentuale in difetto rispetto al target del 70%” relativo alle rese di produzione delle linee di stampa. Per “errori” e “non conformità” di stampa “riconducibili a malfunzionamenti della stampante” scatterà poi una riduzione del dovuto di “0,010 euro per ogni pagina oggetto della contestazione”. Più, anche qui, la copertura dei “costi derivanti da penali” inflitte a Postel dai clienti insoddisfatti. Infine, l’azienda “si riserva la facoltà di risolvere l’ordine di acquisto nel caso in cui il valore totale delle penali applicate superi il 20% del valore contrattuale, fatta salva ogni eventuale azione per il risarcimento del maggior danno”.
Poste Italiane, contattata da ilfattoquotidiano.it, fa sapere che “Postel non è soggetta al Codice degli appalti perché opera in regime di libero mercato” e che “le condizioni di pagamento previste dal bando sono conformi a quanto previsto dal decreto legislativo del 9 novembre 2012”. Cioè quello che ha recepito in Italia la direttiva europea sul ritardo dei pagamenti nelle transazioni commerciali.