L'allora commissario Errani aveva promesso un ricalcolo dei cedolini, salatissimi per via della scarsa qualità dei prefabbricati. Ma ora tutte le convenzioni sono scadute. E con le dimissioni il percorso della ricostruzione, già lento, appare paralizzato
Appena un paio di mesi fa Vasco Errani, ancora presidente della Regione Emilia Romagna e commissario alla ricostruzione, l’aveva garantito: “Le maxi bollette Enel saranno tutte ricalcolate”. In pratica nessun terremotato sfollato residente nei moduli abitativi provvisori, allestiti nelle periferie dei Comuni colpiti dai fenomeni sismici del maggio 2012 per alloggiare chi aveva perso la casa a causa delle scosse, insomma, avrebbe dovuto pagare i cedolini da mille, 2mila e anche 3mila euro a nucleo familiare, recapitati da Enel e relativi ai consumi di elettricità nei container. Altissimi a causa della tipologia di elettrodomestici installati in casette poco coibentate, tutti in classe G. A maggio, però, le convenzioni stipulate nel gennaio del 2013 con il fornitore, e grazie all’intervento dell’Authority dell’energia, – sconti per i terremotati, spiegava sempre Errani, del 40% sui costi fissi e una rateizzazione del 36% -, sono scadute. E il timore degli sfollati – 2.600 quelli che vivono ancora oggi nei map – a due anni dai terremoti emiliani, che alla fine le maxi bollette presenti e future debbano essere pagate per intero.
“Poco prima della scadenza delle convenzioni Enel, stipulate dal commissario al termine della sospensione concessa ai terremotati proprio in seguito ai fenomeni sismici – spiega Massimo Vignola, coordinatore del Comitato residenti nei moduli abitativi provvisori di Cento – Errani ci aveva rassicurati, garantendoci che grazie agli accordi sull’energia elettrica nessuno di noi avrebbe dovuto pagare i maxi bollettini da migliaia di euro. Ora che quelle agevolazioni tariffarie sono scadute, come facciamo?”.
Nei “map”, del resto, tutto funziona a energia elettrica, dal fornello per cucinare al riscaldamento e all’aria condizionata: d’estate nei container le temperature salgono sensibilmente a causa della struttura stessa dei moduli, acquistati al risparmio dalla Regione con la prospettiva di un breve utilizzo, come raccontato da ilfattoquotidiano.it. Difficile, quindi, tagliare i consumi per ridurre l’importo delle bollette. “Noi abbiamo bisogno che quelle convenzioni, che prima si applicavano alle utenze di energia elettrica, gas naturale e servizio idrico integrato nei Comuni colpiti dagli eventi sismici, vengano rinnovate. Perché chi vive nei moduli abitativi, chi è sfollato – sottolinea Vignola – i soldi per pagare non li ha”.
Il problema è che le dimissioni di Errani, avvenute in seguito alla condanna in appello per falso ideologico in relazione alla vicenda Terremerse, hanno praticamente paralizzato una ricostruzione già lenta. Per questo Vittorio Ferraresi, deputato del Movimento 5 Stelle, si è rivolto direttamente al governo con un’interpellanza urgente in materia: è l’unico soggetto in grado di prorogare la deliberazione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 16 gennaio 2013. E sempre al presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai suoi ministri si appelleranno anche i comitati degli sfollati, allo scopo di chiedere un intervento che risolva la questione, anche perché è scaduta pure la convenzione che impediva a Enel di staccare la corrente alle famiglie che non riuscivano a pagare le bollette. E qualche sfollato si è già sentito comunicare l’imminente abbassamento dell’energia elettrica in caso di mancato pagamento. “In assenza di un definitivo piano di rateizzazione approvato dal Enel – sottolinea il Comitato map di Cento – le bollette arrivano per intero, centinaia di euro alla volta”.
Gli sfollati si sentono come in un vicolo cieco. “Ad oggi – continua Vignola – la strategia della Regione, o di ciò che ne è rimasto dopo le dimissioni di Errani, è tentare di indurre gli sfollati che vivono nei map a trovarsi una casa e a lasciare i container. Ma come facciamo, se le nostre case sono da ricostruire? Se aspettiamo da mesi che ci approvino le richieste di risarcimento, a causa della burocrazia? Di questo passo nei container ci rimarremo altri due anni. In più, molte famiglie non hanno i soldi per la caparra o le mensilità anticipate richieste da qualsiasi affittuario al momento della stipula di un contratto di locazione. Non hanno scelta, se non rimanere dove si trovano”.
Per la seconda estate dal terremoto, con tutti i disagi che vivere in un container comporta: topi, fango, infiltrazioni d’acqua, la scarsa coibentazione che implica la necessità di accendere il riscaldamento al primo freddo e l’aria condizionata appena inizia l’estate. “Non ce la facciamo più – conclude Vignola – il governo deve intervenire. Qui in Emilia ogni giorno vivere è una lotta: scontrarsi con la burocrazia per ottenere che il progetto di ricostruzione della propria casa in macerie venga approvato, lavorare a fronte di una crisi nella crisi generata dal terremoto, e ancor peggio, non sapere se i debiti ci strangoleranno, perché questo è l’unico sisma a causa del quale le aziende hanno dovuto indebitarsi con le banche per pagare le tasse. Lo sapete che tra i terremotati, e tra gli sfollati soprattutto, il consumo di ansiolitici e antidepressivi è salito vertiginosamente?”.