Media & Regime

Time Inc, giornalisti “promossi” se appetibili per la pubblicità online

La casa editrice americana, proprietaria di 90 testate tra cui Sports Illustrated, ha deciso di valutare i suoi reporter in base ad alcuni parametri in vista dei prossimi licenziamenti. E, tra "qualità della scrittura" e "impatto delle storie" c'è anche "contenuti vantaggiosi per le relazioni pubblicitarie"

I giornalisti di Time Inc valgono tanto quanto risultano “appetibili” per gli inserzionisti. Gawker.org rivela che è questo uno dei criteri di valutazione della società nei confronti dei reporter, anche in vista di prossimi licenziamenti. La casa editrice americana, frutto di uno spin off del gruppo Time-Warner e proprietaria di circa novanta riviste fra le quali Time e Sports Illustrated, dopo avere già allontanato circa 500 dipendenti, starebbe infatti pensando di ridurre ulteriormente la forza lavoro.

I risultati del trimestre in seguito alla divisione da Time Warner hanno sorpreso positivamente gli analisti che avevano stimato un guadagno per azione inferiore, ma hanno comportato anche una diminuzione dei ricavi dell’1,6% e il calo del 12% delle entrate pubblicitarie. In difficoltà come molte case editrici, Time Inc ha pensato di dare una spallata al muro che dovrebbe dividere contenuti editoriali e pubblicità adottando una tabella di valutazione dei suoi giornalisti che include vari parametri. Accanto a qualità della scrittura, impatto delle storie, produttività, traffico generato, presenza di video, rimbalzo sui social media ed entusiasmo nell’approccio con il lavoro, compare anche “Contenuti vantaggiosi per le relazioni pubblicitarie” (leggi). La valutazione per ogni voce va da due a dieci.

Secondo Anthony Napoli, rappresentante sindacale di Newspaper Guild al quale sono iscritti alcuni impiegati di Sports Illustrated, la società ha già licenziato alcuni redattori della testata che, se da una parte vantavano buoni voti per la capacità di scrittura, dall’altra erano penalizzati da contenuti poco interessanti per gli inserzionisti. Un portavoce di SI ha contestato la dichiarazione del sindacalista, ma non ha negato l’esistenza della tabella che svela il peso sempre più rilevante della pubblicità nel mondo editoriale in rete.

Un ulteriore passo in avanti verso la commistione di contenuti che segue il successo del native advertising, modalità pubblicitaria che prevede l’inserimento di contenuti sponsorizzati tra gli articoli di un web giornale. Una tipologia di adv online che è stata adottata dal 62% degli editori statunitensi, New York Times compreso. Le forme più diffuse di native advertising sono i post sul blog e i pubbliredazionali. In testa per popolarità nel campo della pubblicità nativa si trovano gli annunci sponsorizzati di Facebook (56%), i video ( 52 %), i tweet ( 46%) e le infografiche (35%).