La storia di Carpignano Sesia è simile a quella di molte altre città italiane – in cui Mr. Petrolio arriva e decide che può fare quel che gli pare di campi, case, laghi, fiumi, boschi come se gli appartenessero. Per lui Carpignano è solo una macchietta in una cartina senza vita, e magari l’illusione di una fabbrica di banconote. E questo vale per tutte le Carpignano dell’Italia al petrolio.
Nel caso specifico siamo in provincia di Novara, non lontano da Trecate dove già un pozzo scoppiò nel 1994. L’Eni nel 2011 aveva preso di mira un campo agricolo vicino alle case dei residenti per farci un ridente pozzo di petrolio. Conosco Carpignano perché abbiamo fatto un incontro pubblico, una sera d’estate, qualche anno fa. Ho dei bei ricordi dei giorni trascorsi lì e delle persone che mi sono rimaste nel cuore. E’ una comunità piccola, immersa nel verde, con il fiume che lo attraversa e dove la gente vuole solo la santa pace di occuparsi di vigneti, di agriturismo, di produzione di formaggio e di salumi.
A suo tempo ci furono sensibilizzazione, eventi, proteste da parte dei residenti. Una storia bella di una comunità intera che si oppone a un colosso senza cuore. Un referendum raccolse il 95% di “no” alle trivelle, e anche Novara, capoluogo di provincia, si oppose. Alla fine l’Eni decise di togliere il disturbo, almeno momentaneamente. Promise infatti di spostare il pozzo in un area “meno sensibile”.
E così, eccoli di nuovo alla carica sotto il solleone due anni dopo. Il 1 Agosto 2014 la Regione Piemonte convoca i sindaci della zona e gli assessori regionali per dirgli che l’Ente Nazionale Idrocarburi è tornato e ripresenta il suo progetto trivellante a circa due chilometri dal sito inizialmente prescelto. Ai sindaci viene spiegato che questo sarà l’inizio di “un più ampio insediamento di pozzi di estrazione nell’ambito del permesso Carisio”.
Non c’è solo l’Eni a Carpignano Sesia, ma anche la sua amica irlandese Petroceltic. Le due si dividono la concessione Carisio di 730 kmq. Una piccola percentuale della concessione appartiene alla Compagnia Generale Idrocarburi. Poco distante da Carpignano c’è la concessione Cascina Alberto di 460 kmq di proprietà della Northern Petroleum, ditta australiana, e la concessione Cascina Graziosa di circa 600 kmq della Enel Longanesi Development. Questi due permessi sono stati accordati nel Luglio del 2014.
Nel complesso le tre concessioni ospiteranno pozzi e infrastrutture in sei province del nord ovest: Novara, Vercelli, Biella, Varese, Milano, Pavia. Notare i nomi delicati e innocui che si scelgono. I motivi per cui tutto questo è folle sono gli stessi che si applicano ad ogni angolo d’Italia: ci saranno rischi di inquinamento di aria e di acqua, l’arrivo di infrastruttura pesante che mal si sposa con la vocazione e l’immagine di un territorio da cui si producono riso, vino e miele e sopratutto con i desideri di chi a Carpignano e dintorni c’era già prima di Eni e Petroceltic.
Nessuna paura però. I petrolieri sono chiamati a pagare ben 5.16 euro per chilometro quadro l’anno e per ciascuna delle loro concessioni – cioè in cambio di circa 1800 chilometri quadrati di territorio piemontese e lombardo pagheranno 10 mila euro annui. Cui prodest?
Interessante il commento del Ceo della Northern Petroleum sulla concessione Cascina Alberto (in precedenza nota come Gattinara): “The award of these permits demonstrates that the administration in Italy is now actively progressing with approvals that have been outstanding for some years”. Presumibilmente si riferisce all’ennesimo nuovo governo, quello di Matteo Renzi che ora “attivamente procede” alle approvazioni.
Vorrei tanto sapere cosa ha da dire il diretto interessato in tutto questo. Non era Matteo Renzi che diceva che la “green economy è la chiave del futuro del Paese?” Ma dove e come e quando la facciamo questa benedetta green economy se a furia di stoccaggi e di trivelle distruggiamo tutto il green che ci è rimasto? Veramente il futuro dell’Italia è nel fare buchi su e giù per la penisola?
Possibile che ancora adesso, dopo tutto questo parlare di sostenibilità e consumo scellerato del territorio, siamo ancora qui a pensare a “nuovi insediamenti” di petrolio nelle campagne italiane? Possibile che stanno ancora qui a pensare di uscire dalla crisi devastando il territorio, che è l’unica cosa che ci resta? Possibile che non si sia imparato niente dalle avventure di Ilva, Gela, Falconara o Viggiano? E in questo caso neanche dal vicino scoppio di Trecate?
E il neo governatore della regione Piemonte, Sergio Chiamparino del Pd, anche lui, cosa ha da dire? Avrà il coraggio di difendere la sua terra? Interessante che nel 2008 Chiamparino aveva partecipato in qualità di sindaco di Torino, ad una manifestazione indetta dalla regione Piemonte sulla necessità di arrivare a “l’indipendenza energetica dal petrolio“ e in cui si ricordava che per arrivare a questo scopo occorre un “impegno collettivo straordinario, quotidiano, fatto di comportamenti, regole, strumenti coerenti”.
Presidente Chiamparino, ecco la sua opportunità per il suo impegno straordinario e quotidiano: vada da Renzi e gli dica di avere rispetto per le campagne e i residenti di Carpignano Sesia, della regione Piemonte e di tutta l’Italia.
Qui tutte le mappe delle nuove concessioni lombardo-piemontesi