Lo scorso 14 giugno Danela Puddu finì a terra senza vita dopo un volo di 11 metri. Il compagno parlò di suicidio. Ma secondo Procura e carabinieri è stato tradito da una macchia di sangue trovata proprio sotto il davanzale
Daniela Puddu è stata scagliata da una finestra al terzo piano, e uccisa, per un raptus di gelosia. Il suo compagno, Dario Rizzotto, pluripregiudicato e nullafacente, con il quale aveva una relazione da un paio di mesi, non sopportava che lei avesse ancora dei contatti con l’ex fidanzato. La sera del 14 giugno, nell’appartamento al terzo piano di via Illica a Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), quando ha scoperto che la donna stava chattando su Facebook con il suo ex, ne è nata una violenta lite: l’ha aggredita e infine l’ha lanciata dalla finestra. E’ la ricostruzione degli ultimi istanti di vita della 37enne originaria di Iglesias che cadde, perdendo la vita, sul marciapiedi dopo un volo di 11 metri. Ai carabinieri di Fiorenzuola, subito accorsi, Rizzotto – in manette dalla serata di martedì 19 agosto – ha ripetuto fin da subito che si era trattato di un suicidio: “Io ero nell’altra stanza quando lei si è buttata”. Ma nessuno gli ha creduto. “O meglio – affermano il sostituto procuratore Roberto Fontana e il capitano dei carabinieri Emanuele Leuzzi – quella del suicidio è un’ipotesi che abbiamo preso in considerazione, ma è stata subito scartata grazie agli indizi raccolti in questi due mesi”.
Rizzotto era un tipo violento, lo aveva dimostrato diverse volte. Tanti i precedenti specifici alle spalle. In un caso aveva dirittura annotato di suo pugno sulle pagine di un diario personale – un paio di settimane prima – di aver picchiato selvaggiamente Daniela. Inoltre la 37enne non aveva mai mostrato alcuna volontà suicida o segni di depressione. I rilievi tecnici sul luogo del delitto si sono dimostrati essenziali per far arrestare l’uomo, che ora è in carcere a Piacenza accusato di omicidio volontario. Una macchia di sangue su un muro dell’appartamento, sotto la finestra, per i carabinieri è la prova evidente che prima del volo giù dalla finestra vi era stata quella colluttazione che Rizzotto aveva sempre negato, ma che i vicini di casa avevano invece testimoniato avendo udito grida e rumori forti dall’abitazione. Decisivo anche il ritrovamento, sempre in casa, di un anello della catena che la donna aveva al collo quando morì, altro indizio di una colluttazione con il fidanzato dentro la casa. “Quando una persona precipita dall’alto gettandosi volontariamente – dicono in procura – il suo corpo non atterra nella posizione in cui invece è stata trovata agonizzante la ragazza dal 118 davanti a casa. Abbiamo comunque incaricato un perito di effettuare una relazione sulla cinematica della caduta”. Gli inquirenti sottolineano che molto probabilmente, al momento del delitto, l’indagato era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e di alcol.