In Inghilterra il costo dei ticket per le gare di calcio è in costante crescita, a un ritmo più alto dell’inflazione. E così le società si stanno organizzando come possono
Sessantaquattro sterline per il settore ospiti sono un prezzo esagerato. E allora in soccorso degli abbonati arriva la società. E’ la mossa del Manchester City per permettere ai propri fan di seguire i Citizens all’Emirates Stadium, il tempio dell’Arsenal, che – detto in altri termini – è ormai un posto per paperoni. Il costo dei tagliandi per il match contro i Gunners aveva scatenato la rabbia dei tifosi, decisi a lasciare vuoti i 2900 posti del settore ospiti durante il match di Premier League del prossimo 13 settembre. Ma si tratta solo di una battaglia vinta lungo la strada di una guerra che si trascina da anni e vede contrapposte tifoserie e politica dei prezzi applicata dalla società. Soprattutto (ma non solo) per i settori ospiti.
Tant’è che nel gennaio 2013 proprio i Citizens rispedirono 900 biglietti nella sede dell’Arsenal contestandone il costo eccessivo, allora fissato a 62 sterline. Fu la scintilla per provare a scardinare il sistema, grazie anche all’aiuto della Football Supporters Federation. Da quella clamorosa protesta è nata infatti la campagna Twenty’s Plenty for Away Tickets, finalizzata alla sensibilizzazione dei club inglesi affinché applichino tariffe accessibili. Il tetto, secondo l’associazione che coordina i tifosi inglesi, dovrebbe essere bloccato a 20 sterline così da favorire la riconquista di quel 10 per cento di supporter che negli ultimi anni ha detto basta alle trasferte. L’obiettivo non è stato raggiunto ma ha comunque scatenato il dibattito fino a spingere le venti società della Serie A inglese a creare l’Away Fans Fund per aiutare economicamente gli spostamenti dei tifosi. Così, dallo scorso ottobre, i club della Premier hanno messo a disposizione 12 milioni di sterline in tre anni per sostenere le trasferte dei propri fan. Anche se i dati parlano chiaro e continuano ad andare in un’altra direzione: in Inghilterra il costo dei biglietti è in costante crescita, a un ritmo più alto dell’inflazione.
Alla faccia del rapporto Taylor, sul quale si è basata la rivoluzione del calcio inglese dopo la strage di Hillsborough. Tra i punti di quel documento era prevista anche una politica di contenimento dei prezzi, totalmente disattesa negli ultimi quindici anni. E che non sembra arrestarsi, come dimostra lo studio di Sport Intelligence relativo alla stagione 2014/15. Nel campionato appena iniziato, il prezzo medio dell’abbonamento più economico ha toccato quota 526 sterline (+6,5 per cento), mentre un seggiolino dorato ha un costo medio di 870 euro (+7%). Un aumento che ha coinvolto 13 club, tra i quali spicca proprio l’Arsenal, finito in questi giorni sotto i riflettori per il settore ospiti. Godersi dal vivo i Gunners lungo i nove mesi di Premier è un lusso da almeno 1.014 sterline e per conquistare il miglior posto all’Emirates bisogna spendere 2.013. Un raffronto spiega meglio di ogni altro la differenza tra la spesa che devono sostenere i tifosi del club fondato dagli operai della Woolwich Warren e quelli di qualsiasi altra società: con gli oltre mille euro per la tessera più economica è possibile acquistare l’abbonamento più costoso degli altri team inglesi, esclusi Chelsea e Tottenham. Qual è lo stadio più cheap? Quello del Manchester City. Un tifoso dei Blues se la cava con ‘appena’ 299 euro sterline per una tessera stagionale all’Ethiad Stadium. E può confidare nel portafogli senza fondo degli arabi se dovesse decidere d’incitare i campioni inglesi in trasferta.