L’accento del boia di James Foley, giornalista americano decapitato in Siria, era chiaramente britannico, dice l’intelligence inglese. Ma sarebbe solo uno degli ultimi casi in cui un cittadino del Regno Unito è coinvolto nella jihad: secondo l’intelligence inglese sarebbero infatti oltre 500 i britannici partiti per la Siria per combattere a fianco dello Stato islamico contro il regime di Bashar al Assad. Ma c’è chi non esclude che alcuni siano arrivati anche in Iraq, dove è in corso l’avanzata dei miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi. Ma i numeri sulle presenze di di combattenti islamici in Europa non si fermano alla Gran Bretagna: la polizia austriaca ha fermato 9 presunti jihadisti pronti a partire per la Siria. Lo ha confermato la procura di Vienna all’agenzia austriaca Apa, che fa sapere anche che i sospettati sono stati fermati in prossimità del confine e attualmente sono interrogati dalla polizia.

Il numero di jihadisti occidentali viene aggiornato giorno per giorno dai governi allarmati: le stime parlano di qualche migliaio di cittadini europei che hanno già lasciato i confini dell’Unione per aderire alla lotta armata dell’Isis.  “In Siria i cittadini europei sono tra i 1200 e i 2000” spiegava un report dell’Europol alla fine del 2013. Evidenziando i principali trend del fenomeno dei terroristi in Europa la polizia europea informava che i cittadini “continuano a viaggiare verso le zone di conflitto per ricevere addestramento e combattere sul terreno di guerra”. In particolare, continua Europol, il numero di europei che partono per aderire a movimenti armati legati ad al-Qaeda, come l’Isis, sono cresciuti consistentemente nel 2013: “La Siria rimane la destinazione più scelta”. “Si crede che l’accessibilità attraverso il confine turco-siriano sia un fattore che influenza gli europei ad andare lì piuttosto che in Afghanistan, Mali, Somalia o Yemen” spiega il report. L’importanza dell’Europa per i terroristi deriva dal fatto che qui si sono stanziati per gestire “il finanziamento, la logistica, il rifugio e il reclutamento per gli attivisti che operano fuori dai confini dell’Unione”. In Europa, continua lo studio, dispongono di internet, e in particolare i social network, che sono molto utili soprattutto per la propaganda e il reclutamento, tanto che “hanno contribuito sostanzialmente alla radicalizzazione del fenomeno in Europa”. 

Il numero degli arresti nel 2013 per reati terroristici di ispirazione religiosa sono stati 216, il 66% dei quali sono avvenuti in Francia, dove si contano ben 143 fermi. Se gli estremisti britannici sono “i combattenti più crudeli” dell’Isis, come sostiene l’esperto di Jihad, Shiraz Maher da Londra, stando alle dichiarazioni prodotte finora dai governi, sono i francesi i più numerosi. “Ci sono circa 900 jihadisti francesi in Siria, e, probabilmente, in Iraq” aveva dichiarato infatti il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve. In Italia i fermi per reati terroristici di ispirazione religiosa sono stati 5 persone nel 2013. Secondo l’esperto islamista Lorenzo Vidino il panorama attuale dello jihadismo in Italia è “estremamente frammentario ed eterogeneo“: “I soggetti attivamente coinvolti nella scena jihadista sono una quarantina, forse una cinquantina e la maggior parte di loro comunica tramite internet”. 

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