Tracce di monossido di carbonio sarebbero state rilevate nelle bombole utilizzate dai tre sub umbri morti durante un’immersione a 40 metri agli isolotti delle Formiche di Grosseto il 10 agosto. Analoghe tracce sarebbero state rilevate anche nel sangue dei tre sub. E’ quanto si apprende dagli accertamenti disposti dalla procura del capoluogo toscano che indaga sui decessi. Già dopo l’autopsia, il 13 agosto scorso, l’ipotesi che i tre potessero essere morti avvelenati era stata tra quelle lasciate aperte dal medico legale. Ora, una conferma sembra arrivare dai risultati ufficiosi delle analisi disposte dai magistrati (la relazione completa è attesa domani venerdì 22 agosto).

A disporre gli accertamenti sulle bombole, eseguiti da una ditta di Osio (Bergamo), è stata la Procura di Grosseto che deve ricostruire la morte di Fabio Giaimo, 57 anni, medico anestesista di Perugia, Enrico Cioli, 37, tappezziere, e Gianluca Trevani, 36 anni tecnico informatico, entrambi di Bastia Umbra. I tre sono deceduti durante un’immersione che li aveva portati, insieme ad altri tre appassionati, in quello che è considerato un paradiso dei sub.

Al momento sono state analizzate quelle delle tre vittime, 30 però in totale le bombole poste sotto sequestro dalla magistratura. Per ora è iscritta nel registro degli indagati una sola persona, il responsabile del diving Abc di Talamone, Andrea Montrone, che avrebbe fornito l’attrezzatura. Un atto dovuto, era stato spiegato a suo tempo, per consentirgli di partecipare ad autopsia ed analisi sulle bombole con un proprio consulente. Non è escluso che altri possano venire coinvolti nell’inchiesta che avrà bisogno necessariamente di ulteriori accertamenti. C’è da capire come sia stato possibile che l’aria respirata sott’acqua dalle vittime fosse avvelenata: gli inquirenti dovranno appurare se il monossido è entrato nelle bombole in fase di aspirazione grazie ad un motore oppure se si sia generato per un malfunzionamento delle bombole stesse, se l’eventuale errore sia stato umano o dovuto alle attrezzature, se si sia verificato a terra, nel diving (dove le apparecchiature sarebbero state ricaricate la notte precedente l’immersione), o se le bombole possano essere state ricaricate a bordo dell’imbarcazione con cui i sub si erano recati alle Formiche.

Intanto il legale del responsabile del diving, avvocato Riccardo Lottini, ha presentato istanza per effettuare accertamenti su tutte e 30 le bombole sequestrate e anche sui computer che le tre vittime avevano al polso per le immersioni.

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