E’ stata l’estate delle decapitazioni postate su Youtube e del virus Ebola immanente, della recessione tecnica “ma ne riparliamo dopo le vacanze, gufi” e dei delitti estivi sempre più insensati e atroci. E’ stata l’estate dell’estate che non è arrivata mai.

Ma l’estate è anche e soprattutto una questione privata.

La mia estate è cominciata con un concerto di Caetano Veloso. Era la prima volta che riuscivo a sentirlo dal vivo; e vederlo scatenare una platea di venti-trentenni, infilando perle di gioia di vivere e riflessione esistenziale, e poco dopo scoprire incredulo, “indagando” wikipedia, che Caetano, carismatico e scattante come un grillo, ha 72 anni… Mi ha inondato di poesia, ottimismo e sentimenti di progresso vari.

La mia estate è proseguita leggendo una decina di libri in contemporanea, costume che mi tormenta da quando alla carta stampa ho affiancato l’inchiostro elettronico del Kindle (modello-base e nemmeno touch, però). Certo, lontani i tempi naturalmente indimenticabili dell’estate dei miei 18 anni, quando lessi 35 libri in tre mesi, pur facendo serrata e disciplinata vita di comitiva, subito prima dell’avvento di Internet e dei telefoni cellulari, tra un innamoramento sublimato e l’altro. E se allora mi dedicavo a Goethe e ai romantici e ai Dieci giorni che sconvolsero il mondo di John Reed, quest’estate ho puntato i riflettori su Patria, gli annali dell’ultimo trentennio italiano secondo Enrico Deaglio, anno per anno, fatto per fatto, risvolto per risvolto, la nostra storia in cinquecento storie: i protagonisti, le parole, le vittime, i profeti del momento, la musica, i film e i romanzi che hanno tenuto in piedi l’Italia, dal 1978 al 2008 (voto 9).

E non ho ancora finito di sfogliare appassionatamente, con i pulsanti del Kindle, Ritratti italiani di Alberto Arbasino, incontri ravvicinati con tanti illustri amici e compagni di cervello dell’ultima grande penna nazionale: da Gianni Agnelli a Federico Zeri, passando per Roberto Longhi, Mario Soldati, Cesare Brandi, Federico Fellini, Luchino Visconti, Alberto Moravia, Michelangelo Antonioni, Pierpaolo Pasolini, Italo Calvino, Goffredo Parise, Luciano Berio, “notevolissimi coetanei, o quasi, coi quali ci si ripromettevano lunghe polemiche anziane davanti a un bel camino acceso, con vino rosso e castagne e magari cognac. Invece, la storia girò diversamente” (voto, 10).

Beh, vi confesso che ho anche provato a leggere Il desiderio di essere come tutti di Francesco Piccolo, Strega 2014, lo scrittore sulla punta della lingua di tutti, sempre da Fazio e con Fazio, stilizzato in gigantografie sovietiche nel giro delle librerie di lotta e di governo, l’autore di testo del nuovo Pd al comando; e sono già a metà, di questo breviario di storie e concetti pubblici e privati che già tutti ben conosciamo, chiedendomi: “Ma è questa la créme della “giovane” classe intellettuale peninsulare?”. Allora speriamo che i grandi vecchi come Arbasino non muoiano mai (voto 5).

La mia estate si è conclusa partecipando a Pescasseroli a un Festival memorabile: “Voci dalla Montagna”. Della serie, un altro Trentino meno altero è possibile. Ascoltare Vivaldi, Schumann, Chopin in mezzo ai boschi del Parco nazionale d’Abruzzo, un’esperienza impagabile. Lì in alto cellulari e tablet neanche prendevano. D’altronde farsi un selfie con un lupo marsicano sarebbe stato leggermente pericoloso. Fitto e davvero rapito il pubblico. Organizza una ragazza trentenne, filosofa e musicista: Elvira Di Bona.

Sempre nella regione che fu “locomotiva del mezzogiorno”, ma a Torricella Peligna, da venerdì 22 a domenica 24 agosto si svolge il Festival “Il Dio di mio padre”, dedicato a John Fante, grande scrittore e sceneggiatore dell’età dell’oro di Hollywood. Il padre di John nacque proprio a Torricella per poi emigrare negli States, come tanti. E’ una manifestazione molto amata e partecipata, anche questa. Tra gli ospiti di questa edizione Marcello Fois, Emanuele Trevi, Dan Fante, figlio di John, e Stephen Amidon, che è l’autore de Il capitale umano (da cui è stato tratto l’omonimo film di Paolo Virzì). Previsti reading, spettacoli, convegni e un omaggio a Charles Bukowski a vent’anni dalla morte. Organizza un’altra ragazza trentenne, Giovanna Di Lello. Che l’Abruzzo e il centro-sud ripartano da queste idee e da queste donne e non dai soliti festival dell’agnello misto.

Un paio di settimane fa ero al mare con la mia compagna, in acqua, dove si tocca, e ci siamo ritrovati nei paraggi di due bambine, che avranno avuto sei o sette anni l’una. Litigavano tra di loro. C’era pure un maschietto ma si faceva bellamente i fatti suoi. Il loro dialogo ci ha lasciati di ghiaccio. Turpiloquio all’ultimo stadio, che vi risparmiamo. A riva le sorvegliava, a modo suo, la madre di una delle due. “Mamma, aiuto!” di tanto in tanto gridava ghignando la bambina più molesta e guerrafondaia. A un certo punto il maschio ha preso il coraggio a quattro mani e ha sibilato qualcosa di inenarrabile alle due, alle prime estati della loro vita.

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