I resti di due militari a bordo dei velivoli sono stati rinvenuti mercoledì e la Procura ha disposto l'esame del Dna sui loro resti. L'incidente ha avuto luogo martedì pomeriggio sulle colline di Ascoli Piceno. Aperto fascicolo anche dalla Procura militare di Verona a carico di ignoti relativo alla distruzione di beni militari dopo l’incidente
Non c’è ancora traccia di due dei quattro piloti a bordo dei Tornado che martedì pomeriggio si sono schiantati sulle colline di Ascoli Piceno. Le squadre hanno lavorato tutta la notte e andranno avanti per tutta la giornata, concentrandosi in particolare nella zona di Poggio Anzù. Il soccorso alpino ha però individuato una delle due scatole nere, localizzata fra Tronzano e Casamurana, nella stessa zona dove era stato recuperato un salvagente che a prima vista era sembrato un paracadute. Il dispositivo, però, non è integro. La strumentazione che ha registrato l’attività di volo dei due caccia verrà poi presa in consegna dall’Aeronautica che ha precisato: le ricerche continueranno “finché non li troviamo oppure finché non avrà più senso continuare le ricerche”.
Nella giornata di mercoledì sono stati ritrovati gli altri due piloti che sono stati portati all’obitorio di Ascoli. La Procura ha disposto l’esame del Dna sui loro resti semicarbonizzati, che appartengono a due uomini e che finora non è stato possibile identificare. Mentre i magistrati sono impegnati nella ricostruzione delle cause dell’incidente, alcune fonti investigative spiegano all’Ansa che l’ipotesi prevalente è l’errore umano. Intanto si è aggiunta anche l’ipotesi di omicidio colposo nel fascicolo aperto dalla Procura di Ascoli Piceno per disastro aereo colposo. Un atto dovuto, secondo il procuratore di Ascoli Michele Renzo, dopo il ritrovamento ieri dei resti di due piloti nelle colline tra Ascoli, Venarotta e Roccafluvione. Mentre per stabilire le cause dell’incidente, la Procura militare di Verona ha aperto un fascicolo a carico di ignoti relativo alla distruzione di beni militari. Oggi stesso, spiega il procuratore capo Enrico Buttitta, saranno sentiti alcuni ufficiali dell’Aeronautica e verranno acquisiti documenti – testimonianze, foto, filmati, piani di volo e dati di controllo del traffico aereo, oltre alle scatole nere dei velivoli se verranno recuperate – per cercare di fare luce sull’accaduto. Sulle ipotesi al vaglio per spiegare le ragioni della tragedia, il procuratore non si sbilancia. “Stiamo valutando – spiega – tutte le ipotesi”.
Ghedi, attività ridotte dopo lo schianto – Le attività nella base militare di Ghedi (Brescia), dalla quale sono partiti i due tornado precipitati nelle montagne marchigiane, si sono ridotte, rispetto alle esercitazioni quotidiane, anche perché alcuni militari da due giorni sono vicini ai familiari dei quattro capitani che sono ospitati nell’aeroporto. Intanto, nella cittadina alle porte di Brescia, le bandiere sono state poste a mezz’asta per onorare i piloti. Lo stesso sindaco della città, Lorenzo Borzi, ieri aveva parlato dell’incidente avvenuto nelle Marche come di un “dramma familiare” perché il paese convive da oltre 50 anni ormai con la presenza degli uomini e delle donne del sesto Stormo. Nella base è arrivato stamani anche il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, Pasquale Preziosa, per stare vicino alle famiglie dei piloti. Alcuni familiari arrivati ieri all’aeroporto militare hanno chiesto di potersi trattenere anche oggi per poter seguire l’andamento delle ricerche assieme ai militari della base.