Google riceve un milione di richieste di rimozione al giorno. Quasi otto milioni di link nell’ultima settimana. E’ quanto emerge dal Transparency Report rilasciato da Google, che fotografa le richieste di rimozione giunte al motore di ricerca, fornendo anche utili dettagli statistici e comparativi. Solo nell’ultima settimana Google è stata costretta a cancellare 7,8 milioni di link dal motore di ricerca (su più di 30 milioni di richieste di rimozione: e si tratta di numeri destinati a crescere).
I dati forniti peraltro si riferiscono solo alle cancellazioni per motivi di diritto d’autore (il copyright). Ci si attende a brevissimo il superamento della “fatidica” soglia dei 10 milioni di link a settimana. Basti pensare che nel 2008 Google riceveva una richiesta ogni 6 giorni, mentre nell’ultima settimana, appunto, le richieste sono state una ogni 8 millisecondi.
Il dato non tiene conto ovviamente delle richieste relative al cd diritto all’oblio che stanno crescendo in numeri e casi e che probabilmente arriveranno anch’esse, una volta a regime, a cifre vicine ai dati relativi alle rimozioni per motivi di copyright. Con numeri così elevati e con le procedure attualmente in uso si moltiplicano ovviamente le possibilità di errore.
Da questo punto di vista le innovazioni relative alle modalità di rimozione, ad esempio quelle relative ai moduli per le richieste di cancellazione per motivi legati al diritto all’oblio, invece di creare un contesto di sviluppo, rischiano di riportare la Rete delle reti ad uno stato pre-diffusione del world wide web, impoverendo considerevolmente la risorsa più importante di Internet: ovvero la libera circolazione delle informazioni.
Nel caso del diritto all’oblio peraltro appare comprensibile il tentativo del motore di ricerca di arginare quello che è stato indicato anche come un esempio di “riscrittura” della storia. Solo che il mezzo (un modulo a disposizione di chiunque) non appare essere la soluzione ideale, proprio perché le cifre relative alle richieste di rimozione suggeriscono un possibile abuso dello strumento che appare difficilmente controllabile.
In Italia peraltro, in questa singolare “tenzone” al contrario ci siamo distinti, attraverso l’Agcom, per una politica di cancellazione automatica dei contenuti sul web, attraverso un modulo dedicato predisposto dalla stessa Autorità, che sta determinando svariati danni alla circolazione delle informazioni su internet. Anche in quel caso ci si domanda a che pro adottare strumenti costosi e fonti di possibili abusi in termini di richieste, quando la natura stessa della rete dovrebbe essere quella di sviluppare nuove forme di distribuzione dei contenuti e non quella di adottare sistemi sempre più vasti, e incontrollabili, di rimozione.