Oggi, mi piacerebbe mettere a fuoco insieme a voi alcuni dei principali motivi a sostegno della tesi dell’utilità sociale e politica del M5S. Per farlo, non intendo perdermi in sterili elenchi di singoli provvedimenti intrapresi nel corso dell’anno e mezzo d’attività parlamentare, cui farebbe da contraltare, a torto o a ragione, un’altrettanto lunga lista di occasioni perdute, ingenuità, scelte discutibili, dichiarazioni agghiaccianti, errori politici e strategici. Gli amanti di questo tipo di classifiche possono trovare abbondante soddisfazione altrove. Qui mi preme riflettere sugli effetti strutturali che l’avvento del Movimento ha avuto e sta avendo sullo scenario sociale e politico del nostro paese.
Riassumendo, mi pare di cogliere almeno 5 punti:
1. Nuova vitalità alla «cultura civica» (civicness) [Bourdieu 1980; Coleman 1990; Putnam 2000]. Un tema classico del pensiero liberale democratico, che troviamo espresso per la prima volta ne La democrazia in America di Tocqueville [1835-1840]. Intendo qui con «civica» il contesto in cui «gli orientamenti culturali si radicano, ossia (…) la sfera della “società civile”» [Sciolla 2004: 36]. Il senso comune alimentato da media e politica negli ultimi vent’anni ha abusato del richiamo a una supposta propensione egoistica da parte degli italiani, cui veniva diagnosticato – dai sostenitori di questa tesi – un deficit di «virtù civiche», mancanza di attenzione per il bene pubblico, incapacità ad aprirsi al dialogo e una pressoché totale assenza di fiducia nelle istituzioni. Il modo con cui il M5S è nato ed è diventato un attore politico di pubblica rilevanza dimostra che il tessuto sociale italiano non è del tutto arido, ma conserva un livello di fertilità sufficiente all’innesto di nuovi semi «civici», capaci di dare molto frutto. Che tra i frutti ci siano anche violenti, sordi, esaltati, teorici del complotto e bimbiminkia non è sintomo di un male da imputare al terreno, semmai al seme o a come s’è seminato.
2. Opportunità di voice [Hirschman 1970]. Il M5S dà voce a chi per anni ha patito il sopruso di vedersi sistematicamente ignorato, inascoltato, deriso e, non di rado, apertamente tradito dalle classi dirigenti di questo paese. In questo senso, già prima dell’avventura politica il blog di Grillo rappresentava un luogo virtuale che dava voce alle minoranze censurate e abusate dal potere, funzionando cioè come antidoto della «spirale del silenzio» [Noelle-Neumann 1980] imposta dai media mainstream.
3. Cane da guardia (watchdog journalism) del potere costituito per la messa a nudo degli arcana imperii del Principe, a dirla con Tacito e Machiavelli. Un’importante funzione che i media, in particolare quelli a carattere informativo, dovrebbero assolvere (e che, ahinoi, in Italia di norma non assolvono).
4. Terremoto salutare in un mercato delle idee monopolizzato. La questione è più complessa di come la pongo ora per ragioni di spazio, ma accontentatevi: all’interno di un contesto politico dominato dal cartello (proprio come accade in ambito economico-finanziario) Pd-Pdl, l’avvento del Movimento ha avuto lo stesso effetto dell’ingresso di un nuovo concorrente in un mercato monopolistico (quantomeno de facto) appena liberalizzato. Un salutare terremoto, un adeguamento al rialzo dell’offerta politica, una spinta all’innovazione (nelle persone, nei metodi, nei programmi).
5. Funzione di agenda setting. Il partito di Grillo è stato negli ultimi anni il più forte agente sociale e politico endogeno capace di influenzare l’agenda nazionale. Il blog e il Movimento sono stati capaci di sensibilizzare milioni di persone tanto su questioni di rilevanza mondiale quanto su fatti più circoscritti, che sarebbero probabilmente rimasti nascosti ai più (continuo a pensare che uno dei più grandi meriti di Grillo sia stato la visibilità offerta alla famiglia Aldrovandi).
Il M5S è uno dei fenomeni sociali e politici più interessanti attualmente in atto, non solo in Italia, e ciò basta per eleggerlo a oggetto di studio – almeno per ora, la libertà di studio e ricerca è tutelata dalla Costituzione. Non c’è accanimento né mania persecutoria tantomeno tifo per l’altra sponda in questi post. Anni di attacchi immotivati su tutti i fronti hanno reso molti dei commentatori diffidenti e agguerriti (a volte, perdonatemi, violenti, quantomeno verbalmente). Ciò non vi esonera, tuttavia, dal coltivare l’arte della distinzione tra chi vi provoca maliziosamente e chi intende esercitare il diritto alla libertà di studio, analisi, opinione, critica, senza ledere l’altrui dignità.
La tragica fine di molti movimenti nati sotto i migliori auspici e con le più condivisibili motivazioni è perdere in nitidezza dello sguardo, legittimando l’esercizio al giudizio sommario. Come poi vadano a finire queste cose, lo insegna (?) la storia.