Nonostante il freddo e la pioggia le notizie di cronaca nera hanno trovato spazio nei media come ogni estate. C’è chi ha dato enfasi finanche a indagini socio-criminologiche pseudoscientifiche – per non dire farlocche – secondo le quali in questa stagione, a causa del caldo, vi sarebbe una maggiore propensione all’omicidio. Così sono ricomparse le ordinanze dei sindaci sulla sicurezza. Nuovamente si sono visti sindaci sceriffi pronti a vietare tutto a tutti nel nome della tranquillità. E si è fatta sentire anche l’associazione nazionale dei funzionari di Polizia, pronta a lamentarsi del fatto che oramai in Italia non è più possibile arrestare uno spacciatore che sia uno. Tutti in libertà e droga libera, a sentire loro e i giornali che hanno loro dato spago.
Alcune osservazioni più precise a riguardo sono invece necessarie. In primo luogo, ci piacerebbe che i tutori dell’ordine eseguissero gli ordini e non facessero politica orientando il già di per sé ondivago legislatore. Una Polizia che decida che cosa perseguire o meno è pericolosa. Evoca brutti ricordi del passato. La riduzione del numero degli arresti è l’esito di una sentenza della Corte Costituzionale che ha abrogato l’orrenda legge Fini-Giovanardi, nonché di una norma che ha reintrodotto la fattispecie incriminatrice della lieve entità. Norma sacrosanta, finanche troppo cauta, frutto di un compromesso con la destra. Il divieto di custodia cautelare in questi casi – anch’esso di recente introdotto – è una disposizione di civiltà. L’Italia aveva tassi di detenzione da quarto mondo per persone in attesa di giudizio. Ora ci stiamo riallineando, seppur lentamente, agli altri Paesi d’Europa. Ancora, secondo recenti statistiche del Ministero della Giustizia, un detenuto su tre è un presunto innocente.
In secondo luogo, l’allarme lanciato non tiene conto del fatto che la politica proibizionista ha fallito miseramente, in Italia come in tanti altri Paesi. Il consumo di droghe pesanti negli ultimi anni, nonostante leggi severe e tolleranza zero, non è per nulla diminuito. In cambio, le mafie hanno goduto ampiamente dei vantaggi forniti dal monopolio del traffico di sostanze stupefacenti. Il trattare allo stesso modo spinelli e droghe pesanti ha creato confusione e mandato in galera migliaia di giovani.
Gli Stati Uniti hanno deciso di rivedere la loro war on drugs. L’Uruguay ha legalizzato la vendita di marjuana anche a scopo ricreativo. L’Europa tentenna, ma non spinge verso l’acceleratore della legalizzazione. È stato concesso tanto spazio pubblico alla posizione dell’associazione dei funzionari di Polizia. Ma è davvero questa la posizione dei nostri investigatori, dei nostri Pm, dei nostri agenti di sicurezza, dei sindacati non di destra? Cosa ne pensano loro di una politica diversa, di tipo antiproibizionista, che tolga potere e soldi alle mafie?