Il “virus Ebola è presente nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) nella provincia dell’Equatore (nord-ovest)”. È quanto dichiarato oggi dal ministro della Salute congolese Félix Kabange Numbi, dopo aver constatato che due test condotti sui campioni prelevati da 13 persone morte per febbre emorragica sono risultati positivi. Le autorità sanitarie del Paese africano credono, comunque, che il bilancio delle vittime sia più alto: sarebbero almeno 13 le vittime della febbre emorragica, tra cui cinque operatori sanitari. Le infezioni registrate, inoltre, apparterrebbero a ceppi differenti da quelli del focolaio che in Africa ha già ucciso oltre 1400 persone. 

Si tratta del quarto paese che dichiara la presenza del virus entro i suoi confini, dopo Sierra Leone, Liberia e Guinea. In Sierra Leone sono stati confermati oggi due nuovi casi di Ebola: uno è un cittadino del Regno Unito, il primo britannico a essere infettato, mentre l’altro è  un senegalese, un’epidemiologo che collaborava con un’organizzazione partner dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). “Sta ricevendo le migliori cure possibili”, ha dichiarato un portavoce dell’Oms da Ginevra, auspicando un trasferimento verso un altro centro di cure. Il cittadino britannico invece lavorava in un centro per il trattamento dell’Ebola a Kenema, cioè nella regione del Paese più colpita, ed è stato rimpatriato nel Regno Unito a bordo di un jet della Royal Air Force (Raf). Il dipartimento britannico della Salute ha fatto sapere  che l’aereo Raf porterà il paziente nella base di Northolt a Londra, dove l’uomo sarà curato nel Royal Free Hospital (nella foto), che ha un’unità di isolamento per le malattie infettive.

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