Società

Ice bucket challenge: niente fiori ma opere di bene, si prenda posizione

Spesso mi son sentito dire “Hai fatto bene a scrivergli”: avrei preferito niente fiori (pacche sulle spalle) ma opere di bene (prendere posizione apertamente) da questi sostenitori che si son spesso mantenuti troppo discreti.

Tra lettere cartacee e mail, vado dalla segnalazione del manutentore che invece di fare il suo dovere ti chiede se vuoi stare in porta al torneo di calciobalilla, all’escursione in barcone che ti fa rientrare un’ora prima del previsto senza rimborso, al comune montano che ignora i motociclisti che ti rombano sulla testa mentre vai per mirtilli, all’editorialista che sul quotidiano locale istiga alla discriminazione verso comunità sudamericane, all’istituto e associazione che vogliono mettere il diritto d’autore sulla storia, allo scrittore di fama che gira il film e lascia un’immondezzaio nella golena del Po, al filmaker che non proietta in città il film dell’eroe locale perché vuole la pompa magna, al parroco che prende i soldi per il parco giochi e ci fa la cresta. L’elenco è lungo.

Scrivo, per non lasciare che un fastidio resti sfogo al vento ma lasci traccia, quella della responsabilità di farmene carico, apertamente.

Non condivido l’impeto ribelle che si riduce a nomination da social network o al dibattito da bar, un tempo necessario per promettere parole che durano rabbia giusto il tempo d’averla pronunciata.

Indignarsi non è un coro anonimo, ma ha nome e cognome, il nostro e solo quando diventa indignazione collettiva, fatta di identità, dove ognuno si schiera e prende apertamente posizione, si può cambiare le cose. Magari in meglio. Quando ci trattano male occorre dirlo all’interessato senza aspettare cosa faranno gli altri.

Spesso, alle mie lettere, mi è stato risposto: “Lei è l’unico ad essersi lamentato” (lamentato), che è il sentiero più spedito per chi ha colpe di cui sgravarsi.

Dobbiamo maturare un’abitudine: sputtanare, quando è il momento e a ragion veduta, dirlo in giro, fare i nomi, far sapere, sommare le nostre voci perché si sappia che c’è chi lavora o si comporta male o tutti questi continueranno a togliere spazio ad altri che se lo meritano. Meglio se in tanti, meglio senza nick e solo name, quello vero, senza aspettare di essere tra la folla protestante, dove si finisce per essere anonimi se stessi.