La Cina potrebbe dotarsi entro ottobre di un proprio sistema operativo per pc e smartphone. La notizia arriva dall’agenzia di stampa Xinhua che cita le dichiaarazioni di Ni Guangnan, responsabile del gruppo istituito a marzo che ha il compito di realizzare il software. Il sistema operativo basato su Linux sarà inizialmente installato sui desktop e successivamente sugli smartphone. “Speriamo di lanciare il software entro ottobre con il supporto degli app store” ha spiegato Ni che in questo modo lancia la sfida a Microsoft, Google e Android.
L’operazione sembra molto ambiziosa e più pericolosa per i big dell’high tech rispetto ad altre tentate in passato. In Cina infatti sono già presenti sul mercato alcuni sistemi operativi che scontano però un importante gap tecnologico con i software occidentali. Ni ha precisato che il nuovo software dovrebbe essere in grado di rimpiazzare nel giro di uno o due anni gli attuali programmi utilizzati per i desktop, e nel giro di tre- cinque anni quelli per il mondo mobile.
Si tratta di un’altra puntata della contesa fra Usa e Cina che coinvolge anche il mondo tecnologico. Già nel 2012 un rapporto del Congresso americano aveva indicato Huawei (società cinese che opera nel mondo delle telecomunicazioni che ha registrato uno straordinario sviluppo negli ultimi anni) come una “minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti e dei suoi sistemi”. Una minaccia comunque ben controllata visto che sin dal 2009 Nsa (National Security Agency) avrebbe spiato le mosse di Huawei.
Da parte loro i cinesi in maggio hanno bandito l’uso di Windows 8 dagli uffici governativi investigando anche Microsoft per violazione della normativa antitrust, mentre Google è stata accusata di controllare con Android il mercato locale degli smartphone discriminando le aziende locali. Ad aumentare i reciproci sospetti sono arrivate anche le rivelazioni di Edward Snowden – la “talpa” dei servizi di sicurezza americani – riguardo le “backdoor” installate dalla spionaggio Usa sull’hardware fabbricato negli Stati Uniti. Un po’ per ragioni di sicurezza, un po’ per creare sviluppo economico nelle nuove tecnologie assestando un duro colpo alle società tecnologiche americane, la Cina punta quindi sul sistema operativo fatto in casa che, secondo Ni, darebbe modo di creare un ecosistema che “permetta di competere con Google, Apple e Microsoft”.
La strada cinese potrebbe essere seguita anche dalla Russia. In un comunicato pubblicato sul sito ufficiale del governo, il ministero della Salute ha dichiarato che intende abbandonare il software di Microsoft e Oracle a favore di programmi open source. La notizia arriva dopo che qualche mese fa il ministero del Commercio e dell’Industria aveva annunciato di voler utilizzare i processori Arm prodotti dall’azienda locale T-Platform al posto dei chip americani di Intel e Amd. Il passaggio a Linux non rappresenta comunque una novità assoluta per la Russia. Già nel 2011 il primo ministro Vladimir Putin aveva firmato un documento per dare il via a un programma pilota per traghettare l’infrastruttura informatica governativa verso l’open source. Un progetto rimasto sulla carta che ora riprende vita inserendosi nell’ambito delle sanzioni economiche varate in seguito alla crisi ucraina.